È l’ora di un “patto di non aggressione” polacco-russo in Bielorussia e Ucraina

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I recenti sospetti della Polonia circa le ragioni strategiche statunitensi e tedesche che hanno spinto gli Stati Uniti ad abbandonare gran parte delle sanzioni contro il Nord Stream II in seguito al vertice Biden-Putin del mese scorso, oltre al sostegno berlinese al rinvigorito tentativo dell’ex primo ministro Tusk di spodestare il partito di governo polacco, pone lo Stato-guida dell’Europa centro-orientale in una posizione di svantaggio, ma inaspettatamente offre anche l’opportunità di negoziare un informale “patto di non aggressione” con la Russia, che permetterebbe a Varsavia di ricalibrare la sua attenzione alla lotta alla minacce poste alla sua sovranità da coloro che sulla carta sarebbero i suoi alleati.

Quadro d’insieme

La Polonia si è trovata in una situazione imbarazzante in seguito alle recenti mosse dei suoi “alleati” statunitensi e tedeschi. L’abbandono da parte degli Stati Uniti di gran parte delle sanzioni contro il Nord Stream II, il vertice Biden-Putin del mese scorso e il sostegno berlinese al rinvigorito tentativo dell’ex primo ministro Tusk di spodestare il partito di governo del Paese polacco hanno generato molti sospetti circa le motivazioni strategiche dietro queste azioni. Ciò mette inoltre il più grande Paese dell’Europa centro-orientale in una posizione di svantaggio dato che esso aveva irresponsabilmente delineato la propria politica estera nell’aspettativa che l’ex Presidente degli Stati Uniti Trump rivincesse le elezioni e continuasse a modellare la geopolitica europea avvicinandosi agli interessi polacchi.
In poche parole, la Polonia crede che gli Stati Uniti l’abbiano pugnalata alle spalle stringendo un accordo con la Russia sul Nord Stream II a spese polacche. Inoltre, la Polonia è preoccupata che ciò possa incoraggiare la Germania a proseguire la campagna regionale di rivoluzioni colorate, di sostegno alle forze di opposizione liberal-globaliste contro i governi conservatori-nazionalisti dell’Europa centro-orientale, cosa che sembra stia precisamente avvenendo di nuovo in Polonia con il sostegno a Tusk e, in Ungheria, con il sostegno al movimento anti-cinese. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti e la Germania continuano a manipolare magistralmente il “nazionalismo negativo” della Polonia nei confronti della Russia, al fine di convincere la classe dirigente polacca che la Russia rappresenti una minaccia militare nonostante l’articolo 5 dell’Alleanza Atlantica vanifichi nei fatti tale pericolo.

La mentalità d’assedio polacca

Sotto pressione da ogni dove, nonostante quella russa sia il prodotto artificioso della campagna di guerra d’informazione capitanata da Stati Uniti e Germania al fine di togliere l’attenzione dal loro congiunto tentativo di cambiare regime a Varsavia, la storica “mentalità d’assedio” della classe dirigente polacca sta riaffiorando. Essa vede nemici ovunque, sia all’interno che all’esterno dei propri confini, e teme di poter perdere ancora una volta la propria sovranità. La più grande minaccia per la Polonia è però posta dagli Stati Uniti e dalla Germania, non dalla Russia, eppure la Polonia si è spinta ad agire come ponte occidentale in Bielorussia e Ucraina. La sua classe dirigente crede che sia nell’interesse nazionale polacco sostenere il movimento antigovernativo della Bielorussia e, in parallelo, rafforzare il governo della post-rivoluzione colorata ucraino nell’ottica di incorporare questi due Stati nella “Iniziativa dei Tre Mari”.

La Polonia è l’ultima speranza dell’Europa centro-orientale

Comunque la si pensi circa questo obiettivo, esso è in ogni caso di secondaria importanza se comparato al bisogno di proteggere la sovranità polacca dai nuovi tipi di minacce posti da coloro che sulla carta sono i suoi alleati tedeschi e statunitensi. Se il partito di governo dovesse cadere per il tramite di mezzi “democratici” alle prossime elezioni, in seguito al tentativo di rivoluzione colorata attualmente in corso, il quale vuole manipolare le percezioni degli elettori polacchi (e va ricordato che il partito di governo l’anno scorso ha vinto di poco), allora il prossimo governo per procura, controllato dai tedeschi e guidato da Tusk, molto probabilmente abbandonerà la missione di riunire gli Stati dell’Europa centro-orientale sotto la propria guida ideologica attraverso l’Iniziativa dei Tre Mari al fine di opporsi alla “federalizzazione dell’Europa”. L’Ungheria è la sorgente ideologica di questo movimento, ma la Polonia ne ha preso le redini nell’ottica di trasformarlo in una forza regionale che eserciti una maggiore influenza in Europa.
Si può certamente dire che il partito conservatore-nazionalista al potere in Polonia sia l’ultima speranza affinché le nazioni dell’Europa centro-orientale mantengano la propria sovranità di fronte al tentativo tedesco di ottenere il controllo dell’Europa senza sparare un colpo ma sfruttando mezzi economici, finanziari, istituzionali e di guerra ibrida. Di conseguenza, la Polonia deve combattere il tentativo di rivoluzione colorata che stanno promuovendo al suo interno, oltre al tentativo di espandere lo Strumento di Sostegno Tecnico in tutta l’Europa centro-orientale. In questo momento, tuttavia, la Polonia non sembra notare queste cose poiché essa ha deciso di diventare il cane da guardia degli Stati Uniti e della Germania in Bielorussia e in Ucraina. La Polonia non può combattere tutte queste nuove guerre post-moderne contemporaneamente e deve quindi cercare di concentrarsi su quelle più importanti. Nei fatti, essa dovrebbe seriamente esplorare la possibilità di stipulare un “patto di non aggressione” con la Russia.

Pragmatismo patriottico

Il grigio ex premier Kaczynski è forse l’individuo politicamente più russofobo al mondo oggi, spinto com’è da puro odio verso lo storico vicino poiché ha sinceramente creduto, nonostante tutta l’evidenza che mostra il contrario, che vi fosse Mosca dietro l’incidente aereo del 2010 che ha ucciso suo fratello gemello, che all’epoca era il Presidente della Polonia. Ciononostante, quando la situazione si fa critica egli diventa più patriota che russofobo, cosa che dice molto circa i suoi ideali nazionalisti, indipendentemente dal fatto che gli osservatori si trovino d’accordo con le politiche associate in patria e all’estero che sono state influenzate da questa visione. In seguito al ritorno di un Tusk in politica, sostenuto dalla Germania, Kaczynski sta affrontando la più grave minaccia finora affrontata dal suo governo. Potrebbe essere che egli si sia reso conto che la cosiddetta “minaccia russa”, che è stata strombazzata dai suoi stessi compagni nazionalisti, dalla Germania e dagli Stati Uniti, era solo un modo per distrarlo.

Verso un “patto di non aggressione” polacco-russo

La Polonia è uscita vittoriosa sul fronte ucraino nella sua guerra ibrida regionale contro la Russia grazie alle “sfere di influenza” storicamente sovrapposte, ma ha finora fallito sul fronte bielorusso. La situazione è attualmente a un punto morto: l’Ucraina è pericolosamente disfunzionale, sottosviluppata e instabile, seppur ritornata sotto il dominio egemonico polacco, ma la Bielorussia sta sopravvivendo, seppur in una situazione di sempre maggior dipendenza verso il sostegno russo per via del suo dover resistere alle numerose ondate di rivoluzioni colorate dell’ultimo anno. È estremamente improbabile che la Polonia riesca a cambiare lo status quo che si è formato in questi due Paesi, indipendentemente dagli sforzi e dalle risorse che vuole continuare a versare. Piuttosto che sprecare del prezioso tempo a cerare di “contenere” la Russia ad est, la Polonia farebbe meglio a reindirizzare il tutto per contrastare la Germania all’interno della Polonia stessa.
È difficile capire quali potrebbero essere i termini di un informale “patto di non aggressione” russo-polacco in Bielorussia e Ucraina, ma potrebbe essere modellato sulla falsa linea di quello che gli Stati Uniti e la Russia stanno informalmente negoziando in seguito al vertice Biden-Putin del mese scorso. La cosa più importante è che le valutazioni delle minacce che Polonia e Russia si pongono a vicenda, influenzate come sono dai reciproci sospetti circa le rispettive motivazioni strategiche, scemano gradualmente fino a raggiungere una “nuova normalità” nella quale si possa regolare più responsabilmente la rispettiva competizione regionale. Lo scenario migliore sarebbe quello in cui entrambi i Paesi decidono di “guadagnare tempo” per concentrarsi su priorità più urgenti, la quali vedono una Polonia che si difende dall’assalto ibrido tedesco, recentemente intensificatosi, e allo stesso tempo la Russia si concentra sulla sua azione di “bilanciamento” eurasiatico attraverso il cosiddetto “Ummah Pivot”.

Pensieri conclusivi

A qualsiasi costo, la Polonia deve contrastare i tentativi della Germania di rovesciare “democraticamente” il suo partito di governo insediando Tusk dopo le prossime elezioni. Un eventuale fallimento comporterebbe la fine dei sogni conservatori-nazionalisti dell’Europa centro-orientale, nei fatti riducendola ad una condizione di vassallaggio nei confronti della Germania. Qualora ciò dovesse accadere, Berlino allungherebbe i suoi tentacoli egemonici in tutte le società euro-orientali e soffocherebbe ogni tipo forza patriottica ancora in vita, rendendo impossibile contrastare il terzo tentativo tedesco di conquista dell’Europa. Biden, contrariamente a Trump, sostiene pienamente questo tentativo per via delle sue idee liberal-globaliste, ma se la Polonia riuscisse a sopravvivere a questa congiunta operazione di cambio di regime, allora i conservatori-nazionalisti dell’Europa centro-orientale potrebbero riuscire a lanciare finalmente una controffensiva volta a salvare l’Europa.

Traduzione: Marco Ghisetti
Originale: http://oneworld.press/?module=articles&action=view&id=2120

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