a cura di Iranian Students’ News Agency
FONTE ARTICOLO: https://en.isna.ir/news/1404040805033/Italian-Geopolitical-Analyst-Zionist-Regime-Seeks-Hegemony-Through
In questi giorni il mondo sta assistendo a palesi atti di aggressione da parte del regime israeliano contro l’Iran ed il suo popolo. A suo modo di vedere perché questo regime compie simili crimini contro civili indifesi a Gaza, in Libano ed in Iran? Cosa lo spinge a perpetrare queste aggressioni?
Israele vorrebbe ridisegnare il Medio Oriente (o Asia Occidentale) in modo tale da rimanere l’unica potenza regionale ed ottenere piena egemonia. Allo stesso tempo, come potenza, ha notevoli limiti geografici, mancando totalmente di profondità strategica. Questa è la ragione per cui cerca di ottenerla a discapito dei suoi vicini, aggredendo ed occupando parte del loro territorio: il sud del Libano o della Siria, ad esempio. Non dimentichiamo, inoltre, che Israele è attualmente nella mani di un manipolo di fanatici convinti che i confini del cosiddetto “Stato ebraico” debbano andare “dal Nilo all’Eufrate”. Il Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich una volta disse che Israele doveva spingersi fino a Damasco, perché così era scritto nei loro testi sacri. Ed anche il loro atteggiamento nei confronti dei Palestinesi è strettamente connesso con le loro credenze religiose. Dio ha promesso loro la terra di Palestina e per questo motivo si sentono in diritto di sterminare le persone che vivevano lì prima di loro, nel medesimo modo in cui lo fecero gli Israeliti secondo quanto è scritto nella Torah. Ora, dopo la caduta di Damasco, l’Iran rappresenta l’ultimo ostacolo rimasto per il pieno raggiungimento dei loro obiettivi. Questa è la ragione per cui hanno attaccato Teheran. Ma questa volta sono andati a sbattere contro un muro.
Il regime israeliano afferma che il suo obiettivo è il programma nucleare iraniano. Nonostante ciò, continua a mirare ospedali, infrastrutture, sedi di giornali e televisioni. E molte delle vittime sono donne e bambini. Come si può spiegare questa contraddizione? Qual è il reale obiettivo dietro queste azioni?
Credo che l’obiettivo reale sia terrorizzare la popolazione iraniana e dare un’immagine di forza (come se potessero fare qualsiasi cosa, in qualsiasi momento, fregandosene del diritto internazionale o dei diritti umani). Ma Israele è una tigre di carta ed hanno sottostimato la risposta della Repubblica Islamica. Inoltre, questo atteggiamento contraddice apertamente il supposto obiettivo del “cambio di regime”. Se miri i civili, come puoi aspettarti il loro appoggio dopo? Netanyahu si dichiara spesso amico del popolo iraniano, ma con le sue azioni ha ottenuto l’esito opposto. E adesso il popolo iraniano è più unito che mai attorno alla sua Guida.
Sebbene le Nazioni Unite e diverse organizzazioni dedite alla tutela dei diritti umani abbiano documentato i crimini di guerra del regime israeliano, i governi occidentali continuano a sostenerlo militarmente e politicamente. Secondo lei, perché i governi occidentali rimangono silenziosi di fronte a questi crimini?
Prendiamo in considerazione il caso dell’Europa. Sfortunatamente, i Paesi europei non sono Stati sovrani. Alcuni di loro sono stati occupati dagli Stati Uniti sin dal 1945; altri hanno deciso di trasformarsi in satelliti dell’America dopo la caduta dell’Unione Sovietica. La stessa NATO è semplicemente uno strumento per mantenere l’Europa in una sorta di cattività geopolitica. Questa non è solo un’occupazione militare. È anche un’occupazione culturale. Siamo parte di una sorta di “impero americano”. Anche se i nostri popoli non tollerano le azioni di Israele in grande maggioranza, i nostri politici (tanto a “destra” quanto a “sinistra”) ed i nostri mezzi di informazione sono totalmente sotto controllo dei centri di potere nordamericani. Inoltre, ho parlato di “occupazione culturale” perché dopo la Seconda Guerra Mondiale ed il cosiddetto “olocausto” ci è stata imposta una sorta di religione del rimorso. Noi europei siamo responsabili per ciò che è successo agli ebrei. Di conseguenza, era nostro dovere aiutarli a costruire il loro Stato e proteggerli a qualsiasi costo e nonostante le loro azioni aggressive. Il risultato è che ora siamo ostaggi sia di Israele che degli Stati Uniti. Se critichi Israele diventi subito antisemita. E questo è abbastanza divertente se consideriamo che la maggior parte dei cittadini israeliani attuali non sono etnicamente semiti.
I media occidentali dipingono spesso Israele come se stesse agendo in “autodifesa”; mentre ignorano i loro massacri a Gaza, in Libano, in Iran, così come le loro campagne di assassinio mirato. Come interpreta questo pregiudizio mediatico e cosa può essere fatto per contrastarlo?
Israele non ha mai agito in “autodifesa”. Ogni singolo conflitto combattuto da Israele (con l’esclusione della cosiddetta “Guerra del Kippur” dell’ottobre 1973) è di fatto il prodotto di un’aggressione israeliana. Nel 1948, gli eserciti arabi attaccarono la nuova entità in risposta ai massacri di palestinesi compiuti dalle bande terroriste sioniste. La “guerra dei sei giorni” fu un’aggressione preventiva israeliana contro i suoi vicini. Lo stesso è vero per le diverse operazioni militari in Libano nel 1978 e nel 1982. Nel 2006, quando Hezbollah rapì alcuni soldati israeliani, l’IDF aveva già pronto un piano d’attacco contro il Libano, allo stesso modo in cui l’invasione di Gaza era già pianificata prima del 7 ottobre 2023. L’unico modo per combattere la bugia dell’autodifesa è diffondere e far conoscere la vera storia di questa entità. Ma come ho detto prima, soprattutto in Occidente, è molto difficile parlare liberamente della vera storia di Israele e dei suoi crimini. C’è sempre il rischio di venire silenziati e condannati all’oblio. Soprattutto se si ricoprono cariche di rilievo.
Qual è, a suo modo di vedere, l’obiettivo nel lungo termine delle politiche aggressive ed espansioniste del regime israeliano? Quali minacce pongono ai Paesi vicini del Medio Oriente queste ambizioni?
Come già anticipato, l’obiettivo è costruire un Medio Oriente dove Israele è l’unico egemone. Hanno distrutto l’Iraq. Hanno distrutto la Siria. Il Libano, a prescindere dalla presenza di Hezbollah, non è uno Stato sovrano e indipendente (il suo spazio aereo viene costantemente violato da Israele). La Giordania è solo una zona cuscinetto tra Israele e l’Iraq. E non dimentichiamoci degli “accordi di Abramo” che l’amministrazione Trump vorrebbe ulteriormente espandere. Ad oggi, il progetto israeliano continua a riscuotere un certo successo. Ma con l’attacco all’Iran hanno fatto un grave errore di calcolo che ha mostrato tutta la loro debolezza e dipendenza dagli aiuti esteri.
Qual è stata la sua personale reazione ai recenti attacchi contro l’Iran e l’assassinio di civili? C’è un messaggio che vorrebbe condividere con noi?
Ho avuto modo di visitare recentemente Teheran ed ho avuto l’onore ed il piacere di essere intervistato alla televisione nazionale, lo stesso edificio bombardato dall’entità sionista. Ho sentito una profonda rabbia ed, onestamente, sono rimasto senza parole di fronte ad un’azione che mi ha ricordato quella compiuta dalla NATO a Belgrado nel 1999. Cosa che, inoltre, ha mostrato la comune identità tra due entità volte all’espansione, sebbene in modalità differenti. Tuttavia, conosco bene la forza del popolo iraniano e la sua capacità di resistenza. Questa è solo una fase di un conflitto che, nonostante il cessate il fuoco, sarà ancora lungo. Israele può sembrare forte ma in realtà ha parecchi punti deboli. L’Iran, al contrario, ha una forza che deriva dalla sua storia millenaria. Resisterà come lo ha fatto durante la “guerra imposta” degli anni ’80.
Gli Stati Uniti sono soliti porre il veto sulle risoluzioni dell’ONU che condannano i crimini del regime israeliano. Secondo lei le politiche degli Stati Uniti favoriscono e sostengono queste aggressioni?
Gli Stati Uniti hanno un serio problema interno dovuto al ruolo sempre più invasivo giocato dalla lobby sionista nelle sue istituzioni. È indubbiamente troppo potente. I politologi John Mearsheimer e Stephen Walt in passato hanno dimostrato come questa lobby operi anche contro l’interesse degli stessi Stati Uniti, fondamentalmente costringendoli sempre ad agire in pieno supporto delle politiche israeliane. E adesso abbiamo visto come Donald J. Trump abbia salvato Netanyahu fornendogli una via d’uscita da una situazione che stava divenendo estremamente pericolosa. I due Paesi sicuramente condividono il medesimo disprezzo per il diritto internazionale e le regole. Sfortunatamente viviamo ancora in un mondo dove gli Stati Uniti (nonostante un evidente declino politico-economico) decidono ancora cosa è giusto e sbagliato. Stiamo vivendo gli ultimi istanti del sistema unipolare (e l’attacco all’Iran, assai debole, l’ha ampiamente dimostrato). Tuttavia, solo quando passeremo questa fase ed esisterà un pieno multipolarismo, potremo pensare di condannare apertamente queste aggressioni e di portere i responsabili di fronte ad una corte.
Il regime israeliano spesso afferma di mirare su obiettivi militari, ma quasi sempre vengono colpite aree civili. Questo è evidente a Gaza, dove l’alto numero di vittime tra i minori, o i sopravissuti mutiliati parlano da soli. Allo stesso modo, nel corso dei recenti attacchi all’Iran molte delle vittime sono state donne, bambini e civili. Per quale motivo Israele attacca e uccide così tanti civili?
Ho citato prima John Mearsheimer e Stephen Walt. Proprio loro hanno anche messo in evidenza come la propaganda israeliana che punta il dito contro Hamas ed Hezbollah (accusati di usare i civili come scudi umani) sia totalmente inconsistente. In realtà, è vero l’esatto opposto. Le colonie sioniste in Cisgiordania, ad esempio, sono costruzioni sia civili che militari. Per ciò che concerne Gaza, mi pare chiaro che l’obiettivo sionista, colpendo la popolazione civile, sia quello di spingerli ad abbandonare la Striscia. In altre parole, l’obiettivo è la pulizia etnica della Striscia in modo da farne un nuovo spazio coloniale. Facendo ciò, Israele può anche sfruttare i bacini gassiferi che si trovano nel mare di Gaza. E sappiamo che uno degli obiettivi di Tel Aviv è divenire anche potenza energetica regionale. Lo stesso discorso vale per il sud del Libano. Il caso dell’Iran è diverso. Israele non può ovviamente occupare l’Iran, ma sono convinti che prendendo di mira i civili (soprattutto quelli legati alle istituzioni della Repubblica Islamica) possono favorire un “cambio di regime”. Al momento, tuttavia, hanno ottenuto il risultato contrario, come già anticipato.
Il regime sionista possiede armi nucleari in grande quantità senza nessun controllo dell’AIEA. Nonostante ciò ha attaccato l’Iran con il pretesto del timore che questo stesse sviluppando la bomba atomica. Non è un chiaro esempio di “double standard” nelle relazioni internazionali? In che modo la comunità internazionale dovrebbe confrontarsi con questa ipocrisia?
Credo che la comunità internazionale dovrebbe essere molto preoccupata dall’atteggiamento e comportamento di Israele. In più di un’occasione ho definito Israele come una minaccia non solo per i suoi vicini immediati ma per tutti i Paesi che si trovano tra il fiume Indo e Gibilterra. E lo dico facendo riferimento alla cosiddetta “opzione Sansone”: l’idea che Israele, se sotto minaccia esistenziale, possa optare per una sorta di autodistruzione che si porta con sé nemici e amici (veri o presunti). Nel 1994, il colono Baruch Goldstein fece qualcosa di simile nella moschea di Ibrahim ad Hebron. Uccise trenta fedeli raccolti in preghiera prima di venire ucciso a sua volta. Lo fece imitanto Sansone e lui stesso divenne una sorta di eroe per molti israeliani. In passato, Moshe Dayan (capo militare e politico di Israele) diceva che Israele sarebbe dovuto essere come un cane pazzo di cui tutti avrebbero dovuto avere paura. Questo è curioso perché la cosiddetta comunità internazionale sembra terrorizzata da uno Stato musulmano con la bomba atomica. Il programma nucleare del Pakistan, ad esempio, è stato pesantemente criticato, nonostante abbia solo una funzione di deterrenza contro quello indiano. A mio modo di vedere, l’arsenale nucleare israeliano è molto più pericoloso di quelli coreano o pakistano. Parliamo, dopotutto, di un Paese che non ha mai siglato il trattato di non proliferazione (a differenza dell’Iran) e che agisce sempre in spregio della vita umana ed apertamente contro il diritto internazionale. Nonostante ciò, in Occidente, lo consideriamo un nostro amico ed alleato. Questo è ridicolo. Per questo motivo, Paesi come Cina, Russia, Iran dovrebbero agire il più in fretta possibile per favorire l’evoluzione del sistema globale verso il multipolarismo. L’Europa, a causa della sua condizione geopolitica e della sua crisi interna ed esterna (soprattutto in termini di credibilità), non può giocare alcun ruolo in questa corsa.
Il CeSE-M sui social