Perché l’Occidente guidato dagli Stati Uniti ha così paura di Lavrov in visita in Serbia?

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di Andrew Korybko
ARTICOLO ORIGINALE IN INGLESE

La notizia

Niente viaggio in Serbia per Serghei Lavrov. Il ministro degli Esteri russo aveva in programma un incontro a Belgrado con il presidente serbo Aleksandar Vučić, ma BulgariaMacedonia del Nord e Montenegro hanno chiuso il loro spazio aereo al volo sul quale doveva viaggiare. Per il Cremlino la decisione rappresenta «un’azione ostile» verso la Russia, mentre lo stesso Lavrov ha parlato di situazione «senza precedenti», aggiungendo che «dobbiamo ancora ricevere una spiegazione per la decisione» presa.

Fonte: Il Mattino


La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharovaha confermato nella tarda serata di domenica che Bulgaria, Macedonia e Montenegro hanno chiuso il loro spazio aereo al volo programmato di Sergej Lavrov in Serbia dove era previsto un viaggio di due giorni per incontrare la leadership di questo paese amico di Mosca. Questo vergognoso sviluppo conferma che tutti e tre i Paesi in questione – Bulgaria, Macedonia e Montenegro – non sono, oggi, nient’altro che burattini occidentali guidati dagli Stati Uniti e, inoltre, rappresenta anche un’altra pietra miliare di quanto terribili siano diventati i legami russo-NATO dall’inizio dell’operazione militare speciale in corso in Ucraina.

Nonostante durante il punto più alto della pandemia COVID-19, molto di quello che afferisce alla diplomazia sia stato condotto da remoto, se viene data loro la scelta, gli attori diplomatici preferiscono sempre gestire gli affari faccia a faccia; l’alto diplomatico russo probabilmente aveva pianificato di discutere con i serbi argomenti quali la cooperazione energetica, l’orgoglioso rifiuto di Belgrado di sanzionare la Russia nonostante le condanne pubblicamente espresse dalle Nazioni Unite sotto pressione straniera e altre questioni a questo correlate.

Evidentemente, questo era inaccettabile per l’Occidente guidato dagli Stati Uniti; e quindi ecco spiegato il motivo per cui il viaggio di Lavrov in Serbia è stato ostacolato.

La Serbia si trova in una posizione strategicamente svantaggiosa poiché è letteralmente circondata da paesi della NATO che, se lo desiderano, possono semplicemente tagliarla fuori dal mondo esterno. Questa leva viene sfruttata per esercitare la massima pressione sulla leadership di questo paese al fine di costringere Belgrado a prendere le distanze dalla Russia; pressione che finora ha avuto successo solo nel senso superficiale di farla votare talvolta contro Mosca alle Nazioni Unite.

Ciò che è così ipocrita in questo ragionamento è che quegli stessi Paesi affermano falsamente che la Russia intende controllare la politica estera dell’Ucraina, eppure, in realtà, sono proprio loro che tentano, letteralmente, di controllare la Serbia.

Questa posizione ostile allo stesso modo sia nei confronti della Russia che della Serbia non è emersa dal nulla, ma è stata preceduta da anni di guerra dell’informazione contro entrambi i Paesi.

Mentre la maggior parte del mondo è ben consapevole delle narrazioni anti-russe che sono state propagate dalla fine di febbraio, alcuni potrebbero essersi dimenticati di quelle anti-serbe. Fondamentalmente queste affermano che la Serbia è una “Russia balcanica” che presumibilmente vuole conquistare la regione per pura sete di sangue e per questo progetto lo stesso Cremlino starebbe cospirando al fine di incoraggiare Belgrado a destabilizzare questa parte dell’Europa.

Basti dire che non c’è alcuna verità in queste affermazioni che trovano comunque cassa di risonanza nei media. Questo perché la serbofobia è stata spinta per oltre un secolo dall’Occidente a guida statunitense, con Washington che ha registrato un guadagno in capitale politico nella regione, allarmando, però, questo gruppo etnico. Il risultato finale sono stati i tre genocidi subiti dal popolo serbo (serbocidi) durante la prima, la seconda guerra mondiale e durante le guerre jugoslave (compresa quella sulla provincia serba del Kosovo e Metohija).

Ogni settimana il Centro Studi Eurasia e Mediterraneo propone ai suoi lettori la traduzione di un’analisi di Andrew Korybko

Invece di riconoscere ciò che hanno fatto ai loro vicini, molti albanesi, bosniaci musulmani e croati si mostrano orgogliosi di questi crimini di guerra tanto da considerli come parte integrante della loro storia nazionale.

Gli atteggiamenti di Bulgaria, Macedonia del Nord e Montenegro nei confronti della Serbia non sono ancora tossici, ma rimangono ancora ostili ad alcuni livelli, in particolare quello ufficiale. Il primo Paese menzionato si è storicamente considerato un aspirante leader balcanico ed è stato sostenuto dalla Russia imperiale a tal fine durante la fine del XIX secolo, motivo per cui a volte diventa geloso degli attuali stretti legami della Serbia con la Russia.

Per quanto riguarda la Macedonia, la sua gente considera la storia del 20° secolo come un periodo di occupazione serba, come fanno anche molti montenegrini. Naturalmente, i loro governi controllati dalla NATO detestano intensamente la Serbia.

Interpretazioni storiche a parte, il sabotaggio della visita del Ministero degli Esteri russo ha stabilito un precedente molto negativo per questi Paesi che, chiudendo il loro spazio aereo per impedire al ministro degli Esteri del loro partner di visitarli, si sono uniti per isolare diplomaticamente il loro vicino serbo. Ciò viola le norme diplomatiche e conferma che questi paesi non hanno capacità di operare in condizioni di indipendenza ma si muovono come pedine dell’Occidente guidate dagli Stati Uniti.

Stanno, infatti, sfruttando le relative posizioni geografiche che danno loro una leva sulla Serbia in modo da rafforzare la loro volontà diplomatica su Belgrado, per fare in modo che si allontani dalla Russia.

Per quanto possano tentare, tuttavia, questi patetici tentativi non indeboliranno le relazioni russo-serbe, ma, anzi, le rafforzeranno, specialmente a livello della società civile tra quei serbi patriottici che non hanno dubbi sul fatto che i governi di questi Paesi vicini – non il loro popolo! – sono i loro nemici. Nessuno stato amico farebbe mai a un altro quello che è stato appena fatto alla Serbia, fatto vergognoso oltre ad essere una violazione delle norme diplomatiche più elementari.

Evidentemente hanno paura che Lavrov, recandosi in Serbia, porti l’esempio positivo delle relazioni russo-serbe e che questa positività possa attirare l’attenzione sulle relazioni ingiuste di Bulgaria, Macedonia e Montenegro con gli Stati Uniti.

Per spiegare: gli Stati Uniti molto più grandi e potenti abusano dei loro partner di medie e piccole dimensioni trattandoli come vassalli, mentre la Russia li rispetta e li tratta come uguali agli occhi del diritto internazionale. Non maltratta la Serbia come gli Stati Uniti maltrattano Bulgaria, Macedonia e Montenegro, ma la considera sinceramente un partner importante. Questo netto contrasto è uno dei motivi per cui la Russia ha davvero conquistato molti cuori e menti nei Balcani, il che mette molto a disagio quei governi controllati dalla NATO poiché nei loro palazzi si teme sempre lo scenario delle rivoluzioni colorate a guida patriottica.

Questo non vuol dire che ne sarebbe scoppiato uno se a Lavrov non fosse stato impedito di visitare la Serbia, ma è per dire solo che l’ottica del suo incontro con i leader di quel paese nel contesto della Nuova Guerra Fredda potrebbe comunque ispirare la forze conservatrici-sovranisti multipolari locali.

È con queste motivazioni ideologiche in mente, per contrastare il crescente appello al soft power della Russia nella regione, che il signore americano dei tre paesi menzionati in precedenza ha ordinato loro di chiudere il loro spazio aereo al suo volo, anche se tutto ciò che questa provocazione diplomatica ha fatto è stato di dimostrare quanto siano impacciati i loro vassalli.

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