Cina-Russia: Qin Gang e Lavrov respingono la propaganda occidentale

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di Giulio Chinappi

ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL BLOG DELL’AUTORE

Nessun allontanamento tra Cina e Russia: questo il messaggio lanciato congiuntamente dai ministri degli Esteri dei due Paesi, Qin Gang e Sergej Lavrov, che respingono la propaganda occidentale volta a seminare la discordia tra Pechino e Mosca.

La propaganda occidentale operata da mass media e governi dei principali Paesi atlantisti è solita attaccare individualmente la Repubblica Popolare Cinese e la Federazione Russa, ma uno dei suoi principali obiettivi è anche quello di seminare la discordia tra le due potenze che si oppongono con maggior forza al progetto egemonico statunitense. Soprattutto dall’inizio dell’operazione militare speciale russa in Ucraina, i media occidentali hanno intensificato la loro attività con il fine di creare una frattura nelle relazioni russo-cinesi, tuttavia i loro desideri non hanno trovato conferma nei fatti.

Proprio in queste ore, i due ministri degli Affari Esteri, Qin Gang e Sergej Lavrov, hanno confermato la comunanza di vedute tra Cina e Russia, un messaggio che assume una particolare importanza visto che Qin ha assunto l’incarico solamente pochi giorni fa, sostituendo lo storico capo della diplomazia di Xi Jinping, il sessantanovenne Wang Yi. Wang era stato nominato ministro degli Esteri all’inizio del 2013, nelle prime settiimane del mandato di Xi Jinping alla guida del Partito Comunista Cinese, prima ancora che questi assumesse ufficialmente la presidenza della Repubblica Popolare. Tuttavia, dopo dieci anni passati a guidare il ministero, Wang ha assunto l’incarico di direttore dell’Ufficio della Commissione Centrale per gli Affari Esteri del PCC, lasciando il posto libero per il cinquantaseienne Qin Gang, ex vice dello stesso Wang tra il 2018 e il 2021 e poi ambasciatore della Repubblica Popolare negli Stati Uniti dal luglio del 2021.

Probabilmente, negli Stati Uniti qualcuno sperava che la nomina di Qin avrebbe rappresentato un cambiamento nella politica estera cinese. In quanto ex ambasciatore a Washington, egli poteva essere visto come l’uomo giusto per migliorare le relazioni con gli USA, sebbene anche in qualità di ambasciatore Qin non abbia mai risparmiato critiche al Paese nordamericano. Ad ogni modo, il nuovo ministro degli Esteri cinese non sembra avere nessuna intenzione di deteriorare le relazioni con Mosca, come dimostrano le sue stesse dichiarazioni.

Sono pronto a mantenere stretti rapporti con il ministro degli Esteri [della Federazione Russa]“, ha affermato Qin dopo la sua conversazione telefonica con Sergej Lavrov. “Siamo pronti a lavorare con la Russia per attuare l’importante consenso raggiunto tra i leader dei due Paesi e continuare a portare avanti senza sosta le relazioni tra Cina e Russia“, ha aggiunto Qin Gang. Secondo Qin, la guida strategica del leader cinese Xi Jinping e del presidente russo Vladimir Putin ha contribuito a spingere il partenariato strategico globale tra i due Paesi a un livello molto alto, ma il nuovo capo della diplomazia cinese ha anche specificato che le relazioni sino-russe non sono rivolte a danneggiare terzi.

Secondo la nota rilasciata dal ministero degli Esteri di Mosca, due diplomatici “hanno discusso una serie di questioni urgenti sull’agenda bilaterale, globale e regionale. Entrambi hanno convenuto che la politica degli Stati Uniti e dei loro satelliti di stabilire un’egemonia negli affari globali e innescare un confronto tra Russia e Cina in vista di questo obiettivo così come qualsiasi interferenza nei loro affari interni e tentativi da parte dell’Occidente di limitare lo sviluppo dei due Paesi imponendo sanzioni o qualsiasi altro modo illegittimo è inaccettabile“. Lavrov e Qin hanno inoltre “valutato positivamente il dialogo costruttivo e l’elevato livello di coordinamento bilaterale presso le Nazioni Unite, i BRICS, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, il G20 e nell’ambito delle interazioni con l’ASEAN, nonché in altri formati“, in linea con le relazioni di fiducia tra i due Paesi partner.

Le dichiarazioni dei due ministeri degli Esteri non devono certo essere state accolte favorevolmente negli Stati Uniti, che vedono il partenariato russo-cinese come il principale ostacolo alla realizzazione del proprio progetto egemonico. Questo punto di vista è stato espresso anche dal vice ministro degli Esteri russo, Andrej Rudenko, intervistato dal quotidiano Izvestija. Secondo Rudenko, “il principale incubo politico ed economico per l’Occidente nel quadro della sua linea strategica anti-russa – indipendentemente dal fatto che sia attuata sullo sfondo dell’operazione militare speciale o derivi da altri motivi profondi – sono le nostre relazioni in via di sviluppo dinamico con l’Asia“. Rudenko ha aggiunto che il mondo moderno non vuole “seguire le regole del gioco imposte dall’Occidente“. “I Paesi orientati positivamente non hanno fretta di iscriversi a nuove ‘coalizioni chiuse di persone che la pensano allo stesso modo’, di investire risorse in schemi di blocco, di alimentare le ambizioni geopolitiche e geoeconomiche di Washington e dei suoi alleati“, ha affermato il diplomatico, osservando che i Paesi asiatici sono guidati dai principi del benessere e della prosperità delle nazioni, non dalla rivalità geopolitica.

Il punto di vista di Rudenko trova conferma anche nelle parole del ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, che, a nome del suo governo, ha ancora una volta respinto le sanzioni unilaterali imposte dal blocco atlantista alla Federazione Russa. Jaishankar ha affermato che l’India continuerà a comprare petrolio russo in quanto esso rappresenta l’opzione più conveniente per Nuova Delhi: “Si tratta semplicemente di cercare l’opzione migliore sul mercato per soddisfare le esigenze del consumatore indiano. Ed è una risposta in una situazione in cui tutti gli altri perseguono i propri interessi politici ed energetici senza inibizioni“, ha affermato il ministro. “Una potenza in ascesa cerca costantemente di promuovere i propri interessi e spesso si scontra con la posizione collettiva di quelli più grandi o più radicati“, ha osservato Jaishankar. “In diplomazia, tutti i Paesi esprimono le proprie opinioni mentre perseguono i propri interessi. [Solo] perché gli altri non sono d’accordo con te su tutte le questioni, non smetti di collaborare. Con una tale logica, non faremmo affari con nessuno!“, ha concluso il ministro indiano.

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