DIRITTI UMANI, STATO SOCIALE E AMBIENTE NELLA CINA DELLA NUOVA ERA

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di Andrea Turi

La Storia dello sviluppo dei diritti umani è anche quella dell’evoluzione della civiltà umana; in materia, in qualità di grande Paese emergente, la Cina propone pratiche, storie e teorie che raccontano di una Nazione capace di fornire al mondo un modo differente di pensare ed un approccio specifico alla questione; si può, così, affermare senza timori di essere smentiti, che l’esperienza cinese, peculiare ed unica nel suo genere, ha contribuito – e tuttora contribuisce – al delineamento di un modello diverso per il lavoro e la ricerca sull’oggetto in essere.

I Governi che si sono succeduti alla guida della Repubblica Popolare Cinese hanno condotto questo grande Paese asiatico, diventato oggi una delle maggiori potenze globali, su un percorso che potesse conciliare le proprie esigenze nazionali con le rivendicazioni universali sui diritti umani; come affermava il Libro Bianco Sui diritti umani in Cina nel 1991, lo sviluppo di tali, infatti, è un processo storico “vincolato dalle condizioni storiche, sociali, economiche e culturali di ogni Paese1”:costruita su una Cina dalla Storia e dalla Cultura millenaria che per un lungo lasso di tempo è stata caratterizzata da profonda arretratezza e povertà, la Cina della Nuova Era ha dovuto, per prima cosa, risolvere i suoi problemi di sussistenza; ed è per tale ragione che a Pechino considerano il diritto alla sussistenza e il diritto allo sviluppo come i diritti umani primari da promuovere e da difendere dal momento che – come buon senso impone al ragionamento – se ad un popolo non è garantito il diritto alla sussistenza, parlare di tutti gli altri diritti umani non è che costruire castelli in aria privi di qualsiasi fondamento che ne supporti l’architettura. Il popolo cinese ha imparato l’essenza dell’importanza della conquista dei diritti umani dalla pratica quotidiana dopo aver lottato strenuamente per conquistare i propri diritti ad esistere nel corso della Storia più recente.

Come esplicato da Zhang Yonghe nel suo La Cina e la protezione mondiale dei diritti umani, “mettere in atto i diritti umani non è affatto semplice come scrivere parole in testi legali. Con riferimento alla Cina, le persone in passato hanno sofferto sotto le forze oppressive dell’imperialismo, del feudalesimo e del capitale clientelare. Per ribaltare il peso schiacciante di queste “tre montagne”, il popolo cinese ha lottato per più di cento anni per il perseguimento dei propri diritti. Ciò alla fine ha portato all’indipendenza, alla liberazione e a un significativo miglioramento in termini di diritti umani in Cina. Tuttavia, ciò non implica che una garanzia globale dei diritti umani sia possibile dall’oggi al domani. La povertà non può essere eliminata in un breve periodo di tempo e le risorse socioeconomiche necessarie per garantire i diritti umani rimangono scarse. Date le condizioni storiche, la sussistenza rimane la massima priorità. Pertanto, accelerare lo sviluppo per garantire la sussistenza è necessario per la Cina. Essendo rimasto povero e arretrato per un lungo periodo di tempo, sia il diritto alla sussistenza che il diritto allo sviluppo rimangono le massime priorità per un Paese in via di sviluppo come la Cina e sono diventati i “diritti primari” nel gergo cinese dei diritti umani2. I primi tre decenni di esplorazione e sviluppo dalla fondazione della Nuova Cina hanno gettato solide basi per la protezione di questi diritti primari. I successivi quattro, contrassegnati dalle politiche di “Riforma e Apertura”, hanno dato nuovo impulso a questo progetto, creando le condizioni materiali per sostenerlo e determinando una crescita notevole. Sulla base della garanzia del diritto agli standard di vita di base e alla sicurezza sociale, la Cina si concentra sulla protezione dei diritti che assicurano le fondamenta delle persone: il diritto al lavoro, il diritto alla proprietà e il diritto all’istruzione. In questo modo, i risultati della Cina nel campo dei diritti umani sono stati notevoli”3.

A partire dalle politiche di apertura che hanno caratterizzato l’era di Deng Xiaoping, nel corso delle ultime quattro decadi il Governo centrale cinese, quindi, si è mosso affinché la protezione, la promozione e il rispetto dei diritti umani si conformassero alle condizioni nazionali e, al contempo, creassero esperienze originali e nuovi orizzonti di progresso nella salvaguardia dei diritti personali dell’individuo all’interno della propria comunità sociale. La teoria dei diritti umani promossa da Deng si basava su un pionieristico lavoro di socialismo con caratteristiche cinesi; egli, infatti, reputava che i diritti umani dovessero appartenere alla schiacciante maggioranza del popolo e affermava che la guida della modernizzazione cinese dovesse essere basata sulla sua specifica realtà in cui il concetto di prosperità diffusa si pone alla base dello sviluppo dell’economia socialista di mercato; una realtà specifica in cui lo sviluppo della modernizzazione socialista e la liberazione delle forze produttive hanno gettato solide fondamenta per la realizzazione dei diritti umani, uguaglianza e libertà, fornendo, inoltre, una garanzia realistica per il miglioramento degli standard di vita delle persone e la costruzione di un sistema teorico di diritti umani.

Succeduto a Deng Xiaoping, Jiang Zemin elaborò la Teoria delle tre rappresentanze, secondo la quale il potere e la forza del Partito Comunista Cinese derivavano dal fatto che esso fosse in grado di rappresentare le esigenze delle forze produttive più avanzate del Paese, di dare voce a più avanzati orientamenti culturali e di garantire gli interessi dei più ampi strati della popolazione; egli elaborò, inoltre, le modalità fondamentali per la stretta integrazione dei diritti umani collettivi e individuali, necessarie per coordinare lo sviluppo e l’integrazione dell’universalità dei diritti umani con le condizioni nazionali.

Con la guida di Hu Jintao fu il concetto di armonia ad essere posto al centro del discorso politico anche in materia di diritti; si apriva, così, un nuovo periodo in cui la Cina muoveva ulteriori passi in avanti nella costruzione di un sistema teorico dei diritti umani con caratteristiche cinesi che ne enfatizzasse e ne promuovesse la pratica in un rinnovato spirito armonioso e collaborativo tra individuo e potere politico, al fine di fornire un forte supporto sociale alla costruzione dell’impianto di base della teoria cinese dei diritti umani. In questa prospettiva, la stretta relazione tra Stato e società ha condotto con il tempo ad una nuova dimensione di armoniosa relazione che ha portato la Nazione tutta al superamento delle irreversibili, insormontabili contraddizioni e limitazioni contenute nelle elaborazioni pregresse dello stesso concetto di diritto umano4.

Un nuovo capitolo nella Storia della civilizzazione umana – non solo cinese – si apre, poi, con l’istituzione del concetto di sviluppo che informa il pensiero di Xi Jinping; il nucleo dell’innovazione del discorso di Xi è la “trasformazione di un discorso contraddittorio in uno armonioso basato sugli interessi fondamentali delle persone, […] un’esplorazione pratica sulla base dell’unità degli interessi fondamentali delle persone e sul nobile obiettivo della libertà umana e dello sviluppo a 360 gradi. Questo approccio sostituisce la politica del potere con quella di un negoziato armonioso tra le parti, il discorso egemone con il discorso paritario. Le linee guida del concetto di sviluppo incentrato sulle persone sono olistiche e a lungo termine, ed incarnano anche in Patria il più ampio contributo cinese all’interno del discorso mondiale sui diritti umani5. Lo stesso Xi Jinping nel suo proporre una comunità del destino umano ha posto al centro di tale teorizzazione lo spirito dello sviluppo dei diritti umani: “la costruzione della comunità del destino umano è l’obiettivo della costruzione del sistema teorico dei diritti umani. In Cina la categoria dei diritti umani, procedendo dalle specificità economiche e sociali, ha promosso la realizzazione ultima di uno sviluppo a tutto tondo del genere umano e incarnato gli attributi naturali e sociali del genere umano così come l’unità dell’universalità e la particolarità dei diritti umani. Il centro è il diritto fondamentale alla sopravvivenza e allo sviluppo6.

Lo sviluppo incentrato sulle persone teorizzato da Xi prevede che il popolo sia il creatore della propria Storia, la forza fondamentale che determina il successo del Partito e della Nazione. L’obiettivo diventa, quindi, il raggiungimento delle aspirazioni del più ampio numero di persone a vivere una vita migliore; obiettivo che riflette l’idea che la modernizzazione cinese serva uno sviluppo pieno dell’umanità. Tale concetto è sfaccettato ma si incardina su alcuni perni fondamentali e saldi: lo sviluppo umano libero e completo, che è l’obiettivo perseguito dal marxismo; ammodernamento dei materiali; il ruolo chiave del popolo nel guidare e promuovere il processo di modernizzazione, che a sua volta implica l’importanza di mobilitare l’entusiasmo e la creatività del popolo, credere e fare affidamento sul popolo per creare congiuntamente la modernizzazione socialista; e i risultati dello sviluppo sono condivisi da tutte le persone. Questi cinque aspetti sono l’anima ideologica e la base teorica per la realizzazione della modernizzazione socialista guidata dal Presidente Xi; si può concludere, quindi, che la modernizzazione socialista della Cina è essenzialmente la modernizzazione di uno sviluppo umano a tutto tondo, come definito nella Costituzione del Partito Comunista Cinese e comprende una modernizzazione a livello individuale, sociale, nazionale e globale. A livello individuale, tale modernizzazione riflette pienamente il concetto marxista di sviluppo umano libero e a tutto tondo, mentre a livello sociale, l’intento è quello di costruire una società sviluppata di prosperità condivisa. A livello nazionale, l’obiettivo è completare la costruzione di un grande Paese socialista moderno, mentre a livello globale è tenere alta la bandiera della pace, dello sviluppo, della cooperazione e dei risultati vantaggiosi per tutti; e per diventare un sostenitore, praticante e tedoforo di una comunità globale con un futuro condiviso7.

Una Cina moderna e socialista continuerà i suoi sforzi per salvaguardare la pace mondiale, contribuire allo sviluppo globale e sostenere l’ordine internazionale.

Prima di soffermarci sui più recenti sviluppi in materia di diritti umani nella Repubblica Popolare Cinese, il lettore ci permetta una digressione utile a comprendere quanto complesso sia orientarsi in questo spinoso campo di indagine. Il cammino intrapreso dalla Cina nel campo della promozione dei diritti umani rappresenta tuttora un unicum a livello globale, dal momento che a Pechino propongono al mondo un concetto innovativo di sviluppo che si orienta e si incardina sui bisogni delle persone, mettendole al centro dell’azione politica: la Cina si muove, dunque, lungo un percorso votato allo sviluppo dei diritti umani che si adatta al suo pensiero e alla sua realtà, capace, al contempo, di combinare l’universalità dei diritti umani con la specificità della condizione cinese. Pechino sta oggi mostrando con successo alla comunità internazionale e al mondo intero che esiste un nuovo modo di pensare, una nuova visione fondata su una concezione diversa dell’individuo e dei suoi diritti all’interno della comunità sociale in cui vive e si sviluppa, a partire dall’esperienza cinese; nonostante l’universalità dei diritti umani si fondi sul valore della dignità umana e questa sia basata su interessi comuni e norme morali primarie condivise da tutti, non esiste – e non può esistere – nessun modello che sia universalmente applicabile per appagare i diritti umani, e i diritti umani possono progredire soltanto nel contesto delle condizioni nazionali e dei bisogni delle persone. Da qui la conclusione che l’impianto teorico in materia di diritti umani elaborato da un Paese “deriva dalla distintiva identità nazionale, cultura e religione, sistema sociale e livello di sviluppo. Paesi, etnicità e comunità differenti hanno differenti visioni sui diritti umani. Possiamo imparare preziose informazioni sui diritti umani dagli altri Paesi ma non possiamo copiarne interamente i loro modelli8.”

L’approccio della Repubblica Popolare Cinese alla materia non può, dunque, che derivare da una propria e specifica traiettoria storica, culturale, sociale e politica; nello specifico, “le risorse culturali del sistema teorico dei diritti umani con caratteristiche cinesi combina il valore dei diritti umani primari, le risorse della tradizione culturale e la pratica dei diritti umani ad uno stadio storico specifico al fine di formare una struttura scientifica e complessa. L’istituzione della teoria dei diritti umani con caratteristiche cinesi ha giocato un ruolo positivo nella promozione dello Stato di diritto e nella politica inerenti i diritti umani. L’innovazione e lo sviluppo del sistema teorico dei diritti umani con caratteristiche cinesi rappresentano una esplorazione preliminare nel discorso sui diritti umani e un tema importante del diritto relativo ai diritti umani sta avanzando nel tempo. La riforma della pratica dei diritti umani in Cina ha promosso l’innovazione e lo sviluppo nella costruzione dei diritti umani […], questa struttura teorica del sistema riflette pienamente la relazione armoniosa tra uomo, natura e società, ed è un importante passo avanti nel quadro del modello di conoscenza e del layout strategico che fonda le sue basi sulla volontà di costruire un Paese retto dal diritto e dalla garanzia dei diritti umani. Le persone, il popolo, sono la forza motrice fondamentale della Storia e il raggiungimento di una condizione di vita migliore incentrata sui bisogni delle persone era, ed è, l’aspirazione originale, il fine ultimo dell’azione politica della Repubblica Popolare Cinese9”.

Zhang Jun, attuale procuratore generale della Procura Suprema del Popolo e Ministro della Giustizia, ha chiarito che lo sviluppo dei diritti umani deve dimostrare di essere in linea con le condizioni specifiche della Cina, i desideri del popolo cinese e i requisiti imposti dai tempi: “il concetto cinese di sviluppo dei diritti umani con caratteristiche cinesi è basato sulle condizioni nazionali, centrato sul popolo, orientato allo sviluppo, guidato dallo Stato di diritto e dall’apertura. La realizzazione e il progresso che la Cina ha compiuto nello sviluppo dei diritti umani devono essere considerati come il più grande progetto inerente i diritti umani e la miglior pratica nella promozione dei diritti umani. Ci opponiamo e non accetteremo mai che l’uso dei diritti umani sia una scusa per interferire con gli affari interni della Cina e mini la sovranità e l’integrità territoriale della Cina10”.

La Cina insiste nel sostenere fermamente che “una vita felice sia il diritto umano più importante” e nel Paese del Dragone i diritti fondamentali riconosciuti coprono tutto lo spettro di quei diritti propri dell’uomo – siano essi economici, politici, sociali e civili – previsti negli accordi internazionali sui diritti umani; il riconoscimento, il rispetto e la salvaguardia dei diritti personali più elementari sono il riflesso del livello di civiltà di un Paese, mentre i diritti inalienabili dell’uomo rendono l’uomo indipendente e libero; senza questi diritti – che sintetizzano il concetto di sovranità nell’individuo – un Paese non si può dichiarare indipendente: “è impossibile – sostiene Liu Hainian – proteggere il diritto di sopravvivenza delle persone senza l’indipendenza nazionale e l’integrità della sovranità; non ci dobbiamo dimenticare che gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali hanno sempre provato a sollevare cosiddette “rivoluzioni colorate” dentro la Cina per far cadere il governo democratico del popolo. Non ci dobbiamo dimenticare che gli Stati Uniti hanno giocato un ruolo di spicco nel prevenire che Taiwan si riunisse con la Madrepatria Cina, ed hanno supportato le forze separatiste in Tibet e nello Xinjiang. Hanno inoltre sia segretamente che apertamente supportato le provocazioni contro le isole Diaoyu nel Mar Cinese orientale e le isole nel Mar Cinese meridionale. Anche se gli Stati Uniti hanno proclamato che i diritti umani sono la pietra angolare della loro politica estera, hanno seguito due standard su questo tema dopo il crollo dell’ex Unione Sovietica e hanno scelto la Cina come obiettivo numero uno. Gli Stati Uniti sono stati il leader diretto – o la grande mente – dietro una dozzina di proposte contro la Cina sulla questione dei diritti umani presentate alla Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani (ora nota come Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite)”. Considerata la questionein quest’ottica, si può affermare che spesso la visione del mondo offerta dal mondo occidentale contamina la percezione del reale e che il modello proposto dalla democrazia liberale di matrice angloamericana non è il solo perseguibile per un’etica universale dei diritti umani. A tal riguardo, è interessante leggere quanto scrive, in lingua cinese, Wang Wei sulle pagine de Il quotidiano del popolo: “non è chiaro se ciò sia accaduto molto tempo fa, ma siamo già abituati al fatto che quando diciamo “valori universali”, intendiamo “valori occidentali”, e questo è dato per scontato. La stessa cosa è successa con il concetto di “civiltà”. I Paesi occidentali illuminati fecero di questa parola il loro motto, se ne appropriarono e monopolizzarono così il diritto alla cultura. Ecco perché stiamo parlando ora dei barbari (il popolo cinese, ndr) che hanno fatto irruzione nella Roma civilizzata.

E oggi le parole “moderno” e “valore universale” sono sinonimo di civiltà europea illuminata. Quando il titolo onorifico del luminare della civiltà passò dall’Europa all’America, il dominio dei valori occidentali divenne quasi assoluto. “Americano” e “Occidentale” si trasformarono in concetti intercambiabili e gli stessi americani divennero le autorità indiscusse nello scegliere un modello di sviluppo, il modello capitalista liberale statunitense.

[…] In una situazione in cui l’Occidente ha un’indiscussa autorità sulle questioni relative ai valori universali, la Cina si trova intrappolata in un triplice paradosso: non importa se la Cina abbia o meno i propri valori e indipendentemente da come si relazioni a “valori universali“, sarà comunque considerata una minaccia per l’Occidente; […] I “valori universali” occidentali sono solo una rifrazione dei valori universali contenuti nel prisma della cultura occidentale. I “valori universali” attualmente esistenti sono un prodotto della civiltà occidentale che in questo campo ha il vantaggio del primato. […] Per la Cina, quindi, l’unico modo per sradicare il paradosso della “minaccia gialla” è la ri-globalizzazione. La globalizzazione moderna è, di fatto, la diffusione a tutto il mondo del sistema occidentale, della cultura spirituale e materiale occidentale; noi necessitiamo di una globalizzazione di un ordine diverso, di una globalizzazione di un sistema di valori che sarà capace di rispettare ed esprimere allo stesso modo tutte le culture, gli approcci e i modelli di sviluppo esistenti in tutto il mondo, rispecchiando pienamente la diversità e la ricchezza delle varie civiltà.

Storicamente, il sogno della civiltà occidentale era il trionfo dei valori universali nel loro senso occidentale; il sogno della civiltà cinese è, invece, la “grande unità” di Da Tong. Nella nostra era, il mondo ha bisogno di valori cinesi, perché è in essi che i valori universali hanno trovato la loro piena espressione; nell’era moderna, i “valori universali” pro-occidentali hanno ostacolato il mondo dal momento che la civiltà occidentale ha iniziato a negare la diversità culturale della Terra. Tuttavia, gli intellettuali europei hanno capito che la cultura occidentale non può più far fronte agli eterni cambiamenti del mondo – o addirittura semplicemente offrire una via d’uscita efficace dalla crisi del debito; così hanno cominciato a lottare riponendo le loro speranze nella civiltà cinese, sperando che potesse aprire una strada nuova, diversa dall’occidente, verso il futuro. In altre parole, il mondo ha bisogno di un sogno cinese. E per noi è una fonte inesauribile di forza e fiducia che la teoria e il sistema che abbiamo scelto siano corretti e che stiamo andando nella direzione giusta.

L’idea cinese “cambia te stesso, cambia il mondo”, diventata parte della politica ufficiale della Cina nell’era moderna, si sta già trasformando in una forza che può cambiare la nostra cultura, in meglio e nel suo insieme. L’avvento dello Stato alla grandezza, il risveglio della Nazione, la transizione della civiltà a un nuovo livello – è in questa trinità che è contenuto il messaggio principale della politica cinese, quello di sviluppo pacifico. Cosa si intende per transizione della civiltà a un nuovo livello? Costruire un sistema basato su valori cinesi che si adatti a tutta la comunità mondiale. […] A livello di pensiero, la transizione della civiltà a un nuovo livello è espressa, innanzitutto, nella transizione dal pensiero locale al pensiero globale, e questa transizione è sancita dal rapporto sui risultati del XVIII Congresso del Partito Comunista Cinese. Questa relazione – a diversi livelli – ha determinato i valori di base del modello cinese. A livello personale, questi sono amore per la madrepatria, dedizione al lavoro, coscienza, buona volontà. A livello familiare – libertà, uguaglianza, giustizia, dipendenza dalla legge. A livello statale – desiderio di ricchezza e potere, democrazia, civiltà e armonia. Quindi, su questa base, il rapporto ha anche determinato il valore universale di base che dovrebbe esistere a livello dell’intero pianeta: “il mondo è ovunque sotto il Cielo”. Ed è nel quadro di questo sistema di valori che è comune a tutta l’umanità che si formerà l’attuale Cina, che combina tre principi: la Cina tradizionale, la Cina moderna e la Cina mondiale.

Se guardi da questo punto di vista, diventa chiaro che il grande risveglio della nazione cinese non è solo un ritorno ad alcune fonti, perché non risolverebbe questi problemi, i problemi che la Cina sta affrontando oggi. Inoltre, questo non è un tentativo di “unire” le civiltà occidentale e orientale: i nostri percorsi sono troppo diversi e anche l’Occidente ha abbastanza dei suoi problemi. No, il risveglio della nazione cinese è tre in uno: un ritorno al meglio, una volontà di assorbire il superlativo e la creazione di uno nuovo sistema valoriale. In quale altro modo può essere spiegato? In primo luogo, attraverso il ritorno dei migliori elementi della cultura cinese primordiale e allo stesso tempo, lo sviluppo di elementi della cultura occidentale che già esistono nella nostra civiltà, per incontrare il mondo intero. In secondo luogo, dopo aver assorbito la civiltà occidentale, scartando il mito dei “valori umani universali” e creando un sistema di valori reali che è vicino a tutti i rappresentanti dell’umanità. In terzo luogo, per formare una nuova civiltà universale e, diventando il fiore all’occhiello di una nuova era post-occidentale, creare i prerequisiti per lo sviluppo eterno di tutta l’umanità in un mondo in cui la Cina sarà assistente e mentore di tutti”.

I valori che soggiaciono alla visione cinese dei diritti umani sono stati enumerati da Chen Lai, studioso dell’Università Qinghua di Pechino, in un articolo apparso sul Quotidiano del Popolo il 4 marzo 2015 dal titolo Conosciamo i valori distintivi della Cina, in cui si può leggere quanto segue “se confrontati con quelli della modernità occidentale, i valori cinesi evidenziano quattro caratteristiche: 1. la responsabilità viene prima della libertà; 2. il dovere viene prima dei diritti; 3. il gruppo è superiore all’individuo; 4. l’armonia è superiore al conflitto11”.

Nei dibattiti internazionali sui diritti umani, i rappresentanti cinesi sostengono costantemente i diritti chiamati di seconda generazione quali il diritto al lavoro e a ricevere un salario equo, il diritto alla tutela della famiglia, adeguato standard di vita, diritti all’istruzione e all’assistenza sanitaria, diritti alla politica, allo sviluppo economico e culturale e diritti all’espressione di etnia e identità religiose.

Volgendo lo sguardo, invece, ai valori alla base della teorizzazione occidentale, vediamo che viene data molta enfasi ai diritti di prima generazione: questi includono la radicale autonomia dell’individuo, l’anima in una relazione trascendente nei confronti del mondo, la priorità dell’individuo rispetto alla famiglia e dell’individuo stesso sullo Stato. L’Occidente definisce i diritti umani come libertà dalle tendenze oppressive della famiglia e del potere costituito e su queste fonda i suoi diritti umani che vorrebbe universali. Pertanto, i diritti umani sono equiparati alla liberazione dell’uomo – liberazione dell’individuo autonomo dalla restrittiva Comunità. L’Occidente, quindi, potrebbe dover ripensare all’individualismo come separazione concettuale tra le persone e le comunità in cui vivono e parlare di diritti in termini di opposizione fondamentale tra individuo e comunità, fatto che è controproducente ai fini di un fruttuoso dialogo interculturale.

Sul versante opposto, invece, i valori confuciani che fungono da cardine per il dispiegarsi del discorso sui diritti umani con caratteristiche cinesi, propongono una concezione molto diversa dell’individuo in relazione alla sua famiglia e alla sua comunità. Il sé confuciano è un centro di relazioni, che vive all’interno del mondo e nella comunità sociale di riferimento. L’identità individuale è definita in relazione alla famiglia, alla comunità e allo Stato. Per la tradizione confuciana, i diritti umani sono definiti nel modo migliore non come libertà dai vincoli della vita comunitaria, ma come libertà per la partecipazione alla totalità dei rapporti umani; i diritti umani sono associati ai doveri umani, gli individui sono posti in una relazione di integrazione con gli altri sulla base dei diritti e delle responsabilità delle persone all’interno delle loro comunità12”.

La declinazione occidentale, piuttosto, prevede che “i diritti umani siano superiori alla sovranità nazionale e riflette la convinzione che […] il rispetto e la protezione dei diritti umani costituiscano il fondamento morale della legittimità della sovranità nazionale. Ancora una volta, individuale qui è una presupposizione metafisica, per la quale gli individui sono visti come agenti morali atomizzati e indipendenti che hanno diritto agli stessi diritti plurali, indipendentemente da tutti i marcatori di identità come la nazionalità, il background etnico, la cultura e la fede, così come tutte le relazioni sociali. Pertanto, dal punto di vista del fondamento filosofico, la teoria secondo cui il diritto umano è superiore alla sovranità nazionale si basa sull’ontologia in cui l’individuo precede la società.

La conseguenza – ovvia – di questo impianto teorico è la presunzione che i sistemi politici, sociali, economici e giuridici occidentali contemporanei siano più efficaci nella difesa dei diritti umani e che il modello istituzionale dei Paesi sviluppati dell’emisfero occidentale sia l’unica opzione corretta quanto al modello di sviluppo dei Paesi moderni: “dietro tale postulato si nasconde, senza dubbio, la mentalità dell’etnocentrismo euro-americano, fortemente messa in discussione dall’ascesa del pluralismo culturale, il quale richiede l’inclusività e il rispetto reciproco nell’affrontare le differenze culturali e persegue la diversità piuttosto che l’unicità”; il pensiero di Pechino, invece, rimane fisso e fermo ai valori della tolleranza e della valorizzazione delle differenze culturali relative alla Storia e alla cultura di ogni specifico Paese, seguendo un adagio che qualificherebbero la Cina alla stregua di “un gentiluomo capace di stare con gli altri anche se non necessariamente è d’accordo con loro”.

Per comprendere a quali esiti abbia portato il lungo percorso intrapreso dalla Nuova Cina in materia di diritti umani, possiamo citare un breve stralcio di un discorso tenuto da Xi Jinping nel maggio del 2014 all’Università di Pechino, durante il quale precisò alla platea quali fossero i valori nazionali e fondamentali difesi e promossi dallo Stato e dal Partito Comunista Cinese: “abbiamo scelto di promuovere i valori di prosperità, democrazia, civiltà ed armonia; quindi libertà, uguaglianza, giustizia e Governo della legge; quindi patriottismo, dedizione al lavoro, affidabilità e amichevolezza, al fine di coltivare e mettere in pratica i valori fondamentali del socialismo. Una lista che include democrazia, libertà, uguaglianza, giustizia, Governo della legge e offre l’interpretazione cinese aggiornata dei “Valori Universali”13.

L’introduzione al libro bianco Moderate prosperity in all respects: another milestone achieved in China’s human rights, pubblicato nell’agosto del 2021 dall’Ufficio Informazioni del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, si apre con la seguente affermazione: “I diritti umani sono un risultato dell’umanità e simbolo di progresso. Il rispetto e la protezione dei diritti umani sono principi primari della moderna civilizzazione, un irremovibile obiettivo per i comunisti cinesi. Il Partito Comunista Cinese (PCC) ricerca la felicità delle persone. I suoi 100 anni di storia registrano i suoi sforzi nella lotta, rispetto, protezione e sviluppo dei diritti umani. Grazie a questi sforzi, i diritti umani in Cina sono ampiamente migliorati, aggiungendo diversità alla civiltà umana”; mentre si chiude con due paragrafi che assumono tutti i toni di un programma di indirizzo politico, oltre che di un bilancio del percorso della Cina verso la realizzazione di una grande e prospera nazione socialista: “La realizzazione di una prosperità moderata a tutto tondo mostra che il PCC è rimasto fedele alla sua aspirazione originale e alla sua missione fondatrice. Sotto la guida del PCC, il popolo cinese ha lavorato duramente nella fase finale verso questo obiettivo e alla fine ha completato la trasformazione storica dalla povertà per garantire l’accesso al cibo e ai vestiti, a una vita dignitosa e infine alla prosperità moderata. In Cina, la moderata prosperità è evidente sotto tutti gli aspetti: un’economia vivace, democrazia politica, una cultura fiorente, equità sociale ed ecosistemi sani; sviluppo equilibrato tra aree urbane e rurali a vantaggio di tutte le persone; e un elevato rispetto e una protezione globale dei diritti umani. La realizzazione da parte della Cina di una prosperità moderata funge da solida base per i diritti umani e assume una prospettiva più profonda e più ampia su questa causa. Rappresenta un progresso globale nel garantire i diritti umani universali in Cina e un nuovo contributo alla causa mondiale dei diritti umani”.

Individuato nella “povertà il più grande ostacolo ai diritti umani14”, il documento dimostra sin da subito come attraverso il perseguimento di una moderata prosperità e di una lotta alla povertà – soprattutto rurale – i vertici di Pechino intendano difendere i diritti umani del proprio popolo: “la Cina – si legge – ha articolato l’obiettivo di costruire una società moderatamente prospera; obiettivo che ha dimostrato la preoccupazione per il miglioramento del benessere delle persone e l’impegno nella protezione e nella promozione dei diritti umani. La realizzazione di una prosperità moderata a 360 gradi inaugura una nuova era per la protezione dei diritti umani a tutti gli effetti”.

Ed ecco che il concetto di diritti umani si lega alla totalità del miglioramento del vivere quotidiano del cittadino cinese e al diritto alla sussistenza e rappresenta soltanto un passo del percorso che dovrebbe tendere alla liberazione, allo sviluppo e alla protezione dell’individuo. Già il report elaborato nel 2012 nel corso del XVIII Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese delineava in modo chiaro il substrato teorico che informava le direttive di azione politica:L’economia cinese deve mantenere uno sviluppo solido e duraturo, la democrazia popolare verrebbe, così, ampliata e i diritti umani sarebbero pienamente rispettati e protetti”. Il percorso verso una prosperità moderata a tutto tondo, quindi, viene a coincidere con il progresso globale dei diritti umani in Cina, i cui passi possono essere riassunti nei seguenti punti; priorità per il diritto di sussistenza, il diritto che ha la precedenza tra tutti i diritti umani: “una società moderatamente prospera considera come obiettivo primario quello di garantire cibo e vestiti adeguati e proteggere il diritto alla sussistenza, e compie ulteriori passi per soddisfare i crescenti bisogni materiali e culturali delle persone”; realizzare lo sviluppo coordinato di tutti i diritti umani: “una società moderatamente prospera enfatizza il progresso economico, politico, culturale, sociale ed eco-ambientale a beneficio delle persone; sostiene il principio fondamentale dell’interdipendenza e dell’indivisibilità dei diritti umani”; promuovere i diritti di tutte le persone: “una prosperità moderata a tutto tondo significa che tutte le persone godono dei diritti umani. Nel processo di creazione di questa società, la Cina ha costruito un sistema che garantisce equità sociale con pari opportunità, pari regole e pari diritti, in cui tutti possono partecipare, contribuire e godere dello sviluppo”.

Stando al giudizio che ne offre Lu Guangjin, segretario generale della China Society for Human Rights Studies e professore alla Facoltà di legge della Università di Jilin, nel suo articolo The Inner Logic of China’s Path to Human Rights Development, l’attenzione dovrebbe essere posta su una data, il 25 febbraio 2022, uno dei momenti recenti più importanti nel percorso della Cina verso la piena tutela dei diritti umani del popolo cinese. Questo è stato il giorno in cui l’Ufficio politico del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese ha tenuto la sua 37a sessione di studio collettiva sul percorso della Cina verso lo sviluppo dei diritti umani ed è in quella stessa occasione, mentre la presiedeva, che Xi Jinping, segretario generale del Comitato Centrale del PCC, ha tenuto un importante discorso in merito alla questione. L’autore dell’articolo sostiene che “questa sessione di studio e il discorso pronunciato dal Segretario Generale Xi Jinping sono di grande importanza. Personalmente penso che ci siano “due primati“: è la prima sessione di studio collettiva sui diritti umani da parte dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del PCC; ed è la prima volta che il Segretario Generale del PCC pronuncia un discorso sistematico e completo sui diritti umani. Questi due “primati” mostrano il significato di questa sessione dell’Ufficio Politico e dell’importanza del discorso del Segretario Generale. Penso che questo importante discorso del Segretario Generale Xi Jinping sia un documento guida sui diritti umani nella storia secolare del PCC, che può essere descritto come una dichiarazione sui diritti umani del PCC nella nuova era, e indica una nuova fase nello sviluppo dei diritti umani in Cina”. Quello che Xi Jinping ha inteso sottolineare nel suo discorso è che “nel tentativo di far progredire lo sviluppo dei diritti umani della Cina, abbiamo combinato il concetto marxista di diritti umani con le situazioni specifiche della Cina e l’eccellente cultura tradizionale cinese, riassumendo l’esperienza di successo nel rispetto e nella protezione dei diritti umani appresa dalle eccezionali conquiste della civiltà umana”, e che si è aperto un percorso di sviluppo dei diritti umani che sta al passo con i tempi e si adatta alle condizioni della nazione.

Per quanto riguarda il percorso cinese di sviluppo dei diritti umani, il segretario generale del Partito Comunista Xi Jinping ha messo in evidenza le sei caratteristiche principali che lo caratterizzano: in primo luogo, sostenere la leadership del PCC; in secondo luogo, rispettare la posizione principale del popolo; terzo, insistere su un approccio basato sulla realtà; quarto, per quanto riguarda i diritti alla sussistenza e allo sviluppo come diritti umani primari e fondamentali; quinto, la tutela dei diritti umani in conformità con la legge; sesto, partecipare attivamente alla governance globale dei diritti umani.

In termini di sistema istituzionale, il rispetto e la protezione dei diritti umani si sono integrate con la leadership del PCC e il sistema socialista. La Costituzione della Cina stabilisce che la leadership del PCC è la caratteristica più essenziale del socialismo con caratteristiche cinesi15, mentre il sistema socialista è il sistema fondamentale della Repubblica popolare cinese: “Senza la direzione del PCC, non ci sarebbe alcun sistema socialista e senza il sistema socialista sarebbe impossibile proteggere i diritti umani di tutte le persone. Il rispetto e la protezione dei diritti umani è un prerequisito per lo sviluppo e il progresso della società cinese, così come al mantenimento della leadership del PCC e allo sviluppo del sistema socialista; il percorso della Cina verso lo sviluppo dei diritti umani ha raggiunto una naturale integrazione del partito al potere, del sistema statale e del rispetto e della protezione dei diritti umani e ha aperto una nuova via per continuare a promuovere lo sviluppo dei diritti umani sotto la guida del PCC all’interno del sistema socialista. Questo è un nuovo modello di diritti umani e dimostra adeguatamente che la Cina socialista, sotto la guida del PCC, ha tutta la capacità di raggiungere il rispetto e la protezione dei diritti umani con caratteristiche distintive, in modo che tutte le persone possano godere meglio dell’intero spettro dei diritti umani”.

In secondo luogo, l’affinità con il popolo è la caratteristica più significativa del percorso della Cina verso lo sviluppo dei diritti umani, oltre che il suo nucleo spirituale più distintivo: “lavorare per il benessere delle persone è la missione originale del PCC, mettere il popolo al centro è il punto di partenza e al contempo di arrivo di tutto il lavoro del PCC; […] rispettare la posizione principale del popolo significa mettere al primo posto le persone, la vita e gli interessi del popolo e fare dell’aspirazione del popolo per una vita migliore l’obiettivo degli sforzi; significa assicurare che il popolo sia padrone dei propri affari, promuovere la democrazia popolare dell’intero processo, consentire al popolo di esercitare efficacemente i propri diritti all’informazione, alla partecipazione, all’espressione e alla supervisione e proteggere i propri diritti fondamentali in conformità con la legge; significa raggiungere lo sviluppo per il popolo, fare affidamento sul popolo per lo sviluppo e condividere i frutti dello sviluppo con il popolo, usare la soddisfazione del popolo come criterio per giudicare lo sviluppo dei diritti umani e migliorare costantemente il senso di appagamento, felicità e sicurezza del popolo”.

In terzo luogo, continua l’articolo di analisi del discorso di Xi Jinping, “in termini di fonti ideologiche, combinando il concetto marxista dei diritti umani con le realtà specifiche della Cina e con l’eccellente cultura tradizionale cinese, e aderendo a combinare il principio universale dei diritti umani con le realtà della Cina. […] Lo sviluppo dei diritti umani deve essere visto attraverso lenti sociali e storiche, l’emergere, la realizzazione e lo sviluppo dei diritti umani sono necessariamente basati su determinate condizioni socio-economiche. In secondo luogo, eredita l’eccellente cultura tradizionale cinese. La civiltà cinese è una fonte inesauribile di ispirazioni per lo sviluppo dei diritti umani in Cina. Le idee di rispettare, prendersi cura e proteggere le persone, come la gentilezza, l’amore e la cordialità, la dottrina orientata alle persone, la cultura armoniosa, l’armonia tra uomo e natura, una società moderatamente prospera, l’armonia nella società e la pantisocrazia16, che sono incorporate nelle migliaia di anni di storia e cultura della Cina, hanno tutte caratteristiche distintive cinesi, stile cinese e modo cinese, e hanno profondamente influenzato il concetto e l’orientamento valoriale dei diritti umani nella contemporaneità. In terzo luogo, attinge alle eccezionali conquiste della civiltà umana. Il principio universale dei diritti umani è la comune ricchezza spirituale della società umana e soddisfa le esigenze di tutti i Paesi e delle persone che aspirano alla pace, allo sviluppo, all’equità, alla giustizia, alla democrazia e alla libertà. È su questa base che nel corso degli anni la Cina ha aderito a 26 strumenti internazionali sui diritti umani, tra cui sei delle principali convenzioni delle Nazioni Unite sui diritti umani. Le tre fonti sopra menzionate del pensiero cinese contemporaneo sui diritti umani, basti dire, illustrano l’inclusività e l’apertura dello sviluppo dei diritti umani nella Cina contemporanea”.

Quarto punto, “la Cina insiste sul fatto che i diritti umani non cadono dal cielo, ma sono il prodotto di determinate condizioni storiche. Il fatto che i diritti umani siano storici, specifici e basati sulla realtà è coerente con la visione marxista dei diritti umani e con le leggi dello sviluppo delle società umane. I diritti umani sono un’illustrazione della storia, il prodotto di determinate condizioni sociali e storiche e, per questo, sono in continua evoluzione. […] I diritti umani sono qualcosa di specifico. I diritti umani non sono un concetto astratto, ma un’esistenza visibile e tangibile legata ai bisogni reali di ogni individuo, sono basati sulla realtà e lo sviluppo dei diritti umani e devono basarsi sulla situazione attuale e risolvere problemi reali”.

Partendo da questi presupposti, “la Cina persiste nello sviluppo e nella protezione dei diritti umani alla luce delle condizioni e delle realtà nazionali, piuttosto che copiare i modelli di altri Paesi o misurare i diritti umani in Cina secondo gli standard di altri Paesi, o parlare dei diritti umani isolandoli dalle condizioni socio-politiche e dalle tradizioni storiche e culturali della Cina. La Cina si oppone all’uso dei diritti umani come scusa per interferire negli affari interni di altri Paesi”.

Il quinto punto toccato da Xi Jinping nel corso del suo intervento alla seduta di studio del Comitato centrale intende sottolineare come “a differenza dell’approccio allo sviluppo basato «sui» diritti umani” sostenuto dalla comunità internazionale, la Cina ha proposto l’approccio basato sullo sviluppo “dei» diritti umani”. Basato sull’interazione tra diritti umani e sviluppo, questo approccio individua il valore unico dello sviluppo nella protezione e promozione dei diritti umani. “Lo sviluppo è il tema eterno della società umana, la chiave per risolvere tutti i problemi della Cina e il fulcro del progresso dello sviluppo dei diritti umani della Cina. […] La Cina insiste sul fatto che i diritti umani sono un processo storico di sviluppo continuo, un processo di sviluppo che parte dall’essere inadeguato, per passare ad essere relativamente adeguato, a più adeguato, a pienamente adeguato. Con lo sviluppo della modernizzazione, dell’economia e della società, la protezione dei diritti umani in Cina viene costantemente elevata a un livello superiore. L’“approccio cinese basato sullo sviluppo dei diritti umani” ha sperimentato approssimativamente quattro fasi di sviluppo: in primo luogo, il diritto alla sussistenza e allo sviluppo è il diritto umano fondamentale primario. In secondo luogo, il fatto che le persone vivano una vita felice è il diritto umano più importante. In terzo luogo, la promozione dello sviluppo a tutto tondo di tutti i diritti umani è un diritto umano comune. In quarto luogo, i diritti umani mirano a promuovere lo sviluppo libero e a tutto tondo degli esseri umani”.

A tale proposito, Amartya Sen, autore di Development as Freedom, ha affermato che “le complementarità tra sviluppo economico e progresso sociale sono ben illustrate nella storia recente della Cina. Queste complementarità includono la cultura e l’economia, la partecipazione politica, il progresso economico e l’interazione tra il progresso tecnologico e la sua applicazione sociale”. Ha sottolineato che “lo sviluppo è un processo di interdipendenza e il successo economico non può essere separato dalle conquiste sociali, politiche e culturali. Ogni Paese e società deve affrontare i propri problemi. Il mondo si concentrerà con grande interesse su come viene condotto il processo di sviluppo a tutto tondo in Cina”. La pratica ha dimostrato che la protezione e la promozione dei diritti umani attraverso lo sviluppo è un’arma magica per il continuo sviluppo dei diritti umani della Cina.

Dopo la riforma e l’apertura, sono stati raggiunti risultati storici per quel che riguarda lo sviluppo dei diritti umani, “una delle [cui] caratteristiche importanti è l’insistenza sull’unità dei diritti umani collettivi e individuali, che è anche una grande creazione di diritti umani socialisti con caratteristiche cinesi. Questa unità motiva sia il collettivo che gli individui, massimizza gli interessi collettivi e individuali in determinate condizioni sociali e storiche e raggiunge lo sviluppo di una persona come parte di un sistema e di una persona come individuo. La Cina insiste sul fatto che i diritti umani collettivi sono la garanzia dei diritti umani individuali. Senza la società, un individuo perderebbe le basi e le fondamenta dell’esistenza. Senza i diritti umani collettivi, i diritti umani individuali perderebbero il prerequisito e la garanzia assoluti. La storia e la realtà hanno dimostrato che in un Paese multietnico unificato come la Cina, il destino dell’individuo è strettamente legato a quello della nazione e del Paese; senza il solido sostegno dello Stato e della Nazione, l’individuo sarebbe solo come una canna alla deriva nella tempesta. La Cina crede anche che i diritti umani individuali siano il fondamento dei diritti umani collettivi. Dopo la riforma e l’apertura, specialmente con l’istituzione dell’economia di mercato socialista, la Cina ha invertito la sua pratica di enfatizzare il collettivo sull’individuo. La Cina è pienamente consapevole che lo sviluppo individuale è impossibile senza lo sviluppo collettivo, un migliore sviluppo collettivo è anche impossibile se lo sviluppo individuale non è valutato. Ciò corrisponde alla visione marxista dello sviluppo libero e a tutto tondo degli individui, cioè «il libero sviluppo di ogni individuo è la condizione per il libero sviluppo di tutti».

Il lungo articolo di Lu Guangjin ci porta a concludere che dall’analisi sopra riportata nella sua totalità, possiamo vedere che il percorso della Cina verso lo sviluppo dei diritti umani è stato “un percorso che tiene il passo con i tempi e si adatta alle condizioni della nazione, un percorso che segue la visione marxista dei diritti umani e attinge alle eccezionali conquiste della civiltà umana, e un percorso che ha uno spirito scientifico rigoroso e conforme alle leggi dello sviluppo della società umana. Questo percorso fonde la saggezza cinese sui diritti umani, costruisce un’iniziativa cinese per i diritti umani e crea un nuovo modello di diritti umani. Attualmente, sotto la ferma guida del Comitato Centrale del PCC con il compagno Xi Jinping al centro, il popolo cinese si sta sforzando di raggiungere l’Obiettivo del Secondo Centenario e realizzare il sogno cinese del grande ringiovanimento della nazione cinese. Entro il 100° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, la Cina diventerà un grande Paese socialista moderno che è prospero, forte, democratico, culturalmente avanzato, armonioso e bello. A quel punto, il popolo cinese godrà di diritti umani meglio protetti e di maggiore dignità, libertà e felicità. Come impegno per il mondo, la Cina darà un maggiore contributo allo sviluppo dei diritti umani globali17”.

È chiaro, adesso, che nel costruire una società moderatamente prospera sotto tutti gli aspetti, la Cina si impegna decisamente a promuovere i diritti umani attraverso lo sviluppo e a garantire i diritti economici, sociali, culturali, educativi e ambientali. Di conseguenza, il popolo cinese ora conduce un’esistenza più prospera, sicura, armoniosa e, di conseguenza, felice. Come detto nel corso di questo breve saggio, a Pechino si considera la povertà come il più grande ostacolo sul cammino di sviluppo dei diritti umani della Nazione e la sua eliminazione si è rivelata essere l’obiettivo finale di una serie di miglioramenti nella vita dell’individuo all’interno della società cinese. Il Governo cinese, così, ponendo al centro del benessere del popolo il diritto alla sussistenza e puntando ad una moderata prosperità nazionale, ha innanzitutto posto l’attenzione sul problema della povertà rurale, promuovendo lo sviluppo e ottenendo una serie di importanti risultati: “Eliminando la povertà estrema, la Cina ha vinto la più grande e dura battaglia contro la povertà nella storia umana, a vantaggio del maggior numero di persone. Entro la fine del 2020, tutti i 99 milioni di poveri delle zone rurali, così come le 832 contee e 128.000 villaggi classificati come poveri, sono rientrati entro l’attuale soglia di povertà della Cina di 2.300 RMB per persona all’anno (basato sull’indice dei prezzi del 2010), emergendo dalla povertà. Dal lancio della riforma e dall’apertura nel 1978, 770 milioni di poveri delle zone rurali che vivevano al di sotto della soglia di povertà sono stati sollevati da questo stato; rispetto alla soglia di povertà internazionale della Banca Mondiale, il numero di persone che sono uscite dalla povertà in Cina rappresenta oltre il 70% del totale mondiale nello stesso periodo. La Cina ha realizzato il suo obiettivo di riduzione della povertà dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile con 10 anni di anticipo, rappresentando un contributo significativo alla riduzione della povertà globale e al progresso umano18.

I numeri, d’altronde, parlano a favore di Pechino: nel giro di pochi decenni, la Cina ha sollevato più di 800 milioni di persone dalla povertà, risolvendo, così, il problema della povertà assoluta, risultato che è di importanza storica che ha permesso di costruire una società moderatamente prospera sotto tutti gli aspetti; questo ha portato al punto per cui tutti i diritti fondamentali del popolo cinese sono meglio rispettati e protetti. Possiamo, dunque, affermare che la Repubblica Popolare Cinese ha creato un nuovo miracolo nella storia della protezione dei diritti umani.

Le persone oggi conducono una vita più confortevole; sul lungo periodo, la Cina si svilupperà da una società con la più grande popolazione mondiale a reddito medio e alto a una società con la più grande popolazione mondiale ad alto reddito in cui le disparità nello sviluppo urbano-rurale, nello sviluppo tra regioni e nel tenore di vita saranno significativamente ridotte, mentre il coefficiente di Engel dei residenti urbani e rurali scenderà al 20–22%. Questo cambiamento rappresenta una struttura di consumo più ricca. Sarà ampiamente garantito un accesso equo ai servizi pubblici di base. La Cina rafforzerà anche l’istruzione, svilupperà una forza lavoro di qualità e costruirà la più grande società di apprendimento del mondo per l’apprendimento permanente e apprendimento flessibile per tutti. Il tasso di iscrizione lorda a 3 anni della scuola materna cinese e il tasso di iscrizione lorda alle scuole superiori raggiungeranno ciascuno più del 95%, mentre il tasso di iscrizione lorda all’istruzione superiore sarà superiore al 60% e almeno il 40% della popolazione cinese in età lavorativa avrà ricevuto un’istruzione superiore. Il nostro sistema sanitario di base diventerà più maturo e raffinato e garantirà la fornitura di servizi sanitari completi per il ciclo di vita per tutti. Tutta la popolazione cinese godrà di servizi sanitari più equi e di una sicurezza sanitaria con standard e qualità più elevati. L’aspettativa di vita pro capite raggiungerà i 79,5 anni e l’industria sanitaria diventerà un settore pilastro. La Cina diventerà il Paese più grande, con le risorse umane più ricche del mondo.

I risultati della Cina in materia di diritti umani possono essere meglio compresi attraverso l’analisi cronologica l’Indice di sviluppo umano (HDI), uno strumento creato dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) al fine di misurare il livello di sviluppo sociale ed economico dei Paesi. L’indice combina fattori economici e sociali concentrandosi più sullo sviluppo umano che sul solo status economico tenendo in forte considerazione i tre indici di base rappresentati dall’aspettativa di vita, l’accesso alla conoscenza e il tenore di vita; i punti HDI limite sono di 0,8 o superiore per un Paese a sviluppo umano molto elevato; da 0,7 a 0,799 per uno a sviluppo umano elevato; nel range da 0,55 a 0,699 rientrano quelli che hanno fatto registrare uno sviluppo umano medio, mentre, per un valore inferiore a 0,55 si parla di Paesi con sviluppo umano basso. Nel 1990, quando l’indice HDI è stato pubblicato per la prima volta, la Cina faceva parte del novero dei Paesi a basso sviluppo umano; l’HDI cinese è aumentato costantemente nel corso degli anni, da 0,501 nel 1990 a 0,761 nel 2020, facendo della Cina l’unico Paese ad essersi mosso in avanti nelle categorie di riferimento.

L’HDI di 31 province, città e regioni autonome intorno alla Cina sarà migliorato in misura diversa. Come si può vedere dai livelli di sviluppo umano (Tabella 4.6), ci sono tre tendenze chiare: (1) Le differenze tra i coefficienti HDI tra le diverse regioni continuerà a diminuire; (2) La percentuale di popolazioni con HDI molto elevati rispetto alla popolazione totale aumenterà in modo significativo, dal 17,5% nel 2015 a quasi il 90% entro il 2030; (3) La proporzione delle popolazioni con livelli di sviluppo umano elevati rispetto alla popolazione totale cinese diminuirà continuamente, dal 73,9 al 10,3%. Ciò riflette la convergenza dei servizi pubblici cinesi e degli HDI in varie regioni e diventerà una tendenza di base, per cui la Cina si sta muovendo verso una prosperità comune per tutti. Questo spostamento rivela anche le caratteristiche essenziali e la superiorità del sistema socialista.

Negli anni, il Governo centrale cinese ha adottato misure che hanno assicurato che la fascia di popolazione più povera avesse accesso al cibo, aumentandone i redditi attraverso una politica che ha portato la disponibilità pro capite dei residenti rurali nelle aree povere dai 6.079 RMB del 2013 ai 12.588 RMB nel 2020, con un aumento medio annuo dell’11,6%; sono stati, inoltre, assicurati l’accesso ad acqua potabile, garantito una abitazione sicura, predisposto un percorso scolastico obbligatorio e fornito assistenza medica essenziale nelle zone più povere della Repubblica Popolare; questa ultima disposizione ha permesso di far fronte anche al fenomeno della povertà di ritorno per malattia, vale a dire ha contribuito ad evitare che fasce di popolazione a rischio retrocedessero allo status di povertà precedente a causa di sopraggiunti problemi legati al cattivo stato di salute.

Migliorare la qualità della vita del popolo, quindi, diventa un imperativo ineludibile per il Partito Comunista Cinese e il Governo Centrale di Pechino; il tema della promozione dell’avanzamento sociale è trattato al punto 8 della Risoluzione adottata dalla Sesta Sessione Plenaria del XIX Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese che decreta quanto segue: “nella spinta alla moderata prosperità, il Partito era profondamente consapevole che l’innalzamento del tenore di vita dei residenti rurali era fondamentale. Solo ottenendo una vittoria nella lotta contro la povertà, compito fondamentale per la costruzione di una società moderatamente prospera sotto tutti gli aspetti, la Cina avrebbe potuto raggiungere il suo primo traguardo del centenario. […] Per garantire e migliorare il benessere del popolo, il Partito ha introdotto una serie di importanti misure riguardanti la distribuzione del reddito, l’occupazione, l’istruzione, la sicurezza sociale, l’assistenza sanitaria e il sostegno abitativo in conformità con i principi del soddisfacimento dei bisogni fondamentali, della priorità dei settori chiave, del miglioramento delle istituzioni e delle aspettative guida. Gli sforzi si sono concentrati sulla fornitura di servizi inclusivi, sul soddisfacimento dei bisogni essenziali e sulla garanzia di standard di vita base, con progressi compiuti nel fornire pari accesso ai servizi pubblici basilari. Abbiamo lavorato per sviluppare un sistema di distribuzione del reddito che enfatizzi l’efficienza promuovendo l’equità. Regolando il reddito eccessivo, vietando il reddito illecito, aumentando il reddito dei gruppi a basso reddito e ampliando costantemente le dimensioni del gruppo a reddito medio, abbiamo promosso la formazione di un modello di distribuzione a forma di oliva e assicurato che i redditi personali generalmente crescano al passo con la crescita economica e il reddito rurale cresca più velocemente di quello urbano. Abbiamo attuato una politica incentrata sull’occupazione e abbiamo lavorato per ottenere un’occupazione più elevata e di qualità superiore. […] Abbiamo chiarito che il compito fondamentale dell’educazione è promuovere la virtù e nutrire una nuova generazione di giovani capaci con le basi morali, l’abilità intellettuale, il vigore fisico, la sensibilità estetica e le capacità lavorative necessarie per unirsi e portare avanti la causa socialista. Abbiamo sostenuto la riforma e l’innovazione nell’istruzione e nell’insegnamento al fine di promuovere un’istituzione equa e di qualità superiore”.

Il documento redatto al termine dei lavori della sessione plenaria del XIX Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese continua informando che “la Cina ha istituito il più grande sistema di sicurezza sociale del mondo, con 1.02 miliardi di persone coperte da un’assicurazione medica di base per la vecchiaia e 1.36 miliardi di persone da un’assicurazione medica di base. Abbiamo portato avanti l’Iniziativa Cina Sana su tutta la linea. […] Abbiamo intensificato la ricerca sulla nostra strategia di sviluppo della popolazione. In risposta all’invecchiamento della popolazione, abbiamo accelerato lo sviluppo dei servizi di assistenza agli anziani e abbiamo adeguato e migliorato la politica di pianificazione familiare, in modo da promuovere uno sviluppo equilibrato della popolazione a lungo termine. Abbiamo dato maggiore peso al rafforzamento dei legami familiari, dei valori e delle tradizioni e ci siamo adoperati per proteggere meglio i diritti e gli interessi delle donne e dei bambini. Abbiamo agito più rapidamente per sviluppare programmi per le persone con disabilità. Aderendo al principio che l’alloggio è per vivere e non per speculare, ci siamo mossi più velocemente per costruire un sistema abitativo con più tipi di fornitori e canali di supporto che incoraggi sia l’affitto che l’acquisto, e maggiori investimenti nella costruzione di alloggi sovvenzionati dal Governo. Tutto ciò ha portato a significativi miglioramenti delle condizioni abitative urbane e rurali. Per garantire la stabilità duratura del Paese e una vita felice e confortevole per il popolo, il Partito si è adoperato per far avanzare l’Iniziativa per Cina Pacifica a un livello superiore e migliorare il sistema di Governo sociale. […] Abbiamo portato avanti e sviluppato il modello Fengqiao nel promuovere l’armonia sociale nella nuova era. Continuando ad affrontare i problemi alla fonte attraverso approcci sistematici, legali e olistici e perfezionando il sistema per la gestione dei reclami pubblici, abbiamo migliorato i meccanismi integrati per prevenire, mediare e disinnescare i problemi sociali”.

A partire dal XVIII Congresso Nazionale del Partito, Pechino ha promosso “il progresso sociale a tutti i livelli. La vita delle persone è migliorata in tutti i settori, la partecipazione pubblica alla governance sociale è in crescita e la stessa sta diventando più intelligente, più basata sulla legge affinchè le persone siano in grado di vivere e lavorare in pace e gioia e prevalgano la stabilità e l’ordine sociale. Di conseguenza, il miracolo della stabilità sociale a lungo termine della Cina è continuato”.

Nel febbraio del 2021, il Presidente Xi Jinping aveva tenuto un discorso in cui tenne a sottolineare che lo sviluppo del sistema di welfare della Repubblica Popolare Cinese dovesse avere caratteristiche cinesi dal momento che “i Paesi differiscono ampiamente nel loro stadio di sviluppo, condizioni sociali e identità culturale. In quanto tale, è naturale che esistano varie forme di sistemi di sicurezza sociale. Imparare dall’esperienza di altri Paesi nello sviluppo della sicurezza sociale non significa che dovremmo semplicemente copiarli. Invece, tenendo conto delle realtà cinesi, facendo sforzi esplorativi attivi e compiendo passi coraggiosi per innovare, siamo riusciti a costruire un sistema di sicurezza sociale con caratteristiche distintive cinesi. Sfruttando i vantaggi politici della leadership del Partito e del sistema socialista cinese, abbiamo messo in comune le risorse dietro le grandi imprese e promosso lo sviluppo costante e sostenibile del sistema di sicurezza sociale. Mettendo sempre le persone al primo posto e perseguendo la prosperità comune, abbiamo fatto del miglioramento del benessere delle persone e della promozione dell’equità sociale il punto di partenza e l’obiettivo finale dei nostri sforzi per sviluppare il sistema di sicurezza sociale, garantendo così che le persone condividano in modo più pieno ed equo i frutti della riforma e dello sviluppo. Valorizzando il ruolo guida delle istituzioni, abbiamo rafforzato lo sviluppo del sistema di sicurezza sociale, al fine di mettere in atto un sistema sostenibile e multi-livello che copra l’intera popolazione e garantisca i bisogni primari. Aderendo al principio di andare al passo con i tempi, abbiamo affrontato le questioni in via di sviluppo con riforme e pensiero innovativo, e smantellato risolutamente le barriere istituzionali, portando avanti i programmi di sicurezza sociale su base continuativa. Aderendo al principio di cercare la verità dai fatti, abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre capacità per aumentare le prestazioni di sicurezza sociale con la premessa di garantire una crescita sostenibile dell’economia e delle risorse finanziarie, facendo così in modo che non ci separassimo dalla realtà o cercassimo di lavorare oltre la fase in cui ci troviamo. Dobbiamo sostenere e sviluppare l’esperienza di successo sopra descritta, guardando costantemente indietro mentre continuiamo a spingere in avanti19”.

Per raggiungere il risultato prefissato per la Nazione, Xi Jinping ha puntato, quindi, su cinque assicurazioni che comprendono l’assicurazione sulla pensione (yanglao baoxian), assicurazione sull’impiego (shiye baoxian), compensazione per gli infortuni sul lavoro (gongshang baoxian), sicurezza medica (yiliao baozhang) e assicurazione sulla maternità (shegyuzhang). Al fine di offrire al popolo cinese una vita felice e con sempre più alti standard, Pechino ha posto un’attenzione sempre maggiore alla conservazione ecologica e alla protezione dell’ambiente, un settore importante in cui la Cina non è ancora arrivata ad elevati livelli di prestazione: Xi ha dichiarato recentemente che “le persone dovrebbero vivere all’ombra del verde, e questo è ciò per cui dovremmo lottare. Rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo di più, anno dopo anno, generazione dopo generazione”.

Il Paese del Dragone è entrato in una nuova era di innovazione verde, investimenti ecologici e surplus ecologico e svilupperà un nuovo modello di modernizzazione verde dove i cittadini cinesi saranno protagonisti di una rinnovata armonia con la natura. Sul lungo periodo, quindi, la Cina creerà un settore energetico pulito, a basse emissioni di carbonio, sicuro ed efficiente.

L’efficienza nell’uso dell’energia raggiungerà uno dei livelli più avanzati a livello internazionale e la proporzione del consumo di energia fossile sarà ulteriormente ridotta, con contemporaneo aumento della quota del consumo di energia pulita che raggiungerà oltre il 35%. La Cina completerà la costruzione del più grande sistema di fornitura di energia pulita del mondo e del sistema di alimentazione a carbone più efficiente e più pulito, riducendo al contempo la capacità dell’energia elettrica a carbone al di sotto del 50% e realizzando completamente emissioni ultra-basse.

Non solo: la Cina implementerà la realizzazione di un sistema economico verde che abbia al centro sia l’integrità del sistema che una nuova struttura ottimizzata. Questo modello economico diventerà un pilastro nel piano industriale dell’economia nazionale, tanto che le industrie del risparmio energetico e della protezione ambientale, insieme all’economia circolare, diventeranno industrie strategiche.

Al fine di promuovere uno stile di vita verde per il popolo cinese, il Governo di Pechino si impegna a rafforzare ulteriormente la consapevolezza della protezione ambientale di tutte le persone, formulando standard ecologici e promuovendo consumi, cibo, trasporti, alloggi e uffici rispettosi dell’ambiente. Pertanto, lo stile di vita ecologico diventerà la norma e le persone contribuiranno volontariamente alla costruzione della Bella Cina.

L’undicesima parte del quattordicesimo piano quinquennale, l’ultimo approvato dal Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, è riservato a Promuovere lo sviluppo verde e facilitare la convivenza armoniosa delle persone e della natura. Si legge che la Cina aderirà “al concetto che lo sviluppo verde è la via verso la prosperità, [motivo per cui] aderiamo al rispetto e alla conformità alla natura, aderiremo alle priorità di conservazione, protezione e ripristino della natura, attueremo la strategia di sviluppo sostenibile, miglioreremo i meccanismi generali di coordinamento sul campo della civiltà ecologica (生态文明), costruiremo un sistema di civiltà ecologica, promuoveremo una trasformazione verde globale dello sviluppo economico e sociale e costruiremo una bella Cina.

Articolo XXXVII -Persisteremo nella gestione di montagne, fiumi, foreste, campi, laghi e praterie, concentrandoci sul miglioramento della capacità di autoriparazione e della stabilità dell’ecosistema; difenderemo i confini della sicurezza ecologica naturale e promuoveremo un miglioramento generale della qualità degli ecosistemi naturali.

Articolo XXXVIII – Approfondiremo la lotta per la prevenzione e il controllo dell’inquinamento, stabiliremo un solido sistema di governance ambientale, promuoveremo un controllo accurato, scientifico, legale e sistematico dell’inquinamento, promuoveremo la riduzione dell’inquinamento e del carbonio in modo coordinato, miglioreremo continuamente la qualità dell’aria e dell’acqua e controlleremo efficacemente i rischi di inquinamento del suolo.

Articolo XXXIX – Continueremo a dare priorità all’ambiente ecologico e persisteremo nello sviluppo verde, promuoveremo la gestione totale delle risorse, l’allocazione scientifica, la conservazione globale e il riciclaggio e promuoveremo uno sviluppo economico di alta qualità e una protezione ambientale di alto livello in modo coordinato”.

Il vero punto di svolta in materia di sviluppo ambientale è stato il XVIII Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese tenutosi nel 2012: in questa occasione, infatti, è stata promossa l’iniziativa Cina Bella e la parallela battaglia per i cieli blu e acqua e suolo puliti. L’allora Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Hu Jintao, sottolineò ai compagni del partito l’importanza del progresso ecologico e sostenne la costruzione di una Bella Cina nel piano di sviluppo generale del Paese.

Nel suo rapporto al XVIII Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, Hu disse: “dobbiamo dare alta priorità al progresso ecologico, lavorare sodo per costruire un bel Paese e raggiungere uno sviluppo duraturo e sostenibile della nazione cinese”, dando al progresso ecologico una posizione più prominente tanto da essere incorporato nel piano di sviluppo generale del Paese insieme al progresso economico, politico, culturale e sociale e, per la prima volta, il concetto di Cina Bella è stato messo nero su bianco nel rapporto al Congresso Nazionale quinquennale del PCC20. In tale circostanza, Hu Jintao, consapevole della gravità del peso dell’inquinamento e del consumo di energia che aveva reso possibile il miracolo economico del Paese, annunciò alla platea dei compagni di partito che – al fine di promuovere il progresso ecologico – la Cina avrebbe dovuto impegnarsi a migliorare lo sviluppo del suo spazio geografico oltre a promuovere la conservazione delle sue risorse a tutto tondo, intensificare la protezione dell’ecosistema e dell’ambiente.

Il rapporto stabiliva che l’approccio generale per costruire il socialismo con caratteristiche cinesi fosse quello di promuovere il progresso economico, politico, culturale, sociale ed ecologico, mostrando al mondo intero che la Cina avrebbe perseguito un percorso di sviluppo a risparmio energetico e rispettoso dell’ambiente, caratterizzato dall’armonia tra esseri umani e natura. In questa luce, si può affermare che la promozione dell’iniziativa Cina Bella ha rappresentato – e rappresenta – l’obiettivo di costruzione ecologica nella nuova era del socialismo, puntando a far incontrare i bisogni della popolazione mentre essa si sforza di costruire le basi per una vita migliore. Il concetto di Cina Bella è, così, un obiettivo che si pone a stella polare dello sviluppo cinese nel secondo centenario; obiettivo le cui radici si allargano in un terreno che vuole la bellezza come una combinazione tra i campi afferenti al politico, economico, sociale, culturale ed ecologico. Questo è il punto di svolta cruciale nella la teorizzazione del concetto di Cina Bella: nel contesto del socialismo della nuova era da sviluppare in Cina, infatti, i vertici della Repubblica Popolare hannopresupposto l’obiettivo della creazione di un concetto onnicomprensivo capace di guidare uno sviluppo complessivo basato su una strategia a cinque punte che sviluppasse un processo coordinato in economia, politica, cultura, sociale ed ecologico; la costruzione economica è fondamentale, lo sviluppo politico è garantito, la costruzione culturale è spirituale, la costruzione sociale è necessaria e la costruzione di una civilizzazione ecologica è la base. Questo significa che la Cina può raggiungere l’obiettivo generale della costruzione dell’architettura prevista dalla teorizzazione dell’iniziativa Cina Bella soltanto se riesce a raggiungere l’obiettivo di una crescita economica green, miglioramenti sistematici in campo politico, mantenimento dell’eredità culturale e ringiovanimento, armonia sociale e felicità così come lo sviluppo di una civilizzazione ecologica21.

È per questo motivo che nel maggio del 2018, alla Conferenza Nazionale sulla Protezione Ambientale, il segretario generale Xi Jinping nel definire chiaramente la tabella di marcia e la road map per la costruzione di una Cina Bella ha dichiarato che “al fine di assicurare che entro il 2035, la qualità di sviluppo ecologico sarà migliorata e che gli obiettivi posti dall’iniziativa Cina Bella verranno fondamentalmente raggiunti, e che entro metà del 21esimo secolo, gli uomini e la natura vivranno in armonia, la modernizzazione del sistema di governance nazionale e la capacità nel campo dell’ambiente ecologico dovranno essere realizzate a tutto tondo22.

È evidente che la Cina abbia compiuto passi concreti e fatto progressi ecologici “storici, trasformativi e completi23così come li ha definiti il Presidente Xi Jinping -nei dieci anni, periodo che è servito al Paese per imbarcarsi in un viaggio verso un futuro sostenibile da condividere con l’intera umanità. Lo stesso Xi ha fatto notare che se l’economia si sviluppa ai danni dell’ambiente, allora tale modernizzazione non è quello che la gente si merita: sono state combattute dure battaglie per frenare l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, e sono stati fatti duri sforzi per ripristinare gli ecosistemi dalle montagne ai fiumi. È entrata in vigore la legge sulla protezione ambientale “più severa” e le ispezioni delle autorità centrali sui lavori locali di protezione ambientale sono state avviate regolarmente. Il progresso ecologico è stato incorporato nella Costituzione nel 2018.

Al dibattito generale della 75a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2020, Xi ha promesso che la Cina si sforzerà di raggiungere il picco delle emissioni di anidride carbonica entro il 2030 per, poi, raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2060 – un arco di tempo molto più breve di quello che molti Paesi sviluppati impiegherebbero per raggiungere i medesimi risultati; nel 2021, poi, rivolgendosi alla platea virtuale dell’evento del World Economic Forum di Davos ha dichiarato che “raggiungere questi obiettivi – ha detto – richiederà un enorme duro lavoro da parte della Cina. Eppure, crediamo che quando sono in gioco gli interessi dell’intera umanità, la Cina deve farsi avanti, agire e portare a termine il lavoro24”.

Xi Jinping insiste da tempo perché l’intera umanità agisca con senso di responsabilità e unità, lavorando insieme alla promozione di una comunità che permetta all’uomo di vivere in piena armonia con la natura che lo circonda. Al fine di dare alle politiche nazionali in materia una direzione organica, l’Ufficio Informazioni del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese ha pubblicato nell’ottobre del 2021 un libro bianco dal titolo Rispondere ai cambiamenti climatici: le politiche e le azioni della Cina,la cui prefazione si apre con parole chiare che delineano sin dalle prima battute la volontà di Pechino: “il cambiamento climatico è una sfida per tutta l’umanità. Lo sviluppo sostenibile della nazione cinese e il futuro del pianeta dipendono dal suo successo. La Cina attribuisce grande importanza alla sua risposta al cambiamento climatico. Essendo il più grande Paese in via di sviluppo del mondo, la Cina ha adottato una serie di politiche, misure e azioni per affrontare il cambiamento climatico e prendere parte alla governance climatica globale, nonostante le difficoltà che ciò crea per il proprio sviluppo economico e sociale. Questi sforzi hanno ottenuto risultati positivi”. Per, poi, proseguire: “dal 18° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese (PCC) convocato nel 2012, guidato dal pensiero di Xi Jinping sull’eco-civiltà e impegnato nella nuova filosofia di sviluppo, la Cina ha dato alla risposta al cambiamento climatico una priorità assoluta nel governo dello Stato. Ha costantemente ridotto l’intensità delle sue emissioni di carbonio, rafforzato gli sforzi per raggiungere i suoi contributi determinati a livello nazionale (NDC) e massimizzato la sua spinta a mitigare il cambiamento climatico. Nel suo sviluppo economico e sociale ha adottato approcci verdi e a basse emissioni di carbonio e ha lavorato per costruire un Paese modernizzato in cui umanità e natura coesistono in armonia. […] In quanto Paese responsabile, la Cina si impegna a costruire un sistema globale di governance del clima che sia equo, razionale, cooperativo e vantaggioso per tutti, e fornisce il dovuto contributo per affrontare il cambiamento climatico utilizzando i suoi maggiori punti di forza e le soluzioni più efficaci. Di fronte alle sfide del cambiamento climatico, la Cina è disposta a collaborare con la comunità internazionale per garantire che l’accordo di Parigi produca risultati costanti e duraturi e dia un maggiore contributo alla risposta globale25”.

Oltre a sostenere la realizzazione di una comunità di armonia tra umanità e natura, la Cina propone una propria visione per lo sviluppo umano, non solo nell’interesse del proprio popolo, ma in quello comune di tutti i popoli: Pechino, infatti, “sostiene uno sforzo congiunto per costruire una comunità globale di futuro condiviso. La terra è l’unica casa che abbiamo. Gli esseri umani condividono un futuro comune di fronte alle sfide poste dal cambiamento climatico globale e nessun Paese può rendersi immune dall’impatto. Pertanto, tutti i Paesi dovrebbero rafforzare la solidarietà e la cooperazione e costruire insieme una comunità globale di futuro condiviso. […] Le azioni sono guidate dalle filosofie e in questa nuova fase di sviluppo, la Cina persegue una filosofia secondo cui lo sviluppo deve essere innovativo, coordinato, verde, aperto e condiviso e accelera il ritmo nella creazione di una nuova dinamica di sviluppo. Tra i cinque assi della nuova filosofia, lo sviluppo verde è una condizione necessaria per la sostenibilità. Rappresenta l’aspirazione delle persone a una vita migliore ed è una guida chiave per le azioni cinesi sul clima. La Cina ha abbandonato il suo precedente modello di sviluppo che danneggiava o addirittura distruggeva l’eco-ambiente. Invece, seguendo l’attuale rivoluzione tecnologica e le tendenze industriali, ha colto le opportunità create dalla transizione verde, ha trasformato e potenziato la sua struttura economica e industriale e il mix energetico attraverso l’innovazione e ha ottenuto una ripresa verde dalla pandemia di Covid-19. Un migliore eco-ambiente sta stimolando lo sviluppo economico e sociale sostenibile della Cina26.

Il documento specifica che la Cina pone le persone – e le loro vite – al primo posto e custodisce la vita, il valore e la dignità di ogni individuo; prendendo, quindi, in piena considerazione l’aspirazione delle persone a una vita migliore, la loro aspettativa di un sano eco-ambiente e la loro responsabilità nei confronti delle generazioni future, nella Repubblica Popolare si sta sperimentando un nuovo approccio che mette in sinergia gli sforzi per combattere il cambiamento climatico, sviluppare l’economia, generare occupazione, eliminare la povertà e proteggere l’ambiente, garantire e migliorare il benessere delle persone attraverso lo sviluppo, battendosi per l’equità sociale e la giustizia nel processo di transizione sostenibile, puntato ad un sensibile aumento del senso di felicità e di sicurezza delle persone.

Passaggio fondamentale del testo è il paragrafo dal titolo Lottare per la neutralità del carbonio in cui si legge che: “Raggiungere gli obiettivi del picco delle emissioni di carbonio e la conseguente neutralità del carbonio è una delle principali strategie della Cina, […] un must per alleviare i gravi vincoli imposti dalle risorse e dall’ambiente alla crescita economica della Cina e raggiungere uno sviluppo sostenibile. È anche un impegno solenne verso la costruzione di una comunità globale di futuro condiviso. La Cina ha incorporato questa decisione nel suo sviluppo economico e sociale complessivo, adottando un approccio olistico e bilanciando le relazioni tra crescita economica e riduzione delle emissioni, tra interessi generali e regionali e tra crescita a breve, medio e lungo termine. Guidata dalla transizione economica e sociale verde, la Cina si sta concentrando sullo sviluppo verde e a basse emissioni di carbonio del settore energetico e accelera la formazione di strutture industriali, modalità di produzione, modi di lavorare e di vita e configurazioni spaziali che aiutano a conservare le risorse e proteggere l’ambiente. È pienamente impegnata in uno sviluppo di alta qualità che dia la priorità alla protezione eco-ambientale e a uno stile di vita verde e a basse emissioni di carbonio27”.

Anche la Risoluzione adottata dalla Sesta Sessione Plenaria del XIX Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese ha posto attenzione sullo stimolare il progresso ecologico: in uno dei passaggi più importanti viene scritto che il Comitato Centrale ha sottolineato che la conservazione ecologica è di vitale importanza per lo sviluppo sostenibile della Nazione cinese. Proteggere l’ambiente significa proteggere le forze produttive e migliorare l’ambiente significa potenziare le forze produttive. Non dobbiamo mai sacrificare l’ambiente in cambio di una crescita economica transitoria. Dobbiamo rimanere fedeli al principio che le acque limpide e le montagne lussureggianti sono risorse inestimabili, continuare il nostro approccio olistico alla conservazione degli ecosistemi di montagne, fiumi, foreste, terreni agricoli, laghi, praterie e deserti e proteggere e amare il nostro ambiente naturale come facciamo con la nostra vita. Dobbiamo agire con maggiore determinazione per promuovere uno sviluppo verde, circolare e a basse emissioni di carbonio e aderire a un modello di sviluppo sostenibile caratterizzato da un aumento della produzione, standard di vita più elevati ed ecosistemi sani28. Un modello di sviluppo con caratteristiche cinesi le cui linee guida tutto il mondo dovrebbe approfondire e apprezzare, facendo proprie quelle intuizioni che meglio si confanno alla situazione di ogni Paese.

NOTE AL TESTO

1 The State Council Information Office, White paper on China’s Human Right of 1991.

2 Sulla distinzione tra “diritti primari” e “diritti secondari” torneremo più avanti nella trattazione.

3 Zhang Yonghe, La Cina e la protezione mondiale dei diritti umani. Sforzo propositivo e impegno sinergico per un XXI secolo dei diritti, Anteo Edizioni, Cavriago, 2021, p. 9-10. Rimandiamo al medesimo testo il lettore che desiderasse approfondire la tematica in questione con una trattazione più specifica e diffusa del tema.

4 La volontà programmatica di integrare i diritti dell’individuo con le necessità della comunità non rappresenta una manifestazione del pensiero cinese del tutto nuova; l’integrazione di cui sopra viene espressa negli insegnamenti di base del Confucianesimo classico: il ren, bontà umana, proposta da Mèncio, rappresenta il segno stesso dell’umanità, una capacità innata per lo sviluppo morale che riconduce ad un carattere comunitario del concetto; quella di ren è un’idea molto importante per lo sviluppo delle basi confuciane dei diritti umani.

L’altro concetto chiave è quello di li che include tutti quei modelli di discorso e comportamento che definiscono l’esperienza individuale in relazione con le altre persone: “li non è una restrizione esterna ma una espressione verso l’esterno della sensibilità morale di ren, e coinvolge ogni aspetto del sé nel suo sviluppo morale. […] Il continuum tra ren e li non è, allora, il continuum occidentale pubblico e privato. Ren è tanto pubblico quanto privato, poiché definisce l’umanità in termini di orientamento interpersonale dell’individuo. Li sono sia private che pubbliche, in quanto mezzi di espressione dei nostri sentimenti e desideri più intimi. La dicotomia privato/pubblico semplicemente non esiste nel pensiero confuciano classico. Mentre sostengo che la tradizione confuciana, così come evidenziato nelle dottrine del ren e li, è completamente coerente con i diritti umani, il Confucianesimo può suggerire una concezione dell’individuo significativamente differente dalla visione tradizionale occidentale, con implicazioni nella pratica dei diritti umani”.

5 Le tappe dello sviluppo del recente pensiero cinese relativamente ai diritti umani è una rielaborazione sintetica di quanto scritto in Ying Ren, The Theoretical System of Human Rights with Chinese Characteristics in Chinese StudiesVol.7, num. 3, August 2018. pp. 217 – 218.

6 Ididem, p. 218.

7 Angang Hu, Yilong Yan , Xiao Tang e Shenglong Liu, 2050 China. Becoming a Great Modern Socialist Country, Springer, Singapore, 2021, pp. 21 – 22.

8 Li Baodong, Writing a New Chapter of International Human Rights Exchanges and Cooperation, Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese di Lituania, 10.12.2017.

9 Ren Y., The Theoretical System of Human Rights with Chinese Characteristics, Chinese Studies, 7, p. 211.

10 Human rights development path with Chinese characteristics completely correct: Chinese official – China.org.cn.

11 Citato in Maria Morigi, Xinjiang “nuova frontiera” tra antiche e nuove vie della seta, Anteo Edizioni, Manocalzati (AV), 2019, pp. 183 – 184.

12 Randall Nadeau, Confucianism and the problem of Human Rights in International Communication Studies, vol. XI, num. 2, 2002, pp. 110 – 112.

13 Maria Morigi, diritti umani. Discussione, organizzazioni e metodi. Il caso Cina (marx21.it).

14Ufficio Informazioni del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, Moderate prosperity in all respects: another milestone achieved in China’s human rights, p. 7.

15 Confronta con L’occidentalizzazione universalista dei diritti umani, la resistenza della Repubblica Popolare Cinese e lo sviluppo umanitario nello Xinjiang – Centro Studi Eurasia e Mediterraneo (cese-m.eu) e I Diritti Umani e lo Xinjiang: il cavallo di Troia occidentale per destabilizzare la Repubblica Popolare Cinese – Centro Studi Eurasia e Mediterraneo (cese-m.eu)

16 La pantisocrazia era uno schema utopico ideato nel 1794, tra gli altri, dai poeti Samuel Taylor Coleridge e Robert Southey per una comunità egualitaria. Era un sistema di governo in cui tutti avrebbero governano allo stesso modo.

17 The Inner Logic of China’s Path to Human Rights Development | China Human Rights

18 Ufficio Informazioni del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, Moderate prosperity in all respects: another milestone achieved in China’s human rights.

19Promuovere lo sviluppo sostenibile e di alta qualità dei programmi di sicurezza sociale della Cina (qstheory.cn)

20 Già nel corso del XVII Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, nel 2007, Hu Jintao aveva sostenuto la centralità del progresso ecologico. Tale concetto è stato anche tradotto come “cultura della conservazione” o “civiltà ecologica” nei documenti ufficiali cinesi.

21 Cheng Mingxing, Liang Longwu, Wang Zhenbo, Zhang Wenzhong, Yu Jianhui, Liang Yi, Geographical thoughts on the relationship between “Beautiful China” and land spatial planning in Journal of Geographic Sciences, vol. 30, n. 5, 2020, p. 708. Il grafico riportato a corredo è stato scansionato dalla medesima pagina. Rimandiamo, inoltre, il lettore all’articolo di Fang Chuanglin, Wang Zhenbo, Liu Haimeng, Beautiful China Initiative: human-nature harmony theory, evaluation index system and application in Journal of Geographic Sciences, vol. 30, n. 5, pp. 691 – 704.

22 Ibidem, p. 706.

23 Xi Focus: The green modernization for a beautiful China, world-Xinhua (news.cn).

24 Ibidem.

25 The State Council Information Office of the People’s Repubblic of China, Responding to Climate Change: China’s Policies and Actions, consultabile in lingua inglese al seguente indirizzo: Document: Responding to Climate Change: China’s Policies and Actions – Chinadaily.com.cn.

26 Ibidem.

27 Ibidem.

28 Ibidem.

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