di Alessandro Fanetti (responsabile dipartimento America Latina del Centro Studi Eurasia e Mediterraneo)
Nel giorno del 214° Anniversario della Dichiarazione d’Indipendenza del Venezuela dalla Spagna, anche in Italia sono state organizzate importanti iniziative di commemorazione e di attualità.
In tale contesto, dunque, in mattinata è stato reso omaggio al “Libertador” Simón Bolívar nella piazza a lui dedicata nella Città Eterna, mentre nel pomeriggio si è svolto un interessante incontro con il Viceministro delle “politiche anti bloqueo” William Castillo.
Iniziative che hanno visto la “partecipazione solidaria”, accanto alla rappresentanza di Caracas in Italia, di molti altri Paesi e di tanti cittadini comuni.
Iniziative estremamente collegate tra loro dal filo rosso della lotta antimperialista per l’indipendenza, la sovranità e la giustizia sociale. Un filo che lega passato, presente e futuro del Venezuela e, almeno idealmente, l’intera area latinoamericana e caraibica.
Se dunque il “Libertador de Nuestra América” ha dato la vita per l’unità e l’indipendenza di questa terra (insieme ad altri grandi condottieri), lasciando il suo fulgido esempio alle future generazioni, il Venezuela Bolivariano dal Comandante eterno Hugo Chavez in poi sta operando su quel luminoso esempio.
E questo è ciò che il Viceministro ha spiegato e raccontato, coadiuvando il tutto con delle slides e con la grande partecipazione del pubblico presente.



Un Venezuela di lotta e di resistenza, per affermare il suo pieno diritto e la sua ferma volontà di scegliersi il proprio destino. Senza interferenze imperiali che riescano a scalfirne la profonda convinzione e l’assoluta dedizione alla causa.
Per un Venezuela pienamente bolivariano, socialista e internazionalista. E per un’area latinoamericana e caraibica unità, sovrana e indipendente.
A tal proposito, i numeri e le statistiche raccontate da Castillo non lasciano spazio a dubbi e chiariscono la strada intrapresa da Caracas e dal suo popolo, anche se lastricata di ostacoli (in primis creati ad arte dalla Potenza che già dal 1823 con la Dottrina Monroe si era arrogata il diritto di gestire a proprio piacimento tutto il continente):
1) Se fino al 2016 gli approvvigionamenti dei prodotti basici erano sostanzialmente tutti importati, le sanzioni USA hanno stimolato la produzione nazionale e al 2024 il 98% di essi è “Made in Venezuela”.
2) Il Venezuela è uno dei 10 Paesi al mondo più sanzionati dagli USA (e da parte dell’Occidente politico) con più di 1.000 sanzioni. Nonostante ciò, la diversificazione degli approvvigionamenti (unita alla creazione di una “rete del sud globale” e alla resilienza popolare) non ha permesso alle sanzioni di raggiungere lo scopo del “cambio di regime”. Anche se a prezzi molto alti dovuti al “regime strangolatorio” di queste ultime, dunque, il popolo bolivariano non ha piegato la testa e ha difeso la sua dignità e libertà.
3) Se il dollaro è la moneta ancora dominante negli scambi internazionali, immaginiamoci per un attimo se chi lo stampa ti impedisce nella sostanza di possederlo. Ciò è accaduto al Venezuela, dove siamo passati da circa 39 miliardi di dollari entrati nelle casse dello Stato nel 2014 ai circa 700 milioni nel 2020. Un colpo devastante ma che ha trovato ancora una volta un “muro resistente”, con capacità di adattamento e costruzione di una risposta significativa.
4) Infine, la dimostrazione “finale” della capacità di resistenza e risposta del Venezuela Bolivariano si è vista con la promulgazione della “Legge anti bloqueo” (Ley Constitucional Antibloqueo para el Desarrollo Nacional y la Garantía de los Derechos Humanos).
Un provvedimento che ha dato un quadro chiaro e strumenti affinati per combattere le sanzioni illegali unilaterali alle quali il Paese è sottoposto.
In conclusione, dunque, è possibile affermare che il Venezuela Bolivariano, in un’alleanza civico-militare profonda e con una coscienza individuale e popolare di alto profilo, sta resistendo e rispondendo alle pressioni occidentali mirate al cambio di regime. Un Venezuela che sta avanzando, faticosamente ma convintamente, verso un proprio modello di sviluppo e di convivenza. Rifiutando le ingerenze esterne ma aprendosi a collaborazioni win-win (vedesi ALBA-TCP e i BRICS+).
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