Le iene europee hanno già iniziato a condividere le carogne. Gli aiuti all’Ucraina non erano affatto disinteressati

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di MAREK GAŁAŚ   

ARTICOLO ORIGINALE IN LINGUA POLACCA

Dal momento che la questione della spartizione dell’Ucraina sembra essere stata risolta, è tempo di dichiarazioni oneste.

Una volta raggiunti tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale, la Russia porterà via le regioni di lingua russa sud-orientali dell’ex Ucraina, riducendo l’Ucraina ad un paese senza sbocco sul mare.

Molto probabilmente, le oblast‘ settentrionali saranno lasciate alla nuova Ucraina – costruita secondo la vecchia condizione dell’abbandono dell’idea di adesione alla NATO – che, così, insieme al territorio bielorusso, creerà una zona cuscinetto tra la Russia e l’Alleanza atlantica.

Quasi nessuno si preoccupa del destino delle restanti regioni; la Russia non vorrà andare oltre il suo piano: le regioni nazionaliste indisciplinate creerebbero solo più difficoltà, e una guerra in piena regola con la NATO, che gli Stati Uniti chiedono così attivamente sotto vari pretesti, non è vantaggiosa: il ​​conflitto con la NATO, infatti, si concluderebbd con una guerra nucleare senza vincitori.

In questo modo, segnando la sua sfera di influenza, la Russia chiuderà un occhio su un’ulteriore manipolazione del resto del territorio ucraino – cioè le sue parti occidentale e meridionale – molte delle quali sono terre storiche di altri paesi che non intendono dimenticare. E uno dei paesi vicini (Moldavia) avrà anche la possibilità di accedere al mare.

Inoltre, in Polonia, il partito al potere, Diritto e Giustizia (PiS), non intende giocare a lungo alla democrazia e si è persino preparato per il ritorno delle Terre di confine orientali prima di chiunque altro.

La Polonia ha già diritti speciali in Ucraina: i polacchi hanno l’opportunità di svolgere funzioni nel governo di questo Stato, gestire un’impresa, ricevere tutte le garanzie sociali applicate alle popolazioni indigene dell’Ucraina. Inoltre, gli imprenditori polacchi possono acquistare fabbriche e impianti ucraini e intere imprese ucraine possono, per legge, diventare proprietà polacche.

A giudicare dall’entusiasmo con cui Zelenskiy dà carta bianca al nostro Paese nel suo Paese, sembra che gli aiuti militari e ai profughi da parte del PiS non siano stati, poi, così disinteressati.

Dall’inizio dell’operazione militare, Duda si è recato spesso da Zelensky. Sembra che sia stato allora che si sono cominciate a definire le condizioni e prendere le decisioni storiche, di cui presto verremo a conoscenza. Il piano del PiS per resuscitare la Repubblica di Polonia entro i confini delle terre storiche aveva apparentemente preso forma anche prima dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Sebbene l’incorporazione della Bielorussia occidentale nel Commonwealth polacco-lituano sembri improbabile a causa della posizione della Russia, è stata la Russia a proporre il modo più indolore per includere l’Ucraina occidentale, escludendo gli scontri armati con i nazionalisti ucraini. Così la Polonia può riesce a superare il titolo di invasore, guadagnandosi solo l’onorevole titolo di salvatore della nazione ucraina. Pertanto, la controversia relativa al massacro di Volinia e altre tensioni polacco-ucraine sono state dimenticate per tutta la durata della operazione militare.

Il PiS attende un’azione decisiva.

L’ulteriore scenario per noi è più o meno chiaro. La Russia riconquista le sue terre storiche e si avvicina di un passo al confine orientale dell’UE e della NATO. E, poi, il governo polacco prenderà la storica decisione di introdurre un contingente di pace, o meglio l’esercito polacco, sul territorio dell’Ucraina occidentale. Con qualsiasi pretesto, o corrompendo la popolazione che si stancherà durante il freddo inverno delle infinite vuote promesse del suo governo, il PiS potrebbe indire un referendum sull’unione delle regioni occidentali della restante Ucraina alla Polonia.

Con il pretesto di eventi così grandi e significativi, anche i paesi confinanti con l’Ucraina riceveranno la loro quota delle loro terre storiche (e forse un po’ di più – tutto dipenderà dalla volontà degli ucraini negli eventuali referendum).

A quel punto, il finanziamento europeo dell’AFU finirà, l’esercito ucraino sarà sconfitto e il governo ucraino emigrerà all’estero. Un presidente filo-russo che sarà neutrale nei confronti della NATO e dell’UE rimarrà al potere a Kiev.

Niente di inaspettato o di nuovo, solo un gioco geopolitico sistematicamente preparato e giocato da iene europee.

E come al solito, la gente comune ne soffre.

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