RECENSIONE | Erik Nilsson – “Più vicini al Paradiso” (Anteo Edizioni, 2022)

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di Giulio Chinappi

In un’edizione aggiornata e ampliata, “Più vicini al Paradiso” (Anteo Edizioni, 2022) ripercorre i viaggi di Erik Nilsson attraverso le regioni più remote della Cina, evidenziando i successi del Paese nell’alleviamento della povertà.

Dopo la prima edizione pubblicata lo scorso anno da anteo Edizioni, il giornalista Erik Nilsson torna con una seconda edizione ampliata e aggiornata di Più vicini al Paradiso (Anteo Edizioni, 2022). Il contenuto del libro è ben riassunto dal sottotitolo dello stesso: “Il viaggio di un ‘nomade globale’ attraverso la Cina e il suo alleviamento della povertà”. Il “nomade globale” è Erik Nilsson, giornalista statunitense che ha dedicato molti anni della sua vita a viaggiare nelle regioni più remote della Cina, assistendo in prima persona ai successi del Paese nel percorso di alleviamento della povertà anche di fronte a grandi sfide e ostacoli: “Il giornalismo mi ha mostrato che la Cina è un Paese che si scopre meglio sul dorso di yak, struzzi, cavalli, elefanti e cammelli. Cioè, navigandone in prima persona le tundre, i terreni agricoli, le praterie, le giungle ed i deserti” (pp. 19-20).

Il 12 maggio 2008, Wenchuan, nella regione del Sichuan, fu colpita da un terremoto di magnitudo 7.95. Con quasi 90.000 morti confermati, è ad oggi il terzo terremoto più mortale del XXI secolo dopo il maremoto dell’Oceano Indiano nel dicembre del 2004 ed il terremoto di Haiti nel gennaio del 2010. Il viaggio di Nilsson inizia proprio da qui, nella prima parte, “Quando la terra non sta ferma”. 

Gli edifici semplicemente non c’erano più. Quasi tutto quello che avevamo visto dal finestrino della macchina, ora dopo ora, giorno dopo giorno, era un susseguirsi chilometro dopo chilometro di tende e macerie, seguite da tende e macerie – e ancora tende e altre macerie” (p. 36). Nilsson, nei suoi numerosi viaggi nel Sichuan, ha avuto modo di constatare la distruzione causata dal terremoto e la capacità della popolazione locale e delle autorità regionali e nazionali di risollevarsi dalla tragedia. Il capitolo è costellato di storie di persone che l’autore ha avuto modo di incontrare nel corso dei suoi viaggi, e che spesso ha aiutato personalmente grazie alle azioni di solidarietà messe in piedi da Nilsson e dai suoi amici.

Il terremoto, pur avendo rappresentato un evento tragico e traumatico, è stato utilizzato come occasione per ricostruire in meglio, risolvendo molti dei problemi che affliggevano la popolazione in passato e prevenendo possibili futuri eventi catastrofici. Dagli edifici alle vie di comunicazione, il tutto è stato rimesso in piedi utilizzando tecniche e materiali all’avanguardia, portando ad una modernizzazione accelerata delle aree colpite dal sisma. “Tutti hanno una casa. E l’industria si è ripresa”, ha detto qualche anno dopo Huang Zhuo, segretario del Partito Comunista della città di Hongbai (p. 137). “La ricostruzione della città come insediamento moderno e resistente ai disastri è stato un risultato monumentale”. La città di Shuimo, tra le più vicine al terremoto, è stata ricostruita secondo un ambizioso progetto portato avanti dall’Università di Pechino: “I progettisti hanno deciso che doveva essere trasformata in una destinazione turistica rispettosa dell’ambiente” (p. 144). “Ciò ha comportato la garanzia di basse emissioni di carbonio”.

Una reazione simile ha avuto luogo poco tempo dopo in occasione del terremoto di Ya’an, il 20 aprile 2013, sempre nella regione del Sichuan, causato dalla stessa faglia Longmenshan che aveva dato vita al terremoto di Wenchuan. La Cina, però, ha dimostrato di saper utilizzare l’esperienza accumulata per rispondere al nuovo evento sismico: “Lo sviluppo accelerato dell’area nei cinque anni successivi al sisma ha significato molti meno edifici crollati nel terremoto di Ya’an, mentre il conteggio dei corpi è una frazione di quello di Wenchuan” (p. 164). “Il popolo del Sichuan, della Cina e del mondo era stato portato più lontano dall’Inferno e, in definitiva, più vicino al Paradiso”. 

La seconda parte del libro, “Più vicini al Paradiso”, è dedicata ai viaggi che Nilsson ha intrapreso nell’altopiano del Qinghai-Tibet, il cosiddetto “tetto del mondo”, ma anche uno dei luoghi più accidentati e inospitali del pianeta. Anche quest’area, ed in particolare la prefettura di Yushu nella provincia del Qinghai, ha vissuto il suo dramma sismico il 14 aprile 2010. Qui Nilsson si è reso protagonista di un importante progetto per portare la luce alle scuole elementari locali attraverso l’installazione di pannelli solari: “Sebbene i bambini di Yege fossero la prima generazione in grado di leggere, ritornavano effettivamente analfabeti dopo il tramonto. Questo perché non c’era elettricità” (p. 178). Questo non solo ha permesso agli studenti di leggere dopo il tramonto, ma anche aperto la strada all’introduzione di dispositivi elettronici come televisori e computer che in precedenza non erano presenti nella maggioranza delle scuole di queste aree: “I bambini sono esplosi in applausi quando le luci si sono accese per la prima volta. Così ha fatto il mio cuore” (p. 181).

Nei lunghi chilometri percorsi sull’altopiano, Nilsson ha avuto modo di conoscere le storie e di aiutare molti abitanti locali, assistendo in prima persona allo sviluppo di una regione che dalla povertà si sta affacciando alla modernità, ripristinando allo stesso tempo un ambiente naturale che era stato intaccato dall’azione dell’uomo. La seconda parte dell’opera offre infatti “una testimonianza davvero potente degli approcci innovativi che la Cina e il Qinghai hanno continuato a sviluppare non solo per proteggere ma anche ripristinare il fragile ambiente dell’altopiano migliorando la qualità della vita delle persone” (p. 275) ed una “dimostrazione di come gli approcci adottati nel Qinghai operino al di fuori della concezione popolare in cui la protezione dell’ambiente e lo sviluppo umano esistono necessariamente in conflitto e competono all’interno di un gioco a somma zero” (p. 277).

Nella parte terza, “Dalla povertà alla prosperità”, Nilsson analizza come “la Cina [abbia] escogitato approcci innovativi e persino improbabili per alleviare la povertà” attraverso “la strategia mirata e diversificata di riduzione della povertà proposta dal Presidente Xi Jinping”. “Sono stato spesso sorpreso dalle soluzioni non convenzionali che ho incontrato in tutto il Paese, dai deserti della Mongolia interna alla tundra del Tibet, dalle foreste del Guizhou alle praterie dell’Hebei. Ma forse la cosa più sorprendente di questi progetti a volte strani è che funzionano davvero. Hanno portato con successo, anche se forse sorprendentemente, decine di milioni di persone dalla povertà alla prosperità” (p. 309).

Una delle realizzazioni più incredibili è probabilmente rappresentata dalla Beidou Bay VR Town, “un innovativo progetto tecnologico di aiuto alla povertà in un villaggio di montagna boscoso nelle zone rurali del Guizhou” (p. 316). “Era la prima volta che vedevo un approccio alla riduzione della povertà basato sulla realtà virtuale, figuriamoci in combinazione con un parco di divertimenti, in particolare in un luogo in cui gli abitanti del villaggio in precedenza avevano pochi contatti con i computer” (p. 318), afferma Nilsson.

La quarta parte, “Diari dello Yangtze”, ripercorre un viaggio svolto da Nilsson nel 2018 lungo la cintura economica del fiume Yangtze, dando una chiara visione del “miracolo economico” della Cina: “Nel 2018, la nazione era in fermento per le celebrazioni del miracolo economico prodotto dalla riforma e dall’apertura. Ho deciso di esplorare cosa significasse questo per la cintura economica del fiume Yangtze, uno dei progetti di coordinamento economico più ambiziosi del Paese” (p. 385).

Le risposte alle mie domande indicavano un modello di sviluppo diverso da quello che avevo previsto prima di partire. Mi aspettavo innovazione ma trovavo anche novità. E divertimento. E avevo visto come il coordinamento economico spesso riguardi letteralmente il collegamento dei puntini, cioè sulla mappa e tra i nodi di produzione. L’immagine che crea è un ritratto a mosaico di prospettive per una prosperità ancora maggiore che possa scorrere lungo il fiume e nel mondo” (p. 427).

In conclusione, questa sorta di diario di viaggio redatto da Erik Nilsson rappresenta un testo chiave per chi intende conoscere il percorso della Cina verso una società moderatamente prospera non solo attraverso i testi ufficiali, ma anche attraverso gli occhi di un viaggiatore straniero ed il racconto di tanti individui che sono i veri protagonisti dell’ascesa della Cina sul palcoscenico globale. 

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