Dall’unipolarismo al multipolarismo: la sfida decisiva del terzo millennio

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Relazione di Alessandro Fanetti presentata il 1º ottobre 2025 all’Università de L’Avana per la X Conferenza di Studi Strategici. Disponibile in spagnolo e in italiano.

“[…] Rivoluzione è consapevolezza del momento storico; è cambiare tutto quanto deve essere cambiato […].” – Fidel Alejandro Castro Ruz
La geopolitica odierna è caratterizzata da sfide epocali, tipiche dei momenti chiave della storia dell’umanità. Sfide che, in sostanza, possono essere concentrate e riassunte in questo slogan: unipolarismo vs. multipolarismo.

Approfondendo la questione va innanzitutto sottolineato che, almeno da quando esistono le civiltà, il “mondo geopolitico” è sempre stato costituito e diviso in poli più o meno capaci di indirizzare i grandi cambiamenti internazionali. Poli più o meno capaci in quanto alcuni di “respiro” globale, mentre altri con capacità di proiezione regionale o comunque più ristretta. Con i primi che hanno da sempre dato il “nome” alle varie fasi geopolitiche, come i seguenti:

1) Bipolarismo: momento geopolitico caratterizzato dalla presenza di due poli geopolitici con capacità di proiezione e influenza globali superiore a tutti gli altri. Il tipico esempio di ciò si è visto nel periodo “Post Seconda Guerra Mondiale – Dissoluzione dell’Unione Sovietica” con il confronto USA – URSS.

2) Unipolarismo: momento geopolitico caratterizzato dalla presenza di un solo polo geopolitico maggiormente capace, rispetto a tutti gli altri, di influenzare la geopolitica globale. Il classico esempio sono gli Stati Uniti d’America dopo il 1989 – ‘91.

3) Multipolarismo: momento geopolitico caratterizzato dalla presenza di più poli geopolitici in grado di influenzare le dinamiche globali. A mio avviso, questo è ciò che si sta delineando (in primis grazie ai Paesi del c.d. “Global South”), anche se con la feroce resistenza del “Global North”, quest’ultimo favorevole invece al mantenimento dell’ordine geopolitico post – Guerra Fredda.

Fra i poli di respiro globale (ovviamente del mondo conosciuto nelle varie epoche) possono essere certamente indicati i seguenti centri di potere (con i loro relativi alleati o satelliti), fra gli altri e solo come meri esempi:

– Impero Achemenide
– Impero Romano
– Sacro Romano Impero
– Regno di Francia (ad esempio durante il periodo di Luigi XIV, Re Sole)
– Stati Uniti d’America (almeno dal post – Seconda Guerra Mondiale)
– URSS
– Impero Ottomano

Fra i poli di respiro più regionale (anche se spesso con “echi” in altre parti del mondo) possono essere invece indicati, fra gli altri e come esempi anch’essi:

– Cartagine
– I vari imperi “precolombiani” in America Latina e Caraibi
– I vari centri di potere africani pre – colonizzazione occidentale come l’Impero del Mali,
quello del Ghana e il Regno del Congo.
– L’Iran post Rivoluzione Islamica del 1979
– Repubblica di Turchia (sorta nel 1923, post – dissoluzione dell’Impero Ottomano)

Dunque, l’“assioma geopolitico” chiaro che ne possiamo dedurre è “esistenza delle civiltà = presenza di centri di potere geopolitico”. Centri di potere geopolitico che, in base alla loro capacità di proiezione esterna, hanno dato forma alle varie fasi della storia delle civiltà. Non è un caso, infatti, se uno dei massimi esperti di geopolitica e illustre teorico del mondo multipolare, il filosofo russo Aleksandr Gel’evič Dugin, per riferirsi alla branca di studio di tali tematiche parla di Scienza delle Civiltà.

Fasi geopolitiche caratterizzate quindi dalla presenza più o meno ampia di Grandi Potenze (capaci, cioè di proiezione globale, fino ad arrivare al possibile grado di Superpotenza) e/o Potenze regionali, ognuna con le proprie caratteristiche e peculiarità. E ciò è rimasto vero anche dopo l’ultimo imponente sconvolgimento militare globale, ossia la Seconda Guerra Mondiale.

Sconvolgimento che ha dato vita a due macro “punti geopolitici”:

1) Delineamento, almeno sulla carta, del quadro delle “regole del gioco geopolitico globale” ancora esistente ai nostri giorni. Quadro formato dall’ONU e dall’intero sistema derivato da tale organizzazione. Sistema costruito su vari livelli e che, in teoria, avrebbe dovuto garantire una convivenza geopolitica globale basata su regole riconosciute da tutti ed escludendo, salvo rarissime eccezioni, il ricorso all’uso della forza.

2) Nascita del Bipolarismo, ossia un sistema geopolitico globale guidato da due Grandi Potenze: USA e URSS. Grandi potenze che, all’interno del range entro il quale si dà questa definizione, hanno toccato il massimo livello, ossia quello di Superpotenze. Bipolarismo che ha condiviso un certo spazio anche con la terza “gamba geopolitica”, ossia il “Movimento dei non Allineati” nato a Bandung nel 1955. Movimento che ha dato un contributo importante alla promozione e allo sviluppo di relazioni geopolitiche più eque e responsabili. Con vari dei Paesi che ne facevano parte, almeno quelli di maggiore “spicco”, che erano comunque tendenzialmente più vicini e affini a Mosca rispetto a Washington.

Nella sostanza, il primo punto non è mai riuscito a dispiegare completamente le “ali” e dunque è sempre rimasto un “foro di dialogo” e poco più. A parte le rare volte che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è riuscito a trovare un accordo su come agire (in primis fra i Paesi con diritto di veto), oppure quando qualche Agenzia della stessa Organizzazione è stata capace di mettere in pratica le sue decisioni. E a proposito della scarsa efficacia di questo Organismo, basti pensare alle centinaia di risoluzioni approvate (anche a larghissima maggioranza) dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che non hanno mai trovato applicazione concreta: un esempio su tutti, le decine (cadute nel vuoto) sulla richiesta di cessazione immediata del bloqueo USA contro Cuba.

É palese che la debolezza principale dell’ONU si annida nella sostanziale inesistenza (se si esclude il Consiglio di Sicurezza, con tutti i suoi ben noti limiti) di una forza capace di far rispettare gli obblighi ai quali si sono sottoposti i singoli paesi aderendo alla Carta delle Nazioni Unite.

In sostanza, dunque, ONU da considerarsi come un tentativo alto e nobile di dotarsi di una cornice condivisa per lo sviluppo delle relazioni globali e per la risoluzione delle controversie, ma di fatto in grande difficoltà a fare del “mondo geopolitico globale” un sistema di pace e prosperità per tutti.

Per quanto riguarda il secondo punto, invece, è possibile affermare che esso ha semplicemente dato continuità alla “storia geopolitica delle civiltà” fin dalla sua nascita. Millenni dove appunto si sono alternati un certo numero di poli geopolitici in grado di influenzare le dinamiche globali e regionali.

Confronto Washington – Mosca, dunque, con la presenza (come accennato sopra) comunque
significativa del Movimento dei Non Allineati.

Bipolarismo che è durato appunto fino alla caduta del Muro di Berlino e la conseguente
dissoluzione dell’Unione Sovietica. Momento 1989 – ‘91 festeggiato come una decisiva vittoria
dall’Occidente politico (con alla testa gli Stati Uniti e il blocco NATO) e, a ragion veduta, come
una tragica sconfitta dal “Global South”.

Per dirla con le parole del Presidente della Federazione Russa Vladimir Vladimirovič Putin:
“[…] Il crollo dell’URSS è stata la più grande catastrofe geopolitica del XXI secolo […].”1
É da questo momento che il Bipolarismo lascia così spazio ad un’altra fase geopolitica:
l’Unipolarismo (a guida USA, con il braccio armato NATO).

Se dunque dalla parte occidentale si parlava di fine della Storia, con il trionfo perpetuo del
liberalismo e del capitalismo (Francis Fukuyama dixit), dall’altra parte si sviluppavano forme di
resistenza immediata da un lato (l’esempio di Cuba e della sua risposta al c.d. “Período
especial” ne è l’archetipo perfetto) ed analisi di medio – lungo periodo per il cambiamento della
situazione dall’altro. Analisi che hanno trovato in Evgenij Maksimovič Primakov (prima
dirigente sovietico e poi russo di altissimo profilo, arrivato a ricoprire la carica di Ministro degli
Esteri e Primo Ministro negli anni ‘90 del ‘900), ad esempio, uno dei primi e massimi esponenti
(e proponenti) del mondo multipolare.

Come ben spiegato dal Dott. Rakesh Krishnan Simha nel 2015, infatti: “[…] Nel 1996, in qualità
di Ministro degli Esteri (Primakov), aveva presentato alle élite del Cremlino un piano per
sviluppare un perno strategico a tre vie tra Russia, India e Cina. Questa dottrina del
multipolarismo avrebbe rappresentato un’alternativa concreta all’unipolarità imposta dagli
Stati Uniti nel periodo successivo alla Guerra Fredda […].”
2
Fase unipolare che ha dispiegato comunque le proprie ali “teorico – materiali” con tutta la forza
possibile, ma che al contempo ha stimolato e visto germogliare la proposta alternativa della
multipolarità. Quest’ultima che nel giro di pochi anni si è prepotentemente “tuffata” nel contesto
geopolitico globale.

Fase unipolare caratterizzata dunque, nella sostanza, dal ruolo geopolitico preponderante di
Washington (e della NATO). USA che si sono ritagliati il ruolo sostanzialmente indiscusso di
gendarmi del mondo, di Superpotenza capace di aprire guerre e conflitti a proprio vantaggio ai
quattro angoli del pianeta. A tal proposito, solo per citarne alcuni: Prima Guerra del Golfo,
Guerra alla Jugoslavia, Guerra all’Afghanistan, Guerra all’Iraq nel 2003 (denominata anche
Seconda Guerra del Golfo), Guerra alla Libia nel 2011. Guerre e imposizione di sanzioni
unilaterali completamente illegali dal punto di vista del Diritto Internazionale, bypassando
l’ONU e qualsiasi organismo sovranazionale atto al controllo del “sistema mondo”.

Con le altre Grandi Potenze, a partire da Russia e Cina, in quel momento sostanzialmente incapaci di opporsi a tali soprusi a causa della situazione precaria che avevano al loro interno:

1) Federazione Russa: Paese che doveva ancora riprendersi dallo shock della dissoluzione
dell’URSS (in primis dal punto di vista morale, sociale, economico e politico) e con una
certa presenza, interna ai gangli del potere, di rappresentanti dell’occidente politico.
2) Repubblica Popolare Cinese: Paese che stava vivendo un momento di impetuoso sviluppo
grazie alle riforme iniziate da Deng Xiaoping ma che non aveva ancora una capacità di
proiezione esterna in grado di impensierire gli USA.

Periodo geopolitico unipolare USA sostanzialmente incontrastato, dunque, almeno fino
all’avvento del Terzo Millennio. Dallo “scavallamento” del Millennio, infatti, lo status quo inizia
a mostrare alcune crepe e ad essere messo in crisi nelle sue stesse fondamenta sia dal punto di
vista teorico che da quello pratico:
1) A livello teorico, la teoria del mondo multipolare inizia ad approfondirsi e a diffondersi in
giro per il mondo come mai prima. Come accennato in precedenza, è il filosofo russo
Dugin il più grande studioso e divulgatore di tale tema.
2) A livello pratico, si assiste alla nascita di organizzazioni regionali e globali che si
impegnano a dare al mondo un’architettura più equa, stabile e sostenibile rispetto a quella
sorta dopo la dissoluzione dell’URSS.

Dunque, dall’avvento del Terzo Millennio si assiste ad uno scontro sempre più serrato
unipolarismo vs. multipolarismo, con quest’ultimo che sta prendendo sempre più consenso fra i
Paesi del c.d. “Global South” (ma anche fra una larga parte della popolazione del “Global North”
insoddisfatta delle proprie condizioni di vita e di quelle alle quali è sottoposta la maggioranza
della popolazione globale).

A tal proposito, alcuni punti decisivi di tale tentativo di trasformazione globale sono i seguenti:
1) Nascita dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai nel 2001 (dalle “ceneri” del
Gruppo dei Cinque sorto nel 1996), della quale fanno ormai parte vari Paesi interessati
allo sviluppo di un mondo multipolare.
2) Dopo il tentativo fatto dal Presidente Putin di mantenimento di buone relazioni con
l’Occidente ad inizio mandato (fino allo sviluppo del c.d. “Spirito di Pratica di Mare”
del 2002), la Guerra illegale contro l’Iraq di una coalizione di stati guidata dagli USA ha
fatto precipitare la situazione. É stato lo stesso Putin, anni dopo, a far presente che quello
è stato un “turning point” nelle relazioni Washington – Mosca e ciò è riscontrabile anche
da alcuni documenti di quel periodo pubblicati da WikiLeaks.3
3) Nascita di ALBA (2004), poi divenuta ALBA – TCP (2006). Organizzazione
latinoamericana e caraibica che promuove solidarietà e sviluppo nella regione, in diretta
contrapposizione alle mire egemoniche di Washington (non a caso essa nasce proprio
contro il progetto neoliberale ALCA, affossato dalla resistenza di vari Paesi del
Continente).
4) Nascita dei BRIC, poi passati all’acronimo BRICS ed infine a BRICS+. Organizzazione
che ha visto uno sviluppo impetuoso negli ultimi anni, mostrandosi come quella più
preparata per portare avanti una vera trasformazione del “mondo geopolitico” (con
obiettivo il multipolarismo).
5) Nascita della CELAC nel 2010, una vera e propria “rivoluzione copernicana” per l’intera
regione latinoamericana e caraibica. Per la prima volta nella storia del Continente, infatti,
ha visto la luce un’organizzazione che comprende tutti i Paesi a parte due: USA e
Canada. Un segnale, anche se ancora non risolutivo, della volontà di dialogo, unità e
indipendenza dei popoli a sud del Rio Bravo.
6) Nascita dell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES) nel 2023 fra Mali, Niger e Burkina Faso
(tre Paesi che stanno faticosamente uscendo dal neocolonialismo occidentale), per la
ricerca di collaborazioni eque e win – win.

Un rimescolamento della situazione geopolitica globale, dunque, dove alle forze che difendono
lo status quo e il mondo unipolare si contrappongono quelle che invece aspirano a un mondo
multipolare.

Per dirla con il pensiero di Dugin: “[…] l’unipolarismo e la globalizzazione non sono l’approdo
naturale a cui l’umanità deve arrivare quasi per inerzia. Essi rappresentano lo specifico di una
cultura angloamericana, fondata sulla potenza marittima […], che tende a rileggere la Storia
secondo la propria convenienza: in particolare, essa vuole imporre l’idea di rappresentare
l’Ordine Razionale per eccellenza […]. Va invece recuperata ogni singola cultura […],
ricostruito uno spazio […] e un tempo […] attraverso il modello della rete, in cui attori locali
riconfigurano fra loro strutture sociali, economiche, culturali, relazionali fino ad esprimere, al
più alto livello, rappresentanze politiche in grado di assumere la tutela di questa rete di rapporti
[….]. Ecco quindi la necessità che le entità (come) (Russia, India, Cina) dei grandi spazi
ritrovino uno spirito cooperativo non per divenire un altro Occidente globalizzante ed invasivo,
ma modello di sviluppo e riferimento per altre culture che potranno trovare la loro via alla
modernità senza soccombere all’occidentalizzazione [….].”
4

Un mondo dove, dunque, esistano vari centri di potere uniti, sovrani e indipendenti, ognuno dei
quali con solide radici culturali ed economico – sociali, nonché con una capacità tale da poter
resistere ad eventuali tentativi di imposizioni dall’esterno. Poli in grado di scegliersi una propria
via allo sviluppo, in base alle proprie peculiarità, necessità e convinzioni, dialogando con gli altri
e garantendosi a vicenda una relazione win – win sia grazie alle relazioni bilaterali che nei più
ampi consessi multilaterali (sia quelli più datati che quelli sorti nel Nuovo Millennio).

“Poli – civiltà”, omogenei e senza particolari divisioni interne, che Dugin ha cercato di delineare
nella “Quarta Teoria Politica”: “[…] La Quarta Teoria Politica scarta la visione del mondo
eurocentrico (nella più ampia accezione del termine) e dice che non esistono: • La gerarchia tra le società • La contrapposizione Occidente – Oriente e quella Moderno – Antico. […] L’oggi ci
dimostra che il mondo di Orwell “1984” non era la faccia del comunismo ma quella del
liberalismo. […] Dobbiamo riconoscere e ammettere come vivono le varie società […]. Noi
proponiamo di risvegliarsi ed utilizzare la Quarta Teoria Politica in tutte le culture. Non esiste
quindi un futuro unico per tutto il mondo ma ogni cultura si costruisce il proprio e lo fa grazie
alla propria storia, alle proprie tradizioni, alla propria religione. Ognuno deve trovare il
proprio modello.”5 E per quanto riguarda i poli essi potrebbero essere i seguenti: “[…] Un
mondo multipolare richiede la partecipazione (oltre alla Russia e alla civiltà occidentale) come
minimo anche […] di Cina e India. […] Inoltre, l’Europa sta prendendo sempre più le distanze
dagli Stati Uniti, formando un modello geopolitico distinto. L’Europa diventa quindi un altro
potenziale partecipante. Dobbiamo anche considerare il mondo islamico, con il suo miliardo di
aderenti, così come l’Africa e l’America Latina. Questi rappresentano tre ulteriori attori
civilizzati, le cui prospettive non possono essere ignorate nella nuova architettura globale
[…].”
6

In conclusione, dunque, è possibile sottolineare alcuni punti fermi e ineludibili per cercare di
interpretare al meglio (e partecipare attivamente) i cambiamenti geopolitici in atto:
1) È in atto uno scontro fra gli attori che difendono l’ordine globale unipolare e quelli che
operano per la costruzione di un mondo multipolare.
2) Fra gli attori che più difendono l’ordine post – 1991 ci sono gli USA e la NATO; e più in
generale l’élite che governa in questo momento l’Occidente politico. In pratica, il c.d.
“Global North”.
3) É presente, all’interno dello stesso occidente collettivo, una grande forza (in primis
popolare) che non è pienamente rappresentata dalla visione dell’élite che la governa.
Forza che aspira a un mondo diverso, più equo e giusto per tutti.
4) Potenze globali e regionali (a partire da Russia e Cina), dopo un periodo di assestamento
post – dissoluzione dell’URSS, hanno iniziato a guidare la “riscossa multipolare”.
Potenze che sono presenti in tutti i continenti e che rappresentano la gran parte della
popolazione globale. A parte le due indicate sopra, ci sono fra gli altri l’Iran, l’India, il
Venezuela, Cuba, alcuni Paesi del Sahel, le Isole Salomone. Esse sono “Potenze –
Civiltà” o comunque “Potenze – Guida” nei progetti di integrazione e indipendenza delle
rispettive regioni, nonché nella costruzione di un’architettura geopolitica globale nuova.
5) Fra le Potenze che aspirano alla costruzione del mondo multipolare si sono create delle
Organizzazioni sovranazionali che stanno erodendo le “fondamenta unipolari” (a partire
dalla predominanza del dollaro e dalla capacità di influenza occidentale sui quattro angoli
del globo). Fra di esse possiamo elencare certamente i BRICS+ a livello globale, la SCO
in Asia (con sviluppi significativi nel globo), ALBA-TCP e la CELAC in America Latina
e Caraibi, l’AES in Africa.

Tentativi di cambiamenti radicali, dunque, che danno grandi speranze a miliardi di persone nel
globo e che garantiscono certamente possibilità di miglioramenti nel panorama geopolitico
globale, ma che nella fase di transizione che stiamo vivendo non sono esenti da rischi generali e
onnicomprensivi. Per dirla con le parole del grande pensatore italiano Antonio Gramsci: “Il
vecchio mondo sta morendo, quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i
mostri.”

Note

  1. https://iari.site/2021/09/01/la-russia-e-leredita-geopolitica-dellurss/.
  2. https://www.cese-m.eu/cesem/2022/03/yevgeny-primakov-luomo-che-ha-inventato-il-multipolarismo/.
  3. https://responsiblestatecraft.org/2023/03/23/for-putin-iraq-war-marked-a-turning-point-in-us-russia-relations/.
  4. https://www.eurasia-rivista.com/il-mondo-multipolare-e-lidea-di-post-modernita/.
  5. Aleksandr Dugin: “Il Grande Reset è fallito. È l’ora del Grande Risveglio” – Come Don Chisciotte.
  6. La nuova Yalta e l’ascesa del multipolarismo | Геополитика.RU.

Uscito in precedenza su World Politics Blog

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