#REPORTAGE – Fuori la guerra dal porto franco e internazionale di Trieste, manifestazione del 15 settembre

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Di Giovanni Amicarella

Il 15 settembre ha avuto luogo la mobilitazione, in occasione del 78° anniversario della costituzione del Territorio Libero di Trieste, contro i piani NATO e il corridoio IMEC, che vedono il porto di Trieste come uno degli obiettivi e snodi principali. Trieste si è ritrovata, nell’ultimo periodo soprattutto, al centro di reiterate violazioni dei trattati internazionali: sia Ucraina che Israele, infatti, si trovano rifornite attraverso il suo porto.

Una situazione, se vogliamo, esacerbata già dai relativamente recenti (e ancora scottanti) fatti al porto di cui siamo stati testimoni: quando le proteste contro il green pass arrivarono al culmine e i portuali vennero presi a manganellate e idranti.

La questione ha suscitato una serie di iniziative che sono riuscite ad attirare l’attenzione di giornali, organizzazioni politiche e non, centri studi e case editrici. Trieste si è così ritrovata al centro di una vera e propria primavera identitaria e culturale, di una città che si è vista ospite si importanti presentazioni e mobilitazioni, affrontando l’ambito geopolitico locale (forse per la prima volta) con un linguaggio potabile. Fra le iniziative curate da noi del CeSEM, rappresentato da Maria Morigi, gli eventi culturali ed editoriali che hanno avuto per protagonista Lorenzo Maria Pacini e l’Anteo Edizioni di Stefano Bonilauri, il perno centrale è sempre stato rappresentato da un’organizzazione che rappresenta una novità non solo in termini di idee, mollando posticce visioni unidimensionali sulla collocazione di Trieste, indipendentismi di cartapesta, ma anche in termini di età: il Fronte della Primavera Triestina.

Trovandosi in un contesto di divisioni e frizioni, alcune nate anche prima che nascessero loro per età anagrafica, sono riusciti a piantare un substrato in cui hanno trovato radici una moltitudine di realtà, come prima accennato, e formare un comitato per questo evento decisamente trasversale, includendo anche un’altra realtà giovane come quella del SOCIT.

La mobilitazione, oltre che nel riuscire di lunedì a mobilitare circa cinquecento persone, aveva delle parole d’ordine che rispecchiano a pieno ciò che era già stato delineato dalle analisi del centro studi e dagli eventi ad esso correlati. Nella sua trasversalità sul piano politico, andando ad abbracciare una cittadinanza stanca, preoccupata, ma mai abbattuta.

Il valore formativo, il nostro compito come centro studi che trova riscontro nella pratica, un’educazione e formazione costante, senza riserve e senza pregiudizi, sono la più grande arma a disposizione per la nuova generazione da impugnare per farsi strada attraverso un mondo che, soprattutto sul piano geopolitico, è in continua evoluzione e rischia di vedere soprattutto noi italiani sempre qualche miglio indietro.

Per questo, è importante più che mai fornire gli strumenti affinché si formino coscienze critiche e si faciliti la messa in discussione di tutto e tutti: la realtà oggettiva emerge soltanto quando viene purgata dai soggettivismi.

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