Rapporto “Xinjiang. Capire la complessità, costruire la pace” promosso dal Cesem con EURISPES e Istituto Diplomatico Internazionale

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Presentiamo il nuovo rapporto dal titolo Xinjiang. Capire la complessità, costruire la pace, promosso dal nostro centro studi (CeSEM) insieme ad EURISPES-Laboratorio BRICS e Istituto Diplomatico Internazionale (IDI). L’obiettivo di questo rapporto è quello di fornire un quadro più obiettivo e realistico della situazione attraverso analisi di esperti, studiosi e testimoni che hanno avuto modo di visitare la regione autonoma cinese, le sue città, i villaggi e i campi di formazione e reinserimento, di cui molto si parla in Occidente.


ABSTRACT – IT

Nel corso dell’ultimo anno, molti media occidentali hanno dato notevole risalto alla Regione Autonoma Uigura dello Xinjiang. Carta stampata, programmi televisivi e, soprattutto, social media si sono concentrati in particolare sulle presunte repressioni di cui sarebbe vittima la locale comunità uigura, un gruppo etnico di lingua uralo-altaica (turcofona) e di religione islamica che risiede da secoli nella regione, rappresentando poco più della metà della popolazione complessiva. In Europa, il tema, non inedito, ha suscitato scalpore e indignazione nell’opinione pubblica, sino ad influenzare la politica, convincendo i ministri degli Esteri dei Paesi membri dell’Unione Europea ad approvare sanzioni contro alcuni funzionari cinesi ritenuti maggiormente esposti – secondo le accuse – alle responsabilità nel quadro del cosiddetto “genocidio uiguro”.

Dalla Cina, tuttavia, così come da giornalisti, diplomatici, esperti, studenti o professionisti stranieri che hanno avuto o hanno tutt’ora modo di frequentare lo Xinjiang e le sue città e contee, giungono tesi e testimonianze completamente diverse, che smentiscono sostanzialmente le accuse occidentali. I campi di detenzione e rieducazione, infatti, sarebbero esclusivamente luoghi di reclusione e de-radicalizzazione per uomini e donne affiliati a gruppi terroristici che, come l’ETLO o l’ETIM, da molti anni organizzano e compiono attentati, non solo nello Xinjiang ma anche nel resto della Cina e all’estero, contro obiettivi cinesi (rappresentanze diplomatiche, comitive turistiche o aziende) o anche di altro genere, come dimostra la presenza, segnalata in anni recenti, tra le file dell’ISIS di combattenti di etnia uigura nei teatri di conflitto siriano e iracheno.

Questo rapporto cerca così di fare chiarezza su un tema – quello della situazione sociale e politica nella Xinjiang – molto più vasto e complesso delle banali insinuazioni della stampa generalista occidentale, che però, confezionato e presentato all’interno di una cornice narrativa sensazionalistica, rischia di generare gravi tensioni diplomatiche, pregiudicare seriamente consolidate piattaforme di cooperazione bilaterale o multilaterale e, non ultimo, fornire a formazioni settarie, violente ed eversive una pericolosissima legittimazione politica o morale.

ABSTRACT – EN

Over the past year, many Western media gave considerable prominence to the Xinjiang Uyghur Autonomous Region. Print media, television programs and, above all, social media focused in particular on the alleged repressions of the local Uyghur community, an ethnic group of Uyghur-speaking (Turkic) and Islamic religion that has lived in the region for centuries, representing just over half of the total population. In Europe, the topic caused indignation in the public opinion influencing national and supranational politics, convincing the foreign ministers of the European Union countries to approve sanctions against some Chinese officials deemed most exposed – according to the accusations – to the responsibilities in the framework of the so-called “Uighur genocide”.

From China, however, as well as from journalists, diplomats, experts, students or professionals, who have had or still have the opportunity to frequent Xinjiang and its cities and counties, emerge completely different arguments and perspectives, which deny Western accusations. The detention and re-education camps, in fact, are described as places of confinement and de-radicalization for men and women affiliated with terrorist groups, such as ETLO or ETIM. The latter have been organizing attacks not only in Xinjiang, but in also elsewhere in China and abroad, against Chinese or other targets, as evidenced by the presence, reported in recent years, of ethnic Uyghur fighters among the ranks of the ISIS in the Syrian and Iraqi conflicts.

This report thus seeks to shed light on a topic – social and political situation in Xinjiang – much broader and more complex than the superficial insinuations of the Western generalist press, which however, packaged and presented its arguments within a sensationalistic narrative framework. The highly politicization of the debate is generating serious diplomatic tensions, seriously undermining bilateral or multilateral cooperation platforms and, last but not least, providing to sectarian, violent and subversive formations with a very dangerous political or moral legitimacy.

ABSTRACT – ESP

Durante el año pasado, los medios occidentales han prestado considerable atención a la Región Autónoma Uigur de Xinjiang (RAUX). Los periódicos, programas de televisión y, sobre todo, los usuarios de las redes sociales se han centrado en particular en la supuesta represión, por parte del gobierno chino, de la comunidad local uigur, un grupo étnico predominantemente islámico con su propia lengua (el uigur, de origen turco) que ha vivido en la región durante siglos, representando algo más de la mitad de la población total. En Europa, el tema ha provocado consternación e indignación en la opinión pública, hasta el punto de incidir en la política, y convencer a los cancilleres de los países miembros de la Unión Europea para que aprueben sanciones contra algunos funcionarios chinos considerados particularmente implicados – según las acusaciones – en el llamado “genocidio uigur”. Sin embargo, los relatos y testimonios procedentes de China, así como de periodistas, diplomáticos, expertos, estudiantes y profesionales extranjeros que han tenido y siguen teniendo la oportunidad de visitar Xinjiang y sus ciudades y condados, cuentan una historia
muy diferente, que socava seriamente las acusaciones de Occidente.
Los campos de detención y reeducación son, de hecho, centros de confinamiento y desradicalización para hombres y mujeres afiliados a grupos terroristas, como la Organización para la Liberación del Turquestán Oriental (ETLO, por sus siglas en inglés) y el Movimiento Islámico del Turquestán Oriental (ETIM, por sus siglas en inglés), que desde hace varios años llevan realizando ataques no solo en Xinjiang sino también en otras
partes de China, e incluso en el extranjero, contra objetivos chinos (representaciones diplomáticas, grupos de turistas o empresas) u objetivos de otra naturaleza, como lo demuestra la presencia, reportada en los últimos años, de combatientes de etnia uigur entre las filas del ISIS en los conflictos sirio e iraquí.

Por lo tanto, este informe busca arrojar luz sobre un tema, el de la situación social y política en Xinjiang, que es mucho más amplio y complejo que los relatos simplistas y las acusaciones de la prensa dominante occidental, cuya narrativa sensacionalista corre el riesgo de generar graves tensiones diplomáticas, socavando plataformas consolidadas de cooperación bilateral o multilateral y, por último, pero no menos importante, de dotar a los grupos sectarios, violentos y subversivos de una legitimidad política y moral muy peligrosa.

LISTA DEI FIRMATARI – Aggiornata 18 luglio 2021

  • Michael Dunford, Emeritus Professor of Economic Geography, UK.
  • Marco Ricceri, segretario generale EURISPES, Roma, ITA.
  • Daniela Caruso, professoressa di “Studi sulla Cina” Nazioni Unite-Università Internazionale per la Pace, Roma, ITA.
  • Jean-Pierre Page, international writer, editor of “La pensée libre” www.lapenseelibre.org, trade unionist former member of the national leadership of CGT in France and head of its international dept, FRA.
  • Thomas Fazi, independent journalist, writer, translator, Roma, ITA.
  • Albert Ettinger, Ph.D., author, high school and college teacher, LUX.
  • Adriano Màdaro, journalist, sinologue, Ph.D. of Journalism at the University of Communications in Beijing, curator of the Great Exhibitions devoted to “The Silk Road and the Chinese and Mediterranean Civilizations “, author of books and catalogues about History and Culture of China and Far East.
  • Francesco Violante, Ph.D. in Storia dell’Europa moderna e contemporanea, ricercatore e docente di Storia medievale, Università di Bari “Aldo Moro”, ITA.
  • David Castrillon, Research-professor, Universidad Externado de Colombia, Bogotá, COL.
  • Maria Morigi, archeologa e storica, esperta di Storia delle religioni orientali. Ha condotto ricerche in Afghanistan, Xinjiang e Tibet. Trieste, ITA.
  • Raffaele Valente, General Manager Southern Europe & Western Europe presso Roto Frank Dachsystem-Technologie, Venezia, ITA.
  • Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 Stelle, Genova, ITA.
  • André Lacroix, author, retired teacher, BEL.
  • Elisabeth Martens, biologist, writer and teacher, FRA.
  • Jean-Michel Carré, Regista, Parigi, FRA.
  • Maria Moreni, esperta di cultura cinese e di relazioni con la Cina, Presidente di Italy-China Link per la cooperazione tra le eccellenze dei due paesi.
  • Andrea Turi, Presidente del Centro Studi Eurasia e Mediterraneo, CeSEM, Pistoia, ITA
  • Enrico Vigna, giornalista indipendente, saggista e attivista per la pace, attuale portavoce per l’Italia del Forum Belgrado per un Mondo di Eguali, ITA.
  • Michel Aymerich, créateur et auteur du blogue «A contre-air du temps», FRA.

Nuovi firmatari dopo la pubblicazione del rapporto

  • Vito Petrocelli, Senatore della Repubblica, Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato.
  • Gonzalo Tordini, Director of Sino-Argentine Strategic Program. National Defense University. President of Argentina China Alumni Association (ADEBAC).
  • Prof.ssa Maria Francesca Staiano (PhD), Coordinatrice del Centro de Estudios Chinos, Instituto de Relaciones Internacionales, Universidad Nacional de La Plata (IRI-UNLP), Argentina.
  • Laura Ruggeri, semiologa e saggista, Hong Kong
  • Luigi Cecchetti, coordinatore dell’Osservatorio Italiano sulla Via della seta, sezione italiana del Silk Road Connectivity Research Center di Belgrado, IT.
  • Tom Fowdy, political analyst, UK.
  • Dr. Tamara Prosic, Monash University, AUS.
  • Claudia Chaufan, Associate Professor, York University, CAN.
  • Radhika Desai, Professor, University of Manitoba, CAN.
  • Alan Freeman, co-director, Geopolitical Economy Research Group, Manitoba, CAN.
  • Carlos Martinez, independent researcher and author, UK.
  • Colin Patrick Mackerras, Professor Emeritus, Griffith University, Queensland, AUS.
  • Marc Pueschel, journalist and editor for Junge Welt Berlin, GER.
  • Dr Bruno Drweski, Member of faculty, Institut National des Langues et Civilisations Orientales (INALCO) Paris, Centre de Recherches Europes Eurasie, Nanterre, Île-de-France, FRA.
  • Antonis Balasopoulos, Associate Professor of Comparative Literature, University of Cyprus, Cyprus, GRC.
  • Tamara Kunanayakam, Former Ambassador/Permanent Representative of Sri Lanka to the United Nations & Chairperson of the UN Intergovernmental Working Group on the Right to Development
  • Roland Boer, professor at Dalian University of Technology’s School of Marxism, Dutch and Australian citizen.
  • Stephen Roddy, Professor, University of SanFrancisco, USA.
  • CODEPINK – “China is not our Enemy” – is a women-led grassroots organization working to end U.S. wars and militarism, support peace and human rights initiatives, and redirect our tax dollars into healthcare, education, green jobs and other life-affirming programs https://www.codepink.org/china

The signature list will remain open for other experts, authorities and friends of Peace

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