di Dario Tagliamacco
La Palestina è sempre più vicina ai Brics, una mossa strategica per il mondo multipolare. Questo riconoscimento è fondamentale per promuovere la sua causa politica con il sostegno strategico dei Paesi emergenti
La Palestina ha presentato formalmente la domanda di adesione ai Brics, lo ha annunciato Abdel Hafiz Nofal, l’ambasciatore palestinese in Russia. Il diplomatico ha spiegato che lo Stato palestinese ha presentato la domanda, però date le condizioni attuali, parteciperà all’associazione come ospite, quando poi la situazione cambierà potrà diventare membro a pieno titolo. Questo è accaduto alcuni giorni dopo che Canada, Australia, Portogallo e altri Paesi hanno riconosciuto la Palestina come nazione sovrana durante l’Assemblea generale dell’ ONU.
I Brics quindi potrebbero ulteriormente allargarsi dopo che nel 2025 hanno raddoppiato il numero dei membri, oltre alla Palestina tra i nuovi ingressi ci potrebbe essere anche l’Azerbaijan. La Palestina ha fatto richiesta di entrata nei Brics nel 2023 insieme ad altri 21 Paesi. A gennaio 2024 si sono uniti anche Egitto, Emirati Arabi, Etiopia ed Iran, questo ha fatto in modo che il blocco Brics attualmente rappresenti il 37% del PIL mondiale.
Dall’inizio del 2025 la presidenza, che ogni anno cambia, é stata assunta dalla Russia, l’ambasciatore Nofal ha precisato che il presidente russo Vladimir Putin ha promesso che ci sarà una sessione dedicata completamente alla Palestina. Mosca si mostra vicina alla causa palestinese sin dall’avvio dell’offensiva delle forze armate israeliane nella Striscia di Gaza.
Per la Palestina, l’ingresso nei Brics significherebbe ottenere il riconoscimento internazionale che spesso è stato negato dai Paesi occidentali all’Onu. Tale mossa punta a legittimare la sua statualità, aggirando i problemi dei negoziati di pace bloccati e le resistenze di chi continua a considerare questa nazione e il suo popolo come un’entità inesistente.
L’interesse dei Brics per l’ingresso dello Stato palestinese riflette i grandi cambiamenti politici in atto e la crescente perdita di egemonia da parte degli Stati Uniti che con la loro mediazione non stanno risolvendo il problema. Nel 2023 le autorità palestinesi hanno firmato un contratto di collaborazione strategica con la Cina, la quale ha affermato il suo appoggio per la soluzione dei due Stati.
Il Governo cinese ha sostenuto l’adesione della Palestina all’Onu con il riconoscimento della sua capitale a Gerusalemme Est. Nel 2024 Pechino ha mediato la Dichiarazione omonima, documento con il quale le 14 fazioni palestinesi tra le quali Fatah e Hamas, si impegnano per la loro riconciliazione. La Cina ha anche affermato il riconoscimento dell’Olp, Organizzazione per la Liberazione della Palestina, come unico organo che rappresenta il popolo palestinese, però ha sottolineato l’impegno dei partecipanti a costituire una nazione palestinese indipendente sulla base delle risoluzioni delle Nazioni Unite.
I colloqui svolti a Pechino hanno sancito che le fazioni palestinesi dovranno trovare un accordo per la formazione di un governo di riconciliazione nazionale creato sulla ricostruzione di Gaza, anche se quest’ultimo aspetto non si è ancora concretizzato. La Dichiarazione di Pechino è sostenuta da Russia, Egitto, Algeria e si allinea alla volontà collettiva del gruppo Brics.
La posizione dei Brics riguardo la lotta palestinese rappresenta il loro impegno per la stabilità regionale, la pace globale e la prosperità anche se l’approccio dei singoli Stati del gruppo riflette interessi differenti. La Cina ha ambizioni regionali e globali, dopo aver raggiunto il successo diplomatico della normalizzazione dei rapporti tra Iran e Arabia Saudita, sfida la supremazia degli Stati Uniti e salvaguarda i suoi investimenti in Medio Oriente. La Russia sostiene la Palestina per i suoi obiettivi diplomatici e il riallineamento. Il Governo russo vuole affermare il suo status di potenza mondiale mediando i conflitti internazionali. La Russia vuole allontanare la percezione del suo ruolo negativo nella caduta del governo siriano di Bashar al-Assad, mostrandosi come attore morale nella causa palestinese.
Il Sudafrica sostiene la Palestina poiché è una nazione che storicamente ha lottato contro l’apartheid, portare Israele in tribunale per genocidio fa parte di un movimento ampio del Sud globale contro i crimini commessi dall’Occidente. Il Brasile nel 2024 ha ratificato un accordo di libero scambio con l’autorità palestinese come atto di solidarietà, il presidente Lula da anni difende il diritto palestinese all’autodeterminazione e alla statualità. L’India, pur avendo rapporti forti con Israele e Stati Uniti, ha sostenuto l’adesione della Palestina alle Nazioni Unite ribendo il suo impegno per la creazione di una nazione palestinese indipendente.
L’ingresso della Palestina nei Brics incontrerebbe l’opposizione tenace da parte del mondo occidentale, infatti gli Stati Uniti da sempre si sono opposti alle mosse unilaterali della leadership palestinese per ottenere il riconoscimento internazionale, tale posizione è in linea con quella israeliana. L’adesione ai Brics potrebbe legittimare l’ingresso di Hamas in un governo di unità nazionale, tale aspetto è fortemente contrastato dai governi israeliano e statunitense.
L’Unione Europea, a differenza degli Stati Uniti, appoggia ufficialmente le aspirazioni statali dei palestinesi per una soluzione a due Stati, l’istituzione europea fornisce sostegno finanziario per evitare il collasso del governo in seguito ai problemi economici causati dalle sanzioni israeliane, tuttavia solo 10 Stati su 27 hanno riconosciuto ufficialmente la Palestina, quindi la sua adesione ai Brics viene accolta con reazioni diverse nel Vecchio Continente.
L’ingresso della Palestina nei Brics offre al popolo nuovi scenari di cooperazione economica e diplomatica, diminuendo la dipendenza dai sistemi occidentali. I palestinesi si uniscono ai principali Blocchi del Sud Globale per la loro liberazione dalla morsa israeliana che distrugge l’economia del Paese e sfidando l’unipolarismo a guida statunitense.








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