La regione dello Xinjiang delle origini

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di Marco Costa

Scopo di questi primo capitolo sarà quello di analizzare per tappe e con gradualità un fenomeno di natura storico-religiosa tanto interessante quanto sconosciuto alla maggior parte degli analisti occidentali, ovvero quello della diffusione in terra cinese della religione e della cultura islamici. Questo primo passaggio, infatti, risulterà del tutto preliminare rispetto all’analisi della storia della Regione Autonoma dello Xinjiang, e crediamo che possa contribuire almeno in parte a demistificare molteplici informazioni errate, tendenziose e strumentali che vengono spesso ripetute dai mezzi di informazione nostrani.

Intanto vanno chiariti alcuni aspetti, anche a costo di risultare banali. Lo Xinjiang è una Regione autonoma posta nel nordovest della Repubblica Popolare Cinese, di cui un 51% circa dei suoi abitanti è di etnia uigura e di religione musulmana. Essendo la maggioranza relativa dei cittadini presenti in quella regione di etnia turcofona e di una religione non tradizionalmente cinese, vale la pena soffermarsi su come questa religione monoteistica si sia diffusa in Asia orientale ed in particolare nel “Regno di Mezzo”. Risulta anzitutto evidente che lo Xinjiang non sia una regione interamente turcofona o interamente musulmana, per quanto l’etnia uigura sia – ripetiamo – la maggioranza relativa della popolazione di questo territorio. Questo territorio ospita infatti anche numerosi gruppi etnici, tra cui – oltre gli Uiguri – Han, Kazaki, Tibetani, Hui, Tagiki, Kirghizi, Mongoli, Russi e Xibe.

In definitiva, per quanto largamente corrispondenti, il territorio dello Xinjiang, la popolazione uigura e la diffusione dell’Islam in Cina sono ampiamente sovrapponibili ma per nulla coincidenti.

Fatta questa doverosa premessa, cercheremo di approfondire almeno due aspetti, ovvero quello degli albori della nascita di questa regione e, parallelamente, come e quando questa per la prima volta nella sua storia è entrata in contatto con popolazioni di origine araba o turcofona dal credo islamico. Ma prima di questo passaggio, andando cioè all’antichità quando non al limite della preistoria, è necessario scoprire il periodo precedente all’islamizzazione della regione, periodo tanto ricco quanto sconosciuto.1

Agli albori della storia, la presenza di ceramiche eneolitiche, databile al VI millennio a.C., ovvero nell’età del bronzo, indica stretti legami di questa regione con l’Asia Centrale e il Vicino Oriente. Nell’età del bronzo, attorno al III millennio a.C., le tribù ariane dedite all’allevamento di bovini della cultura Afanasyev penetrarono in questa porzione di territorio da ovest; questi seppellirono i loro antenati in tumuli (conosciuti come mummie di Tarim, oppure come uomo di Cherchen). I loro discendenti divennero noti agli autori antichi come Tocari e ai Cinesi come Yuezhi, edificando le città di Kashgar, Turfan e Khotan.

Dopo, l’assalto degli Unni fu respinto e i Tocari aiutarono i Cinesi ad aprire la Grande Via della Seta; entro il I secolo a.C. i Tocari si convertirono al buddhismo; va segnalato che la lingua di questa etnia sarebbe sopravvissuta in alcune oasi fino all’VIII secolo. Inoltre bisogna rammentare che lo Xinjiang è costituito da due sotto-regioni principali distinte geograficamente, storicamente ed etnicamente e conosciute con nomi storici diversi: la Dzungaria a nord dei monti Tianshan e il bacino di Tarim a sud dei monti Tianshan. Nell’antica Cina, il bacino del Tarim era conosciuto come Xiyu o Regioni Occidentali, un nome che divenne prevalente nei documenti cinesi dopo che la dinastia Han prese il controllo della regione nel II secolo a.C. e che ben presto fu attraversato dalla variante settentrionale della Via della Seta. Il nome tradizionale del bacino del Tarim nello Xinjiang meridionale era conosciuto come Altishahr, che significa “sei città” nella lingua uigura. La regione della Dzungaria nel nord dello Xinjiang prende invece il nome dai suoi abitanti nativi, i mongoli Dzungar. Invece, il nome Turkestan orientale fu creato molto più recentemente dal sinologo russo Nikita Bichurin per sostituire il termine Turkestan cinese nel 1829, entrambi usati per riferirsi al bacino del Tarim.2 Molti secoli dopo, nel 1759, la Cina dei Qing riconquistò la regione e nel 1884 la medesima dinastia annesse anche quella porzione di territorio nota come Ili, ribattezzandola definitivamente Xinjiang, traducibile con il termine di “Nuova Frontiera”. Alla fine del XIX secolo, peraltro, vi fu una proposta per ripristinare la vecchia amministrazione dello Xinjiang in due province, le aree a nord e a sud di Tianshan, senza che tuttavia questo progetto di riorganizzazione imperiale andasse in porto.

Risulta interessante anche una breve digressione sull’identità etnica della popolazione dello Xinjiang.

Al tempo della conquista dei Qing nel 1759, la Dzungaria era abitata principalmente dal popolo Dzungar di lingua mongola Oirat, mentre il bacino del Tarim era abitato da persone Uiguri musulmane ormai sedentarie che, come abbiamo visto, vennero amministrate separatamente fino al 1884.3 Infatti, la dinastia Qing era consapevole delle differenze tra l’ex area mongola di fede buddhista a nord del Tianshan e quella musulmana di origine turca a sud del Tianshan, e preferì in un primo momento suddividerle in unità amministrative separate. Tuttavia, la dinastia Qing cominciò a pensare a entrambe le aree come parte di una regione distinta chiamata Xinjiang. Possiamo quindi affermare che una distinta identità della regione venne creata prima amministrativamente e poi culturalmente proprio dai Qing, nonostante essa avesse una geografia, una storia e una cultura differenti; allo stesso tempo si trattava ancora di territorio cinese, popolato sempre maggiormente da Han e Hui, ma separato dal resto dell’Asia Centrale e in gran parte multiculturale. Insomma una terra di confine per storia, etnie, culture e religione, vero e proprio crocevia, una cerniera tra estremo oriente e aree centro-asiatiche all’interno dei percorsi e degli scambi della Via della Seta terrestre.

Sempre rispetto all’origine etnica della popolazione uigura – attualmente maggioranza relativa della regione – diversi studi genetici sostengono che questi siano un misto tra l’origine eurasiatica orientale e eurasiatica occidentale; James A. Millward descrisse gli Uiguri originali come fisicamente mongolici, fornendo come prova le immagini delle Grotte dei mille Buddha di Bezeklik, per poi incrociarsi con gli abitanti del Khaganato e quegli iranici orientali del bacino di Tarim.4 Ulteriori studi moderni testimoniano che gli Uiguri attuali discendono da popolazioni turche e pre-turche come i Tocari (conosciuti in cinese come Yuezhi), con tratti somatici frequenti quali i capelli biondi o rossicci, e gli occhi azzurri o verdi che non sono rari.

Come abbiamo dimostrato, è scavando tra i reperti più antichi del tempo che possiamo trarre alcuni elementi antropologici di queste popolazioni. Studiosi quali Mallory e Mair fanno risalire i primi coloni dell’età del bronzo dei bacini di Tarim e Turpan alla cultura Afanasevo. Anche lo studio cinese Han Kangxin, che ha esaminato i teschi di 302 mummie, ha trovato i parenti più stretti della precedente popolazione del bacino di Tarim nelle popolazioni di cultura Afanasevo situata immediatamente a nord del bacino di Tarim e nella cultura di Andronovo che si estendeva in Kazakistan e raggiungeva a sud l’Asia centro-occidentale e l’Altai. Anche il gruppo di ricerca di Victor H. Mair ha concluso che le mummie sono caucasoidi, probabilmente parlanti lingue indoeuropee come i Tocari. Dalle prove disponibili, si conviene che i primi coloni nel bacino di Tarim erano caucasoidi, mentre i popoli dell’Asia orientale iniziarono a insediarsi solo nelle porzioni orientali del bacino del Tarim circa 3000 anni fa, invece i popoli uiguri arrivarono dopo il crollo del Regno degli Uiguri di Orkon, in gran parte basato nell’odierna Mongolia, intorno all’anno 842 d.C.; tuttavia vi sono anche altre discordanti versioni rispetto al ceppo etnico originario di questa popolazione. Ad esempio l’archeologa e linguista Elizabeth Wayland Barber mette in guardia dal presumere che le mummie parlassero tocharian (in italiano solitamente tradotto con tocario), notando un intervallo di circa mille anni tra le mummie e i primi Tocari documentati. Tuttavia le commistioni, già in epoca antica, appaiono probabili in quanto si ipotizza che varie tribù nomadi, come Tuezhi, Saka e Wusun, facciano parte delle migrazioni di individui indoeuropei che si erano stabiliti in Asia Centrale in quel momento. Peraltro gli stessi territori erano abitati a quell’epoca anche da altre popolazioni, prevalentemente nomadi: la popolazione Ordos (dal VI al II secolo a.C.) nella Cina settentrionale e a est la popolazione Yuezhi, i cui resti scheletrici scavati sono stati classificati come prevalentemente mongololici. Questi ultimi vengono descritti come un popolo nomade del nord-ovest che forniva giada ai Cinesi dalle vicine montagne di Yuzhi, nella zona di Gansu. Le tribù nomadi degli Yuezhi sono documentate nei resoconti storici cinesi, in particolare il II-I secolo a.C., quali “Memorie di uno storico”, o Shiji, di Sima Qian.5 Secondo i resoconti Han, gli Yuezhi stavano fiorendo durante il periodo del primo grande imperatore cinese Qin, ma rimanevano perennemente in conflitto con la vicina tribù Xiongnu a nord-est. L’importanza di questa popolazione fu notevole, tanto che all’inizio della dinastia Han in quella che attualmente è la Mongolia, gli Xiongnu formavano una confederazione tribale di popoli nomadi che, sempre secondo antiche fonti cinesi, abitavano la steppa eurasiatica orientale dal III secolo a.C. alla fine del I secolo d.C. Fonti cinesi riferiscono che Modu Chanyu, il leader supremo dopo il 209 a.C., fondò l’Impero Xiongnu. Nel 209 a.C., tre anni prima della fondazione della Cina Han, gli Xiongnu furono riuniti in una potente confederazione sotto un nuovo chanyu, Modu Chanyu. Questa nuova unità politica li rese uno Stato formidabile, consentendo la formazione di eserciti più grandi e la capacità di esercitare un migliore coordinamento strategico. Dopo che i loro precedenti rivali, gli Yuezhi, migrarono in Asia centrale durante il II secolo a.C., gli Xiongnu divennero una potenza dominante nelle steppe dell’Asia centrale e nord-orientale, incardinata su un’area nota in seguito come Mongolia. Gli Xiongnu erano attivi anche nelle aree ora parte della Siberia, Mongolia interna, Gansu e Xinjiang. Le loro relazioni con le dinastie cinesi adiacenti a sud-est erano complesse, con ripetuti periodi di conflitto e intrighi, alternati a scambi di tributi, scambi commerciali e trattati di matrimonio.

Sotto la guida di Modu, gli Xiongnu minacciarono la dinastia Han, quasi facendo perdere il trono all’imperatore Gaozu, il primo imperatore Han, nel 200 a.C. Al momento della morte di Modu nel 174 a.C., gli Xiongnu avevano cacciato gli Yuezhi dal corridoio Hexi, uccidendone il re e affermando la propria presenza nelle regioni occidentali.

Tuttavia, da lì a poco, gli Han avrebbero riconquistato ampiamente prestigio, potere e terreno, rendendosi protagonisti dell’unificazione dell’Impero Cinese. La presenza di Han nello Xinjiang – che data quindi secoli fa, contrariamente a quanto spesso viene erroneamente raccontato oggi da certe agenzie (dis)informative occidentali – è ben documentata da svariate fonti testuali e dalle prove materiali, dai reperti archeologici trovati nel deserto del Taklamakan e dal commercio di manufatti in tutta l’Eurasia. Questi indicano l’influenza della cultura cinese e degli insediamenti Han nella regione e lo scambio di beni pregiati e manufatti tra Cina, India e occidente, dà credito all’idea che lo Xinjiang fosse il vero centro del commercio della Via della Seta.

Tuttavia, in questa pletora di equilibri tra etnie e tribù nella Cina nord-occidentale, i momenti di conflitto, di frizione e di ricomposizione delle alleanze erano costanti e intermittenti. Ad esempio nel 139 a.C. l’imperatore Wu di Han inviò l’ex guardiano del palazzo Zhang Qian per formare un’alleanza con il popolo Yuezhi per combattere gli Xiongnu, ma fu catturato da questi e tenuto prigioniero per un decennio. Dopo il suo ritorno, grazie alla conoscenza che aveva acquisito delle terre dell’ovest, tra il 133 a.C. e l’89 d.C., gli Han e gli Xiongnu combatterono una serie di battaglie, note come guerra Han-Xiongnu.

Nel 102 a.C. gli Han sconfissero anche il popolo Dayuan, che non aveva voluto fornire agli Han gli ambiti cavalli ferghana, e questo episodio venne ricordato come Guerra dei Cavalli Celesti. Dopo una serie di vittorie contro gli Xiongnu, i Cinesi penetrarono nella regione strategica dal corridoio di Ordos e Gansu fino a Lop Nor. Nel 60 a.C. Han Cina stabilì il protettorato delle regioni occidentali a Wulei (nei pressi dell’odierna Luntai) per sorvegliare più da vicino il bacino del Tarim fino al massiccio del Pamir.

Tuttavia questa porzione di territorio sarebbe rimasta contesa ancora per molti anni; infatti durante l’usurpazione di Wang Mang (8–25 d.C.) e la guerra civile nel territorio centrale, gli Han lasciarono il bacino del Tarim e gli Xiongnu ristabilirono la loro signoria locale. Alla fine del I secolo, gli Han condussero diverse spedizioni nella regione, ristabilendo colonie militari che costrinsero la città-Stato di Tarim a rinnovare il suo voto di fedeltà ai Cinesi.

Dopo la caduta della dinastia Han avvenuto attorno all’anno 220, ci fu un sensibile ridimensionamento, sporadico e limitato, nel bacino del Tarim da parte dei Cinesi, mentre nel corso del terzo e quarto secolo la regione fu governata da potentati locali, spesso auto organizzati in città-Stato relativamente autonome, come i regni di Khotan, Kashgar, Hotan, Kucha e Cherchen nella parte occidentale; contemporaneamente, la regione centrale intorno a Turpan veniva controllata dal Regno di Gaochang. Dal 450 al 560 il bacino del Tarim fu gestito dagli Eftaliti (conosciuti anche come Unni bianchi), fino a quando non furono sconfitti nel 560 dai Kök Türk. Insomma una situazione di instabilità tra varie etnie e di frammentazione territoriale, che sarebbe stata ricomposta nel V secolo, allorquando i Turchi iniziarono ad emergere nella regione degli Altai, dopo avere conquistato ed asservito i Rouran. Nel giro di un secolo i Turchi avevano sconfitto i Rouran e stabilito un vasto Khaganato turco (552-581) che si estendeva su gran parte dell’Asia centrale oltre il lago d’Aral a ovest e il lago Baikal a est. Nel 581 i Gokturks si divisero nel Khaganato turco occidentale (581–657) e nel Khaganato turco orientale (581–630), con lo Xinjiang che rientrava nella metà occidentale.6 Un’altra porzione dello Xinjiang meridionale era controllata dal Regno di Tuyuhun (284-670), che stabilì un vasto impero che comprendeva le regioni del Qinghai, Gansu, Ningxia, Sichuan settentrionale, Shaanxi orientale, e la maggior parte del Tibet, che si estendeva per 1.500 chilometri da est a ovest e 1.000 chilometri da nord a sud. Essi unificarono parti dell’Asia Interna per la prima volta nella storia, svilupparono il percorso meridionale della Via della Seta e promossero lo scambio culturale tra i territori orientali e occidentali, dominando il nord-ovest per più di tre secoli e mezzo fino a quando il loro regno non fu distrutto dall’Impero tibetano. L’Impero Tuyuhun esisteva come regno indipendente al di fuori della Cina e infatti normalmente non viene contemplato come facente parte del suo territorio dalla maggior parte della storiografia cinese.

Nella prima parte del VII secolo, la dinastia Tang condusse una serie di spedizioni contro i Turchi orientali; nel 640, le campagne militari furono inviate contro il Khaganato turco occidentale e i suoi vassalli, gli Stati delle oasi dello Xinjiang meridionale. Le campagne contro di essi iniziarono sotto l’imperatore Taizong con l’annessione di Gaochang nel 640, mentre il vicino Regno di Karasahr fu riconquistato dai Tang nel 644 e il regno di Kucha fu annesso poco dopo, nel 649. In questa fase la popolazione uigura rimase alleata dei Tang. Infatti l’espansione cinese in Asia Centrale proseguì con il successore di Taizong, l’imperatore Gaozong, che inviò nel 657 un esercito guidato da Su Dingfang contro il turco Ashina Helu. La sconfitta di Ashina rafforzò il dominio Tang nel sud dello Xinjiang e portò le regioni precedentemente controllate dai khaganati all’interno del loro impero. La spedizione militare comprendeva 10.000 cavalieri forniti dagli Uiguri, che erano stretti alleati dei Tang sin da quando la dinastia sostenne la loro rivolta contro il regno degli Xueyantuo, un’altra tribù turcofona. Nell’Impero Tang, lo Xinjiang era amministrato attraverso il protettorato e le quattro guarnigioni di Anxi. Sia da un punto di vista culturale che strategico – a differenza della dinastia Han, – i Tang concedevano matrimoni misti dando vita soprattutto nelle regioni del nord-ovest ad una reciproca sinificazione e turchificazione delle popolazioni locali. Questa affinità con i turchi può in parte spiegare perché i Tang furono in grado di espandere la loro influenza verso ovest nel bacino del Tarim, che governavano indirettamente attraverso protettorati e guarnigioni. In questa fase, la sovranità dei Tang si estese ad ovest fino a Samarcanda e Bukhara (attuale Uzbekistan), a Kabul e Herat (Afghanistan), e persino a Zaranj praticamente ai confini con l’Iran. Tale espansione avrebbe visto poi un notevole ridimensionamento nel 662 a seguito delle rivolte delle popolazioni turcofone di questi territori centroasiatici. Con i Tang, in questo periodo, si sarebbe assistito anche alla fine dell’influenza indoeuropea nello Xinjiang. Ciò fu in parte dovuto dalle politiche cinesi di utilizzare soldati turchi, che involontariamente accelerarono la turchificazione dello Xinjiang, piuttosto che la sinificazione avvenuta in altri territori conquistati dagli stessi Tang. Infatti questa dinastia preferì reclutare un gran numero di soldati e generali turchi, e le guarnigioni cinesi dello Xinjiang erano per la maggior parte dotate di personale turcofono piuttosto che di etnia han. Lo Xinjiang ha mantenuto da allora questa sua peculiarità di regione linguisticamente e culturalmente turco-mongolica; protetti dal deserto del Taklamakan dai nomadi della steppa, elementi della loro cultura tocaria sopravvissero fino al VII secolo, quando gli immigrati turchi provenienti dal crollo del Khaganato della moderna Mongolia iniziarono ad assorbire i Tocari per formare il moderno gruppo etnico uiguro.

Vista la pletora delle popolazioni in gioco e la complessità delle vicissitudini accadute nella regione dell’antico Xinjiang, vale la pena di riepilogare alcuni eventi e concetti basilari. La sua ubicazione nel cuore dell’Asia centrale, rende questo territorio un’area di passaggio, di confine e di cerniera, laddove convivono numerosi gruppi etnici, a causa delle varie ondate di colonizzazione o migrazione che si sono succedute: popolazioni indoeuropee (abbiamo parlato dei Tocari e dei Sakas, questi ultimi di lingua iraniana) originariamente nomadi che si stabilirono in questa regione, poi gli Xiongnu, in seguito numerose popolazioni proto-turche, turche e infine lingue proto-mongole, che di volta in volta si sono alleate o ribellate alle dinastie cinesi e alla popolazione Han, con cui convivono ormai da circa duemila anni.

Per quanto riguarda le prime fonti disponibili, nel periodo contemporaneo alle civiltà Miran a Lop Nor, sono stati rinvenuti reperti archeologici databili alla cultura buddhista nello Xinjiang (entro la prima metà del III secolo a.C.); alcuni dipinti del Buddha sarebbero assimilabili all’arte greco-buddista di Gandhara (nord-ovest dell’India) o Hadda (in Afghanistan). Nelle pieghe della veste monastica, il drappo evoca infatti l’himation7 degli antichi Greci, con pieghe quasi verticali rispetto a quelle complesse in uso in Cina allora. Ciò corrisponde bene ai primi momenti di sviluppo dell’arte buddista sulle rotte commerciali dell’Asia dal mondo indiano e in contatto con il mondo ellenistico.

Con l’Impero Kushan si ebbe una prima seppur sommaria unificazione di questo territorio; fu un regno esistito dal III al I secolo a.C. circa che, al suo apice, si estendeva dal Tagikistan al Mar Caspio e all’Afghanistan, fino alla valle del Gange, inglobando parte dell’Asia Centrale e del Subcontinente Indiano. Questo regno venne fondato dalla tribù degli Yuezhi, provenienti proprio dall’attuale Xinjiang in Cina, molto probabilmente insieme alle popolazioni dei Tocari. Ebbero contatti diplomatici con l’Impero romano, l’Impero dei Parti8 e soprattutto con la Cina, e rimasero a lungo al centro degli scambi tra Oriente e Occidente sulle rotte dell’antica Via della Seta. Questo impero, il primo dell’epoca antica dello Xinjiang, fu la culla di una ricca cultura artistica e pittorica di cui le Grotte di Kizil conservano prestigiose tracce con pitture murali tra le più antiche di tutta la Cina, nonché diversi monasteri buddhisti sulla Via della Seta.9

Un primo importante momento di svolta verso la sinificazione dell’area sarebbe avvenuto nel II secolo a.C., allorquando venne fondato un Regno Han con al centro la città di Loulan, sulla Via della Seta all’incrocio tra Korla, Dunhuang e Wuni. Questo accadde a seguito di diversi fallimenti cinesi nel controllare la regione, a fronte della resistenza della popolazione dei Xiongnu, i quali dominarono gran parte dell’Asia Centrale dal 200 a.C. fino alla metà del I secolo d.C. Venne qui stabilita una colonia militare, detto sistema tuntian, insediato dall’imperatore Wudi e protrattosi con i suoi successori.10 Questo protettorato delle regioni occidentali, che comprendeva la maggior parte dell’attuale Xinjiang, raggiunse il suo apice nel 51 a.C., quando le tribù del popolo Wusun si sottomisero alla corte degli Han e ne diventarono vassalli.

Non possiamo tuttavia non ricordare un’ulteriore tappa nella storia dello Xinjiang antico, quella data dal contributo della popolazione dei Tocari. Infatti lo Xinjiang è associato alla lingua indoeuropea ormai estinta dei tokharan, affermatasi dal 500 d.C. al 900 d.C. nello Xinjiang centrale e documentabile sulla base di antichi manoscritti. In generale, gli archeologi considerano questa lingua associata alle popolazioni che giunsero nella regione durante la cultura di Afanasievo. Così come va ricordata anche un’altra cultura dello Xinjiang antico, ovvero quella del Regno di Khotan. Questa popolazione, con un’altra lingua antica associata alla famiglia degli indo-iraniani, è stata osservata per la prima volta in antichi documenti reperiti nel sito di Niya (200-500 d.C.) a sud del bacino di Tarim. La lingua khotanese è anche associata all’espansione dei Sakas intorno al 200 a.C. nella regione dello Xinjiang. Peraltro, diversi studi paleogenetici confermano l’affinità genetica tra molte popolazioni dello Xinjiang dell’età del ferro e del primo millennio d.C. con i Sakas (o Saci), suggerendo una loro presenza diffusa nello Xinjiang.11

Dopo un periodo di instabilità, legata soprattutto allo sfaldarsi della dinastia Han, sarebbero stati i Tang a ricomprendere la regione nell’Impero Cinese, stabilendo nella zona il cosiddetto “Protettorato delle regioni occidentali”, conosciuto con il nome di Xiyu.

Queste regioni occidentali o Xiyu nelle cronache cinesi tra il III secolo a.C. e il VIII secolo d.C. erano considerate quelle situate ad ovest del passo Yumen, ma non raramente si consideravano anche più vagamente le regioni dell’Asia Centrale o talvolta più specificamente la parte più orientale di esso (ad esempio Altishahr o il bacino di Tarim nel sud dello Xinjiang). Alla luce della sua posizione strategica a cavallo della Via della Seta, le regioni occidentali sono state storicamente significative per la Cina almeno dal III secolo a.C.; furono il sito della guerra Han-Xiongnu di cui abbiamo parlato, mentre nel VII secolo le campagne dei Tang in queste regioni portarono al controllo cinese dell’area fino alla ribellione di An Lushan (avvenuta dal 755 al 763).

Ancora una volta, questo territorio si rivelò strategico tanto dal punto di vista commerciale quanto da quello culturale; la regione divenne significativa nei secoli successivi come canale di comunicazione tra l’Asia Orientale, il Subcontinente Indiano, il mondo musulmano e l’Europa, analogamente a quanto accaduto durante il periodo dell’Impero Mongolo. Una delle esportazioni più significative delle regioni occidentali erano i testi buddhisti, in particolare i sutra Mahayana, che venivano trasportati in Cina da commercianti e monaci pellegrini. Il monaco della dinastia Tang Xuanzang attraversò la regione mentre andava a studiare in India, scrivendo il ricchissimo Great Tang Records on the Western Regions al suo ritorno nella capitale Tang di Chang’an.12

Un altro intermezzo epocale avrebbe parzialmente coinvolto quest’area dalla fine della dinastia Tang. Con l’unificazione del Tibet (Xizang) e la fondazione dell’Impero Tibetano, dal VII al IX secolo d.C., fu governata un’area considerevolmente più grande del solo altopiano, che si estendeva a parti dell’Asia Orientale, dell’Asia Centrale e dell’Asia Meridionale, a cavallo delle attuali aree di confine tra Cina, India e Bhutan. Dal tempo dell’imperatore Songtsen Gampo e del suo successore Ralpacan, fino almeno al IX secolo, il Tibet controllava i territori che si estendono dal bacino del Tarim all’Himalaya, il Bengala, l’area del Pamir e quelle che sono le province cinesi di Gansu e Yunnan, oltre alla parte centrale dello Xinjiang, diffondendo in questi territori la religione bön e la variante lamaista di quella peculiare forma di buddhismo. Tuttavia questo impero sarebbe crollato nell’anno 840, lasciando spazio all’espansione delle popolazioni turcofone anche nello Xinjiang.

Il Khaganato Uiguro o Impero Uiguro fu un vasto impero di popolazioni turcofone che esistette tra VIII e IX secolo in Asia; questo era organizzato come confederazione tribale sotto la nobiltà; con una superficie di 7 milioni di chilometri quadrati nell’VIII secolo, fu probabilmente il più vasto impero del suo tempo. Situato strategicamente sullo snodo centrale della Via della Seta, il Khaganato Uiguro (744-848) aveva il suo centro nell’odierna Mongolia e nella parte meridionale della Siberia. Gli Uiguri, allora alleati dei cinesi della dinastia Tang, li aiutarono a riconquistare la loro capitale, Chang’an (l’attuale Xi’an) dall’Impero Tibetano (629-877), nell’anno 757. Il Khan Bögü degli Uiguri si convertì al manicheismo nel 762; infine nell’840 gli Uiguri furono sconfitti da altre popolazioni turcofone nel centro dell’Asia (in particolare dai Kirghisi), e si videro costretti a ripiegare con migrazioni di massa nelle regioni dello Xinjiang e del Gansu.

Come abbiamo visto, dal punto di vista religioso la situazione nell’area era abbastanza fluida; i numerosi gruppi etnici turchi ricorsero alla protezione delle popolazioni mongole. Oltre al buddhismo e alle sue varianti e alla religione tradizionale bön di derivazione tibetana, vi era stato anche un influsso dello sciamanesimo siberiano. Tuttavia il cristianesimo nestoriano, che raggiunse la Mongolia e la Cina, fu a lungo presente tra gli Uiguri; ancora nel XIV rimaneva un vescovo nestoriano a Kashgar, la capitale storica del Khanato di Chagatai.

Ma dalla metà dell’VIII secolo, lo Xinjiang avrebbe vissuto l’inizio della penetrazione islamica, che avrebbe lasciato il segno da allora fino ai giorni nostri sia nella cultura della regione che in quella di tutta la Cina.

NOTE AL TESTO

1 Vedi tra gli altri: James A. Millward, Eurasian Crossroads: A History of Xinjiang, Columbia University Press, New York, 2007; Perdue, Peter C., China Marches West: The Qing Conquest of Central Eurasia, Harvard University Press, 2009.

2 Iakinf Bičurin, al secolo Nikita Jakovlevič Bičurin (29 agosto 1777 – 11 maggio 1853), è stato un monaco cristiano, filologo e traduttore russo; fu uno dei padri fondatori della sinologia russa.

3 Vedi Biran, Michal, Qaidu and the Rise of the Independent Mongol State in Central Asia, Surrey: Curzon, 1997.

4 Le grotte dei mille Buddha di Bezeklik sono un complesso di grotte buddhiste datate dal V al IX secolo, situate tra le città di Turfan e Shanshan (Loulan) a nord-est del deserto di Taklamakan.

5 Lo Shiji, noto anche come Memorie storiche o Memorie di uno storico, è un resoconto di storiografia la cui scrittura venne iniziata da Sima Tan e portata a termine dal figlio Sima Qian, entrambi storiografi di corte, sotto il regno dell’imperatore Wu (140 – 87 a.C.). Nel documento viene raccontata la storia cinese dai tempi dell’Imperatore Giallo fino all’epoca contemporanea degli autori. Il regno dell’Imperatore Giallo, tradizionalmente datato attorno al 2600 a.C., è il primo ad apparire nella monumentale opera poiché usualmente considerato l’inizio della storia cinese.

6 I Göktürk furono un popolo di origine turca dell’Asia centro-orientale, noto alle fonti cinesi come Tujue, che sotto il regno del Khagan Bumin/Tuman (552 d.C.) e dei suoi figli diede vita al primo Stato turco conosciuto nel territorio precedentemente occupato dagli Unni e che si espanse rapidamente in un vasto territorio dell’Asia Centrale.

7 L’himation era un capo di abbigliamento dell’antica Grecia, che inizialmente veniva indossato dagli uomini sul chitone svolgendo il ruolo di un cappotto.

8 L’Impero partico (247 a.C. – 224 d.C.) o arsacide fu una delle potenze politiche e culturali iraniche nell’antica Persia; venne retto dalla dinastia Arsacide, fondata da Arsace I, capo della tribù nomade scitico-iranica dei Parni, che fondò l’Impero a metà del III secolo a.C. conquistando la Partia, nel nord-est dell’Iran, una satrapia allora in rivolta contro l’Impero Seleucide.

9 Per ulteriori informazioni di carattere storico e turistico sul patrimonio artistico di queste grotte è consultabile il sito http://www.china.org.cn/english/2001/Mar/8852.htm

10 Il sistema tuntian era fondamentalmente un sistema agricolo e politico, promosso dallo Stato che ebbe origine nella dinastia Han occidentale (206 a.C. – 9 d.C.). Fu ampiamente utilizzato verso la fine della dinastia Han orientale (25-220 d.C.) quando il signore della guerra Cao Cao era il capo de facto del Governo centrale Han.

11 I Saci sono un antico gruppo di popolazioni per lo più nomadi della Siberia e dell’Asia Centrale, generalmente considerati il ramo orientale degli Sciti e quindi Iranici. Ai Saci vengono generalmente associati i Sogdiani, i Massageti, gli Issedoni, i Sacarauli, gli Ashguzai e gli Indo-Sciti). Intorno al I millennio a.C. diverse tribù popolarono probabilmente il Kazakistan. Esse venivano definite “Saka”. Questo nome deriva dalla radice sak- che denota l’azione dell’andare, vagare, errare. Quindi è deducibile la caratteristica principale di questo gruppo etnico che è il vagabondaggio. I rinvenimenti funerari di questa civiltà, definiti “Kurgan reali”, sono stati rinvenuti presso le necropoli, scoperte presso i fiumi Syrdar’ja, Issyk, Irtyš, Ili, presso il lago d’Aral o nel massiccio dell’Altaj.

12 The Great Tang Records on the Western Regions è un racconto del viaggio lungo diciannove anni di Xuanzang da Chang’an, nella Cina centrale, alle regioni occidentali della storiografia cinese. Lo studioso buddista viaggiò attraverso le regioni della Via della Seta dell’attuale Xinjiang nel nord-ovest della Cina, così come le aree limitrofe dell’Asia centrale e della Cina meridionale. Oltre a queste località cinesi, Xuanzang ha anche viaggiato lungo il perimetro dell’India, fino a Kanchipuram.

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