Zasukhin Vladislav Eduardovich è Analista, vicedirettore del centro per lo studio dell’integrazione continentale “Eurasia settentrionale”. Membro del Partito Comunista di Bielorussia e della Lega della Gioventù Comunista.
La Bielorussia e il mondo: quale ruolo gioca Minsk in queste “turbolenze” geopolitiche?

La Bielorussia cerca di essere un fattore di stabilità nella regione e un paese che offre dialogo laddove altri scelgono l’escalation. Il Presidente della Repubblica di Bielorussia Aleksandr Grigor’evič Lukašenko è tradizionalmente un leader pronto a proporre iniziative di pace e mediazione. Un esempio calzante di ciò sono stati i colloqui di Minsk sull’Ucraina, i quali hanno dato della Bielorussia un’immagine di una piattaforma nella quale sono possibili seri accordi internazionali. A mio avviso, anche nelle condizioni attuali questa immagine continua a essere mantenuta.
Oltre agli stretti legami con la Russia nel quadro dell’Unione, la Bielorussia ha rafforzato il dialogo con la Cina, raggiungendo un livello di cooperazione globale e a prova di qualsiasi condizione si presenti dinnanzi. Essa non è inserita solamente nel quadro di progetti bilaterali, ma è anche parte di iniziative globali (ad esempio quella chiamata “One Belt – One Road”). La Bielorussia fa parte del corridoio ferroviario eurasiatico, il quale collega la Cina con l’Europa attraverso il Kazakistan e la Russia. Grazie a ciò, Minsk si posiziona come un importante anello della logistica eurasiatica e un partner in grado di unire gli interessi di Oriente e Occidente, Nord e Sud.
È anche importante notare il “disgelo” nelle relazioni bielorusso – americane con Donald J. Trump. Quest’estate a Minsk si sono svolte visite di alti diplomatici statunitensi e si è discusso delle possibilità di un graduale ripristino dei legami politici ed economici. Questi passi hanno dimostrato che la Bielorussia è in grado di condurre un dialogo non solo con l’Est ma anche con l’Occidente, ovviamente quando è presente la volontà politica da entrambe le parti.
La Bielorussia combina quindi diversi ruoli: alleata di Mosca, partner strategico della Cina e potenziale mediatore nel dialogo con l’Occidente. Ciò rende Minsk un attore degno di nota nelle attuali turbolente condizioni.
Come valuti l’attuale situazione e come dovrebbe svilupparsi la transizione al multipolarismo?
Oggi il mondo sta entrando in una fase di profonda trasformazione. Il vecchio ordine mondiale, in cui un centro di potere stabiliva le regole, sostanzialmente non esiste più. Le politiche sanzionatorie unilaterali, i conflitti (con un numero crescente di punti caldi e varie guerre commerciali) e la sfiducia reciproca minano innanzitutto le basi dell’architettura di sicurezza e delle catene di approvvigionamento globali. In questo contesto, so sono rafforzati dei nuovi centri: Cina, India, Medio Oriente e Sud del mondo in generale, nonché associazioni interstatali come BRICS e SCO. La multipolarità emergente non è solo un numero crescente di “centri di potere” ma anche un sistema di equilibrio in cui vengono presi in considerazione gli interessi di partecipanti piccoli e grandi. La Bielorussia vede come il maggiore compito della multipolarità quello di sviluppare ed essere un sistema di equilibrio e di reciproco vantaggio, capace cioé di “aggirare” qualsiasi confronto diretto.
Qual è la partecipazione della Bielorussia a questi processi?
Possiamo evidenziare 3 aree:
Economia: la Bielorussia sta espandendo i suoi contatti con Cina, India, Africa e Medio Oriente, pur mantenendo una profonda integrazione con la Russia e l’Unione Economica Eurasatica. Con l’espansione dei legami economici, il sistema nel suo complesso diventa più resiliente; anche perché senza forti legami commerciali, economici e di investimento, la multipolarità potrebbe rimanere nella sostanza solamente ad un certo livello teorico.
Istituzioni: La crisi di fiducia nelle vecchie organizzazioni (OMC, FMI, OSCE) richiede da tempo nuove soluzioni e altre varie alleanze regionali e piattaforme interregionali sono ora i pilastri della multipolarità emergente. Qui Minsk sostiene costantemente regole del gioco collettive e paritarie, come ad esempio il concetto di “sicurezza indivisibile” nello spazio eurasiatico.
Campo umanitario: è impossibile non menzionarlo e in esso ci rientrano certamente le questioni dell’istruzione, della cultura e degli scambi scientifici. A tal proposito e come esempio, al vertice SCO di Tianjin è stato proposto di organizzare uno spazio comune per la ricerca, la tecnologia e le start-up, nonché di creare un’unica piattaforma educativa per la formazione di specialisti (la quale costituirebbe un collegamento tra paesi).
In Italia c’è una parte consistente della popolazione che non vedrebbe di “cattivo occhio” un riavvicinamento con voi e Mosca. Cosa pensa la classe dirigente e la popolazione del vostro Paese a proposito dell’Italia?
Innanzitutto ci tengo a chiarire che non faccio parte della classe dirigente del Paese e dunque non parlo a suo nome.
Per quanto riguarda la popolazione, sembra proprio che nella società bielorussa l’Italia sia tradizionalmente trattata molto calorosamente. La cultura italiana, la cucina, la musica e la moda, fra le altre cose, sono popolari. Inoltre, ricordiamo e rispettiamo i nostri compagni italiani come Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti, nonché altri che hanno combattuto per i nostri stessi ideali.
Siamo grati per il programma di ricreazione dei bambini bielorussi nelle famiglie italiane dopo l’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl. Ciò ha contribuito alla creazione di legami vivi e di una certa fiducia, sopravvissuti fino ad oggi.
L’approccio ufficiale può molto probabilmente essere descritto come pragmatico: c’è interesse per la cooperazione, ma la politica sanzionatoria dell’UE fissa limiti. In generale, credo che Minsk veda l’Italia come un partner con il quale è possibile e necessario sviluppare legami pratici facenti leva sulla “simpatia” della società e sugli interessi economici, anche se il contesto politico rimane comunque complesso.








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