“Il nuovo volto dell’economia cinese: energia, investimenti e partnership per il futuro”, resoconto evento a Modena

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Si è tenuto a Modena giovedì 23 ottobre un importante incontro dedicato ai rapporti economici italo-cinesi organizzato dal Centro Studi Eurasia Mediterraneo in collaborazione con Confindustria Emilia.

Il programma del seminario, rigorosamente rispettato, prevedeva:

10.30 – Saluti di benvenuto, a cura di Confindustria Emilia e Centro Studi Eurasia Mediterraneo

10.40 – “Il futuro della politica economica cinese”, intervento Console generale della Cina a Milano, Liu Kan

11.10 – “Dal libretto rosso di Mao alla transizione verde di Xi”, Demostenes Floros, Senior Energy Economist CER-Centro Europa Ricerche

11.40 – Esperienze delle aziende:

Fabio Malagoli, Fondatore e CEO – Techboard

Massimiliano Gigli, Market Operations Director e CEO – Modula.

Dopo i saluti iniziali di Davide Ansaloni responsabile internazionalizzazione di Confindustria Modena (moderatore e “padrone di casa” dell’evento) e di Stefano Vernole, responsabile relazioni esterne del CeSEM (“La Cina cerca sempre ciò che unisce e non ciò che divide”), la parola è passata al Console generale della Repubblica Popolare Cinese a Milano, Liu Kan.

Il rappresentante diplomatico della R.P.C. ha ricordato alcuni dati essenziali: l’Italia è il quarto partner commerciale della Cina in Unione Europea e la Cina è il primo partner per l’Italia in Asia, perciò dovrebbero aumentare la loro sinergia rafforzando il partenariato strategico globale in vigore tra i due Paesi. La Cina si propone come attore internazionale responsabile e difende una globalizzazione aperta, inclusiva, equilibrata e reciprocamente vantaggiosa.

Sono almeno tre le novità più importanti: la stesura, a breve, del nuovo piano quinquennale cinese che prevede di continuare il miglioramento ambientale del Paese (“una promessa rispettata” dal precedente Piano); la maggiore apertura della Cina agli investimenti stranieri e la loro tutela legale da parte del Governo di Pechino; l’inaugurazione della nuova zona di libero scambio nell’Isola di Hainan il 18 dicembre 2025, con l’inizio delle operazioni doganali indipendenti.

Il Prof. Demostenes Floros, da parte sua, ha elencato i dati più significativi dell’enorme sviluppo della Repubblica Popolare: nel 2024, la Cina rappresentava il 27,7% della manifattura mondiale e il 30% delle emissioni globali di anidride carbonica (solo 5 emissioni però per ogni cittadino cinese, contro le 15 a testa degli abitanti degli Stati Uniti, i quali hanno generato nel 2024 il 17,3% delle emissioni complessive mondiali).

Lo scorso anno, la Cina ha investito 940 miliardi di dollari in energia pulita, pari al 10% del PIL cinese, per un contribuito del 26% alla crescita economica del Dragone, con un incremento significativo nei settori nucleare e idroelettrico, anche se l’eccesso di produzione di energia solare ha creato alcuni squilibri. In forte crescita i progetti lungo la Belt and Road Initiative per la sicurezza energetica cinese, che si sono tradotti nel numero incredibile dei brevetti in energia rinnovabile cumulati a livello mondiale – 53% la Cina, 11,7% gli U.S.A. e poco più dell’8% l’Unione Europea – e nel monopolio cinese della raffinazione delle terre rare (93% del totale).

Le vie che si possono seguire a Bruxelles e a Roma a questo punto sono due: protezionismo, con il rischio di danneggiare le catene di approvvigionamento globali e far aumentare i prezzi delle materie prime oppure una collaborazione proficua per tutti, win-win.

Davvero significative e preziose le due testimonianze aziendali.

Per Fabio Malagoli di Techboard, la visione di Pechino non è quinquennale come i suoi piani economici ma addirittura cinquantennale. Il Paese è cambiato molto negli ultimi 20 anni e oggi le barriere culturali con gli europei si sono abbassate notevolmente, vi è maggiore comprensione e desiderio di reciproca conoscenza; tuttavia la Cina non ha abbandonato le proprie tradizioni che continua rigorosamente a rispettare, se necessario a scapito del business.

Per Massimiliano Gigli di Modula, l’azienda ha sempre ricevuto forte supporto dal Governo di Pechino e data la capacità manifatturiera e la stabilità del Dragone, le prospettive di profitto rimangono importanti. Tuttavia, la Cina è altamente competitiva e l’ambiente politico si aspetta che gli investitori stranieri portino dei risultati concreti: è facile fare impresa, ma difficile essere concorrenziali.

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